Mama Sabot (o Sabot) è il nome d'arte usato da un collettivo di scrittori italiani.
Ne fanno parte, o ne hanno fatto parte, scrittori già affermati, come Massimo Carlotto e Francesco Abate, insieme ad alcuni esordienti: Ciro Auriemma, Alessandro Castangia, Marcella Catignani, Michele Ledda, Andrea Melis, Piergiorgio Pulisci (o Pulixi), Vincenzo Saldi e Renato Troffa.
Hanno esordito nel 2008 pubblicando il romanzo Perdas de Fogu: un'inchiesta sulle malattie (patologie leucemiche o tumorali del sistema emofiliaco) provocate dalle nanoparticelle rilasciate dalle esercitazioni militari eseguite nel Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze del Salto di Quirra[1].
Nel 2009 alcuni membri del collettivo, Marcella Catignani, Michele Ledda, Andrea Melis e Piergiorgio Pulisci, collaborano con Massimo Carlotto e Francesco Abate alla realizzazione del romanzo L’albero dei microchip, un'inchiesta sul traffico internazionale di rifiuti elettronici[2].
Nel 2010 Michele Ledda, Ciro Auriemma, Renato Troffa e Piergiorgio Pulixi, pubblicano il libro Donne a perdere: tre romanzi noir uniti da un comune progetto di scrittura diretto da Massimo Carlotto che si sviluppano su alcuni temi del noir mediterraneo: la schiavitù sessuale, l’usura, il riciclaggio[3].
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