Un cocktail (anticamente conosciuto in Italia con il nome di "bevanda arlecchina" o "polibibita") è una bevanda ottenuta tramite una miscela proporzionata ed equilibrata di diversi ingredienti alcolici, non alcolici e aromi. Un cocktail ben eseguito deve avere struttura, aroma e colore bilanciati; se eseguito senza l'uso di componenti alcoliche viene detto cocktail analcolico.

Il cocktail può presentare all'interno del bicchiere del ghiaccio, non presentarlo affatto (come alcuni cocktail invernali quali grog e punch), oppure può essere solo raffreddato con del ghiaccio. Una classe particolare di cocktail è costituita dagli shot, piccoli cocktail che possono avere tutte le caratteristiche di un normale cocktail e sono serviti in due tipi di bicchieri, gli shot e i bite.

Per prevenire l'abuso sia di nomi fittizi di cocktail sia di modifiche arbitrarie a cocktail conosciuti, l'International Bartenders Association ne ha codificati 77 a cui ogni anno si aggiungono o vengono eliminati altri cocktail.

Storia

[modifica | modifica wikitesto]

La parola cocktail appare per la prima volta nell'edizione del 13 maggio 1806 del Balance and Columbian Repository che ne dava la seguente definizione:

(EN)

«"Cocktail" is a stimulating liquor composed of spirits of any kind, sugar, water, and bitters.»

(IT)

«Il "Cocktail" è una bevanda stimolante composta da superalcolici di vario tipo, zucchero, acqua e amari.»

Etimologia

[modifica | modifica wikitesto]

L'etimologia del termine cocktail non è chiara, esistono tuttavia diverse ipotesi sulla sua origine:

La prima pubblicazione di una guida che includesse ricette di cocktail è del 1862: How to Mix Drinks; or, The Bon Vivant's Companion, del professor Jerry Thomas. Oltre alla lista delle solite bevande con mix di liquori, vi erano scritte 10 ricette che erano chiamate "Cocktails". L'ingrediente che differenziava i "cocktails" dalle altre bevande in questo compendio era l'uso degli amari, anche se questo tipo di ingrediente non si trova oramai quasi più nelle ricette moderne.

Durante il Proibizionismo negli Stati Uniti (1919-1933), quando il consumo di alcool era illegale, i cocktail erano comunque bevuti negli speakeasies. Durante questo periodo la qualità dei liquori era scadente rispetto ai periodi precedenti, per questo motivo i baristi tendevano a mescolare i liquori con altri ingredienti. Proprio a questo periodo si fanno risalire le prime vere raccolte di ricette per cocktail dell'era moderna, soprattutto in Europa, con la Guide du barman et du gourmet chic del 1921 e 900 recettes de cocktail et Boissons Américaines, del 1927, entrambe a cura di Adolphe Torelli (barista del Winter Palace di Nizza) e il The Savoy Cocktail inglese del 1931. Anche cinema e letteratura hanno contribuito al successo dei cocktail.

Preparazione

[modifica | modifica wikitesto]

La preparazione di un cocktail, come per qualsiasi ricetta di cucina, comporta una serie di fattori: la variabile principale è costituita dagli ingredienti e la loro quantità, quindi le tecniche e gli strumenti di miscelazione e infine la presentazione[1].

Ingredienti

[modifica | modifica wikitesto]

Gli ingredienti sono suddivisibili in quattro categorie principali, ossia basi, coloranti, aromatizzanti e decorazioni:

Unità di misura

[modifica | modifica wikitesto]

Il dosaggio degli ingredienti nelle ricette possono essere indicati con diverse unità di misura, a seconda della necessità, della tecnica e della nazione. Le principali unità di misura sono tre:

Vi sono poi altre unità di misura scarsamente utilizzate (es. cucchiai/spoon, parti) a causa della bassa precisione, o utilizzati solo per specifici ingredienti (es. gocce per l'Angostura).

