Polimnia, musa della retorica e canto sacro.

Il tropo (dal greco τρόπος trópos, derivato da trépō, «volgo, trasferisco») o traslato è l'utilizzo retorico di una "deviazione e trasposizione di significato", quando l'uso di un'espressione normalmente legata ad un campo semantico viene attribuito "per estensione" ad altri oggetti o modi di essere.[1] Il suo uso è detto "tropologia", termine che indica un parlare per tropi.

Descrizione

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Si ha un tropo quando a un elemento della linea sintagmatica se ne sostituisce un altro, attraverso un'opzione paradigmatica. Particolare esempio è la metafora, tanto è vero che la tropologia è anche denominata metaforologia. Tipi specifici di metafora sono infatti quasi tutti i tropi. La tropologia è, assieme alla figuratica, uno dei due rami della retorica microtestuale. I tropi risultano quindi definiti anche come figure retoriche. Il tropo indica qualsiasi figura retorica in cui un'espressione:

Tipologia

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Nella retorica classica, secondo Heinrich Lausberg,[2] sono classificati come tropi:

Esempio

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"Il re della foresta" (riferito al leone): la parola re normalmente viene usata per indicare un uomo che ha il titolo di sovrano, ma in questo esempio viene usato con significato affine ma non proprio (metafora).

Note

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  1. ^ Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica, 2004, p. 781.
  2. ^ Elementi di retorica, Bologna, Il Mulino, 1969.

Bibliografia

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Voci correlate

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