Emilio Bodrero

Sottosegretario di Stato al Ministero della Pubblica istruzione
Durata mandato6 novembre 1926 –
9 luglio 1928

Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Educazione nazionale
Durata mandato18 febbraio 1941 –
15 maggio 1941

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXVII, XXVIII
Gruppo
parlamentare
PNF
CollegioUnico nazionale
Incarichi parlamentari
Vicepresidente dal 1929 al 1934
Sito istituzionale

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato4 maggio 1934 –
LegislaturaXXX
Incarichi parlamentari
  • Commissione per l'esame del disegno di legge "Istituzione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni"
  • Commissione dell'educazione nazionale e della cultura popolare
  • Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studiolaurea

Emilio Bodrero (Roma, 3 aprile 1874Roma, 30 novembre 1949) è stato un politico e storico della filosofia italiano.

Biografia

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Laureato in giurisprudenza nel 1895 viene assunto come impiegato alla Corte dei conti e prosegue al contempo gli studi che gli consentono di conseguire le lauree in lettere (1900) e filosofia (1901). Studioso di filosofia antica, si è dedicato in modo particolare al pensiero pre-socratico. Nel 1914 ottiene l'abilitazione alla libera docenza in storia della filosofia e l'anno successivo vince un concorso per la cattedra all'università di Messina, dove rimane per circa un anno. Nel 1916 ottiene la stessa cattedra all'università di Padova, dove è ordinario dal 1918 e rimane fino al 1940, venendo eletto rettore nel 1926-1927.[1].

Nei primi anni del novecento aderisce al movimento nazionalista, tornato a nuova vita dopo che la disfatta di Adua (1896) aveva fortemente ridimensionato le ambizioni coloniali italiane in Africa. Fin dal primo numero collabora col settimanale Il Regno, fondato nel 1903 da Enrico Corradini in funzione antisocialista, antigiolittiana e irrendentista, qualche anno dopo è tra i fondatori de Il Carroccio, rivista particolarmente attenta alla causa irredentista e alle battaglie degli studenti italofoni delle terre irredente.

1920: una fabbrica presidiata nel periodo del biennio rosso

Sostenitore dell'intervento italiano, parte volontario per la prima guerra mondiale, dalla quale torna con una medaglia d'argento, tre medaglie di bronzo e due croci di guerra. Nell'atmosfera tutt'altro che pacificata del primo dopoguerra, infuocata dai proclami di Gabriele D'Annunzio sulla vittoria mutilata, dagli eventi del biennio rosso e dalle prime manifestazioni del movimento fascista, all'approccio fino ad allora ideologico alla causa nazionalista abbina la partecipazione diretta alla vita pubblica, sconvolta dalla crisi dello stato liberale che spiana la strada ai socialisti ed apre nuove prospettive all'impegno politico dei cattolici attraverso il Partito popolare italiano, costituito in vista delle elezioni politiche del 1919. Nonostante il grande impegno delle camicie azzurre nazionaliste e delle camicie nere fasciste la competizione elettorale vede vincenti i socialisti (1.834.792 voti e 156 seggi), seguiti a ruota dai popolari (1.167.354 voti e 100 seggi)[2] e mette per la prima volta in minoranza i liberali, i cui governi possono reggersi solo grazie all'appoggio (e al ricatto), popolare.

Iscritto fin dal 1910 all'Associazione nazionalista italiana, che alle elezioni del 1919 ha presentato i suoi candidati nelle file del Partito dei combattenti, partecipa in prima persona alle contromanifestazioni indette per contestare gli scioperi generali e l'atteggiamento contrario dei socialisti alle pretese italiane sui territori dell'Istria e della Dalmazia. Nel 1921 collabora alla formazione delle liste unitarie tra liberali, nazionalisti e fascisti rifiutando la candidatura a causa dei suoi impegni universitari, due anni dopo, assieme a Luigi Federzoni, Alfredo Rocco e Costanzo Ciano, è tra i più convinti sostenitori della fusione dell'associazione nel Partito Nazionale Fascista, che nel frattempo ha sempre più abbandonato i caratteri socialisteggianti e repubblicani dei Fasci italiani di combattimento ed è salito al potere virando verso i caratteri tipici della destra conservatrice e reazionaria incarnata dai nazionalisti.[senza fonte]Nello stesso anno pubblica Manifesto alla Borghesia un volume che esercitò una decisiva influenza sulle scelte strategiche di Benito Mussolini in una fase decisiva per la formazione del fascismo italiano[3].

