La sineddoche (pronunciato sinèddoche, dal greco «συνεκδοχή» attraverso il latino «synecdŏche», in italiano «comprendere insieme»[1]) è un procedimento linguistico-espressivo, secondo la linguistica moderna, o una figura retorica, secondo la retorica classicistica, che consiste nella sostituzione tra due termini in relazione tra di loro: la parte per il tutto o viceversa, il singolare per il plurale o viceversa, il genere per la specie o viceversa.

È una figura retorica simile alla metonimia, la quale si basa su una relazione di carattere qualitativo; tuttavia non è facile distinguerle[2].

Caratteristiche

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Consiste nel definire un concetto servendosi di un termine in relazione di quantità, e pertanto si ha una sineddoche quando si intende indicare:

Nei seguenti due esempi si ha anche l'iperbole:

Note

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  1. ^ Sineddoche, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Sineddoche, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
  3. ^ Gabriele de Stefano, Instituzioni grammaticali per lo studio della lingua italiana, vol. 2, All'insegna di Aldo Manuzio, 1842, p. 358, ISBN 04830-86428.
    «Si ha sineddoche in quanto al numero, allorché si usa il singolare per il plurale, o il determinato per l'indeterminato, ovvero tutto il contrario. [...] Nel dire: cento volte, mille volte, o simili, in cambio di molte volte si ha sineddoche del determinato per l'indeterminato.»

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