Libro Quinto della Metafisica
Aristotele in un manoscritto medievale
AutoreAristotele
1ª ed. originaleIV secolo a.C.
Generesaggio
Sottogenerefilosofia
Lingua originalegreco antico
SerieMetafisica
Preceduto daLibro Quarto della Metafisica
Seguito daLibro Sesto della Metafisica

Il libro quinto della Metafisica di Aristotele è interamente dedicato alla definizione dei termini più importanti per la filosofia aristotelica. Si può definirlo come il primo "vocabolario filosofico" della cultura occidentale.

Struttura

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La sua struttura morfologica è molto semplice: ogni capitolo del libro tratta un termine, esponendo alcune definizioni e spiegandole molto brevemente con esempi. Alla fine viene generalmente riassunta una definizione principale. I termini analizzati sono:

Principio (archè)

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Nel primo capitolo di questo libro Aristotele definisce cose sia il principio. Per farlo specifica una serie di definizioni:

Riassumendo queste definizioni, si può dire che il principio è il primo termine dal quale trae inizio l'essere, il divenire o il conoscere. Tutte le cause sono principi e alcuni principi sono interni alla cosa, altri esterni.

Causa (aìtion)

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Aristotele sostiene che ci siano quattro tipi di cause:

L'esempio classico che si trova ovunque per spiegare meglio le quattro cause è quello della statua. Perché esista la statua deve esserci del materiale con cui farla, per esempio il bronzo (causa materiale). Poi serve un'Idea di statua (causa formale, cioè che riguarda la forma della statua), alla quale lo scultore si ispira per scolpirla. Inoltre deve esserci una forza che agisce sul bronzo, seguendo le direttive della causa formale, per renderla un lavoro finito. Questa forza (causa efficiente) nel nostro caso è lo scultore. Infine c'è uno scopo per il quale l'artista trasforma il bronzo in statua, che può essere divertimento, fama, denaro, ecc.(causa finale). Una medesima cosa può anche essere causa di contrari(il pilota può essere causa di naufragio o di salvezza) e cause della stessa specie possono intendersi in molteplici significati(una è causa in senso anteriore, l'altra in senso posteriore, una è una causa è propria, un'altra è accidentale, una è in atto, l'altra in potenza).

Elemento (stoicheion)

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Anche di elemento Aristotele dà una serie di definizioni che nascono dall'opinione comune:

Da queste definizioni, Aristotele ricava la definizione generale: elemento è il primo componente immanente interno di una cosa.

Natura (physis)

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Allo stesso modo delle definizioni precedenti, Aristotele propone una serie di significati:

Aristotele conclude dicendo che la natura è la sostanza delle cose che posseggono il principio del movimento in sé medesimo e per propria essenza : in altri termini è la sostanza vista nella sua dinamicità.

Necessario (anankaion)

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Anche qui Aristotele dà alcune definizioni sommarie, prima di arrivare a quella principale:

La definizione che coglie meglio il senso di "necessario", per Aristotele è ciò che è semplice, perché non può essere in più modi. Alcune cose necessarie hanno fuori di sé la causa della loro necessità, in altre essa è immanente. La necessità si lega indissolubilmente alla semplicità in quanto ciò che è necessario non può essere ora in uno stato ora in un altro.

Uno (hen)

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L'unità viene intesa da Aristotele in due modi: per accidente e di per sé. Nel primo caso, lo Stagirita sostiene che siano unità accidentali quelle:

Nel secondo caso, egli sostiene che le cose possano essere unità di per sé in questi modi:

In sintesi tutto ciò che è indivisibile viene detto unità. Le cose hanno unità quando sono in relazione con ciò che costituisce un'unità. Ma questa definizione non è molto precisa, perché ha una struttura ricorsiva (ciò nella definizione viene chiamato in causa il termine da definire). Aristotele comincia a definire l'unità nel suo senso principale, cioè quello di unità per sostanza. Scendendo un po' più nel dettaglio, è "uno" ciò che ha unità di sostanza per continuità, specie o definizione. Ma non sempre la continuità è garante di un'unità di sostanza: per esempio le parti di una scarpa messe in ordine casuale, hanno la continuità (sono tutte parti di un'unica cosa) ma non hanno unità. Ma per essere veramente una scarpa (unica) devono essere disposte secondo un ordine preciso. In alcuni casi, quindi, per garantire l'unità è necessario che ci sia unità di forma.

Aristotele tratta poi dell'uno inteso come principio numerico. Con ciò non vuole intendere che l'uno sia l'inizio della serie numerica, bensì che il principio da cui tutti i numeri derivano. Correlato a questo, viene trattato l'uno come unità di misura. Noi infatti conosciamo il mondo che ci circonda attraverso la misurazione, e ciò è possibile perché confrontiamo tutto con l'uno. Per esempio nella misura delle estensioni, prendiamo un segmento di lunghezza 1, e lo confrontiamo con la lunghezza che vogliamo misurare. L'unità di misura non è la stessa per tutti i generi: non si può misurare in rapporto all'Uno, ma in rapporto a un'unità di misura che varia da genere a genere. In ambito matematico-geometrico, Aristotele afferma che è unità ciò che è indivisibile per quantità o per specie. Infatti se fosse divisibile in tre dimensioni, si chiamerebbe corpo; se lo fosse in due dimensioni, sarebbe una superficie; se lo fosse in una dimensione, sarebbe linea, se non fosse divisibile ma avesse posizione si chiamerebbe punto. Se non avesse né dimensione né posizione, allora sarebbe effettivamente un'unità.

Aristotele tratta più superficialmente gli altri tipi di unità:

Questi quattro tipi di unità implicano sempre le successive, ma non viceversa: l'unità di specie implica che ci sia un'unità di genere, ma non implica che ci sia unità di numero.

Essere (òn)

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L'essere si considera:

Sostanza (ousia)

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Aristotele dà delle definizioni molto sommarie del termine "sostanza", perché ne parlerà in maniera più approfondita nei cosiddetti libri della sostanza (cioè i libri settimo, ottavo e nono). Sono sostanze:

Catalogando in maniera razionale queste tre definizioni, si può affermare che la sostanza è intesa in due modi

Identico (tauton), Diverso (heteron), Differente (diaphoron), Simile (homoion)

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Le cose si dicono identiche in due sensi:

L'identità può effettivamente essere considerata come una forma di unità. Le cose si dicono diverse quando o la loro specie o la loro materia o la definizione della loro sostanza è più di una (diverso è l'opposto di identico) Si dicono differenti le cose che sono diverse, pur avendo qualcosa di identico, che non sia solo il numero. Infine si dicono simili le cose che hanno proprietà del tutto uguali, le cose che hanno proprietà più uguali che diverse o quelle di cui è unica la qualità.

Opposto (antikeimeon), Contrario (enantion), Differente per specie (heteron to eidei)

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Per descrivere i tre termini analizzati in questo capitoletto, Aristotele dà una lunga lista di esempi. Infatti, sono opposti:

Sono contrari:

Sono differenti per specie:

Bibliografia

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