Bodrero (primo a sinistra) con Achille Starace e Mussolini

Dopo aver ricoperto alcune cariche di partito nella fase organizzativa seguente alla presa del potere nel 1924 si presenta candidato del PNF nelle elezioni che, attraverso il meccanismo della legge Acerbo favorito da brogli e intimidazioni, "premia" i fascisti con la maggioranza assoluta. Dai banchi del parlamento si occupa principalmente dei problemi della pubblica istruzione e delle università; dal 1929 al 1934, nella sua seconda legislatura, è vicepresidente dell'assemblea di Montecitorio e partecipa ai lavori della commissione parlamentare che predispone il decreto di istituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni, consesso cui non prende parte perché nel 1934, terminata la seconda legislatura, viene nominato senatore a vita nella categoria 3 (I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio). Altro fronte su cui dedica un particolare impegno è la legislazione contro la massoneria, fu infatti l’autore del noto ordine del giorno antimassonico presentato al Gran Consiglio del Fascismo il 13 febbraio 1923[4].

Due volte sottosegretario alla Pubblica istruzione (dal 1926 al 1928 e nel 1941), fu autore di una circolare in cui affermava che « l'educazione religiosa è il coronamento dell'istruzione pubblica ». Dopo il 1934 dirada i suoi impegni pubblici in favore dell'insegnamento e degli studi sulla storia della filosofia, dedicandosi anche all'insegnamento della storia e della dottrina del fascismo. Dopo il 25 luglio 1943 non aderisce alla Repubblica sociale italiana, che per il fascismo rappresenta un ritorno agli ideali rivoluzionari e repubblicani, e rimane in cattedra fino al procedimento di epurazione e alla sentenza dell'Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo che lo dichiara decaduto dalla carica di senatore con sentenza del 21 ottobre 1944.

Antonio Gramsci inserì Bodrero nella categoria del lorianismo - da lui creata sulla base della controversa figura dell'economista Achille Loria - ossia tra gli intellettuali « privi di spirito critico sistematico » e incapaci di svolgere una seria attività scientifica.[5] Dopo aver notato come Bodrero fosse professore di storia della filosofia benché non fosse in realtà né « un filosofo né uno storico » ma un « filologo capace di far discorsi di tipo umanistico-retorici »,[6] Gramsci definì « stupefacente » il suo articolo Itaca Italia apparso nel giugno 1930 sulla rivista Gerarchia. Bodrero vi definiva l'Odissea il poema della controrivoluzione, istituendo un parallelo tra il dopoguerra greco-troiano e gli anni 1919-1920. I Proci sarebbero gli imboscati, mentre Penelope rappresenterebbe la democrazia liberale. La rivoluzione è rappresentata dagli stessi Proci, perché saccheggiano la dispensa di Ulisse, ne stuprano le ancelle e insidiano sua moglie. Ulisse è il combattentismo, mentre i Feaci sono l'Olanda e la Spagna, paesi rimasti neutrali nella guerra.[7]

Onorificenze

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Civili

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Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia decorato di Gran Cordone - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia decorato di Gran Cordone
Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica ungherese - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica ungherese
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine del Salvatore (Grecia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine del Salvatore (Grecia)

Militari

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Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito di guerra
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-1918

Opere

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Prefazioni

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Saggi e articoli

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Opere senza data

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Note

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  1. ^ I rettori dell'Università di Padova, su Università degli studi di Padova, 14 novembre 2017. URL consultato il 16 gennaio 2023.
  2. ^ Ministero per l'industria, il commercio ed il lavoro, Ufficio centrale di statistica, Statistica delle elezioni generali politiche per la XXV legislatura. (16 novembre 1919), Roma, Stabilimento poligrafico per l'amministrazione della guerra, 1920.
  3. ^ E. Bodrero, Manifesto alla Borghesia, La Fionda, 1921. Scrive P. Melograni, Gli industriali e Mussolini, Milano, 1972, p. 4 che per Bodrero «la borghesia intellettuale italiana era potenzialmente forte, ma restava politicamente debole perché non aveva ancora capito e fatto proprio lo spirito “sindacale” del mondo moderno»
  4. ^ '"Il Consiglio nazionale riafferma l'incompatibilità tra Fascismo e Massoneria", Il Popolo d'Italia, 6 agosto 1924.
  5. ^ A. Gramsci, Quaderni del carcere, 28, (III), p. 2321, 2007.
  6. ^ A. Gramsci, Lettere dal carcere, 7 aprile 1931.
  7. ^ A. Gramsci, Quaderni del carcere, 3, (XX), pp. 335-336, 2007.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN165641689 · ISNI (EN0000 0001 1816 4650 · SBN RAVV034816 · BAV 495/102630 · LCCN (ENn79060304 · GND (DE116216468 · BNF (FRcb12173459j (data) · J9U (ENHE987007279718505171