Tecniche di miscelazione

[modifica | modifica wikitesto]

Ogni cocktail necessita di una tecnica particolare di preparazione, che valorizzi gli aspetti gustativi ed estetici finali caratteristici di ogni composto. Le tecniche principali sono:

Stile

[modifica | modifica wikitesto]

Lo stile del barman/barista può essere:

Il primo si riferisce a una costruzione del cocktail basata su tecniche americane e misurazioni in once (1 oncia = 3cl) utilizzando un sistema di conteggio chiamato free pouring ed è utilizzato da barman che lavorano in locali affollati. Il secondo a un barman da hotel dove il lavoro è più lento e ci si concentra principalmente sulla qualità; l'ultimo si ispira ad un modello di barman acrobatico, il cui scopo è far da bere a un medio livello dando spettacolo con simpatici movimenti acrobatici. Il flair si distingue in due tipi: il Working flair e l'Exhibition flair. Il primo è finalizzato alla preparazione di uno o più cocktail. L'Exhibition serve, invece, per attirare il cliente al banco eseguendo uno spettacolo acrobatico con bottiglie vuote. Esistono competizioni su scala mondiale di questa disciplina, dette appunto Flair competition.

Classificazione

[modifica | modifica wikitesto]

I cocktail possono essere classificati in base a vari fattori caratterizzanti, tra i quali il momento del consumo, la presentazione, la capacità o la struttura. Ne risulta una serie di possibili categorizzazioni.

Momento del consumo

[modifica | modifica wikitesto]

I cocktail vengono consumati solitamente nella seconda parte della giornata. La categorizzazione secondo il momento di consumo quindi si distingue principalmente sulla base dell'effetto dato all'organismo, dividendo i composti quindi il momento del consumo è distinto sulla base della cena:

L'I.B.A. ha utilizzato questa categorizzazione fino al 2010 [6].

Presentazione

[modifica | modifica wikitesto]

I cocktail possono essere presentati, in base agli ingredienti e alla tecnica di miscelazione in diversi stati:

Capacità

[modifica | modifica wikitesto]

I cocktail possono esser serviti in vari bicchieri

Struttura

[modifica | modifica wikitesto]

La classificazione secondo la struttura è la più eterogenea e variabile fra tutte, in quanto basata sui sapori e sulla composizione. Dato che col tempo sono aumentati sia la disponibilità degli ingredienti che il consumo di cocktail, il numero di varianti è cresciuto considerevolmente, dando origine a molte classi, stili e famiglie.

Classe Caratteristica Stile (famiglia)
Ancestral, Sour & Julep Sono accomunati dall'uso dello zucchero: gli ancestral contengono Soda, i sour limone o lime (chiamato Sweet & sour), i julep menta
Duo e Trio I duo contengono un liquore e un distillato, i trio aggiungono un ingrediente cremoso come la crema di latte o la crema di whiskey
French-italian Presenza di vino spumante e/o vermouth
Highball (erroneamente definito anche Long Drink) Presenza preponderante di analcolici
  • Cape Codder
  • Lemon drink
  • Tonic Drink
  • Cola Drink
  • Liquid Energy
  • Cooler
  • Tiki/Exotic/Tropical (Colada, OJ)
Hard Drink Presenza preponderante o esclusiva di distillati
Snappers Presenza di ingredienti sapidi quali succo di pomodoro o uova
  • Nogg & flip
  • Bloodies
Bowl Presenza di frutta intera, zucchero e spezie. Spesso son serviti in grosse ciotole o caraffe
Orphan tutti quelli che non rientrano in alcuna categoria

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Dichiarazione della campionessa italiana Aibes Rita Russo[senza fonte]
  2. ^ International Bartenders Association - IBA
  3. ^ AIBES – Associazione Italiana Barman
  4. ^ AIBM Project
  5. ^ Copia archiviata, su mixstory.it. URL consultato il 28 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2015).
  6. ^ Classificazione Cocktail Archiviato il 21 aprile 2011 in Internet Archive., Classificazione aggiornata per Tipo e Codifica.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 22487 · LCCN (ENsh85027617 · GND (DE4010342-0 · J9U (ENHE987007284048705171 · NDL (ENJA00564768
  Portale Alcolici: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di alcolici