Nacque a Santarcangelo da Alfredo Carlini e Clora Carlini. I genitori avevano lo stesso cognome, pur non essendo parenti. Alfredo apparteneva a una famiglia di antichi proprietari terrieri romagnoli; Clora era figlia di Caio Carlini, a suo tempo famoso giocatore di pallone col bracciale e in seguito cantante lirico. A 18 anni lasciò il suo paese natale per andare a Roma, dove s'iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia. Fu aiutato ad inserirsi nell'ambiente del cinema da Teresa Franchini, allora residente a Santarcangelo, ma di stanza nella capitale e sua prima insegnante[1].
Iniziò la carriera d'attore nel cinema a 18 anni, con una parte secondaria in Addio giovinezza! (1940), al quale seguirono altri film, in parti da non protagonista. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio di leva a Roma e successivamente fu incorporato nell'Organizzazione Todt operante in Romagna, adibito alla riparazione delle strade e dei ponti danneggiati dalle operazioni belliche. Negli anni cinquanta passò al teatro, dove ottenne buone affermazioni.
La grande popolarità arrivò nel 1957 con la televisione, grazie allo sceneggiatoIl romanzo di un giovane povero, tratto dall'omonimo romanzo di Octave Feuillet e diretto da Silverio Blasi. Quella interpretazione gli valse il "Microfono d'argento" quale miglior attore televisivo e una notevole popolarità a livello nazionale. Nel febbraio 1958 fu ospite del programma tv Il Musichiere. Stimolato da Mario Riva, fece valere la sua capacità di brillante conversatore ed abile battutista.
[2].
Da allora prese parte a numerosi sceneggiati televisivi di successo, sia come attore protagonista che non protagonista Negli anni della maturità si cimentò in ruoli più complessi e drammatici, come in Dossier Mata Hari (1967); Le mie prigioni (1968); Il furto della Gioconda (1978).