Talee di Hedera in acqua
Talee di Hedera radicate

La talea è un frammento di una pianta appositamente tagliato e sistemato nel terreno o nell'acqua per rigenerare le parti mancanti, dando così vita ad un nuovo esemplare. Il più delle volte si tratta di un rametto destinato a radicarsi.[1]

Si tratta di un metodo di riproduzione che sfrutta le enormi proprietà rigenerative dei vegetali, in particolare quella di differenziare il tessuto indifferenziato (meristematico); un organismo vegetale è, in generale, in grado di rigenerare parti perdute molto più facilmente di un organismo animale (totipotenza delle cellule vegetali). Infatti la talea può costituirsi a partire da un frammento di foglia, di fusto o radice.[2]

Prelievo

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Talea erbacea e talea legnosa

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I segmenti di ramo o fusto giovani e verdi sono detti erbacei e possiedono maggiore vitalità rispetto a quelli legnosi: in particolare, le talee apicali, dunque quelle provviste di punta, si distinguono per un tenore più alto di auxina.[3] La talea erbacea di fusto viene tagliata poco al di sotto dell'attaccatura del picciolo di una foglia (internodo), dunque in corrispondenza del punto in cui in genere si sviluppano più radici.[1] La foglia situata presso il taglio viene eliminata dalla talea.

Sedum morganianum: talea fogliare in corso di sviluppo (a sinistra) e talea di fusto apicale (destra).

È comunque anche abbastanza comune l'attecchimento di talee più legnose, dotate di ampie riserve di sostanze di scorta e poco o nessun fogliame. Questa tecnica è usata ad esempio nel caso di diverse specie arboree.[4]

Talea radicale e talea fogliare

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Anche se in genere la talea viene ottenuta con un frammento di fusto provvisto di nodo e foglie,[2] per diverse specie sono documentate due altre tecniche di talea:

Rari sono casi in cui sia attestata la pratica della talea fogliare per le piante annuali (esempio: basilico). Quelle che sembrano talee fogliari in piante di cactus come Rhipsalis e Schlumbergera, non sono altro che porzioni di fusto verde.

Terreni e substrati speciali

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Ficus benjamina, in sabbia
Ficus benjamina variegato, in acqua

Le piante più facili da riprodurre, come il geranio, mettono radici con facilità ed in qualsiasi tipo di substrato. Si ricordano qui alcuni materiali utilizzati alternativamente:[9]

A seconda della stagione, del substrato e della specie, le prime radici possono spuntare anche nel giro di una settimana; altre volte, la radicazione impiega mesi interi. I principali fattori di qualità del materiale utilizzato sono la porosità e la capacità di assorbimento, mentre l'uso di fertilizzanti gioca un ruolo subordinato se non controproducente.[12]

Accorgimenti

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Una caratteristica di questa tecnica di propagazione è che la parte che dovrà radicare è separata dalla pianta madre prima dell'emissione delle radici, a differenza di quanto non accada nel caso della propaggine. Per questo, la pianta sarà in grado di assumere la necessaria umidità in maniera molto limitata, con il conseguente stress e rischio di insuccesso. Per migliorare le possibilità di successo in specie più difficili, si ricorre spesso a semplici accorgimenti o a tecniche speciali:

Alcuni di tali accorgimenti, come il riscaldamento e l'uso di sostanze radicanti, nel XX secolo hanno contribuito in maniera significativa a diminuire la quota di insuccesso ampliando così le applicazioni commerciali del metodo della talea.[4]

Durante la fase di radicazione la talea, se dotata di foglie, continua ad avere gli stessi bisogni della pianta madre, come quello della temperatura giusta o quello di sufficiente luce per tenere in marcia la fotosintesi, benché siano documentati anche casi di talee che arrivano a mettere radici anche senza luce.[3]

Vantaggi e svantaggi della talea rispetto ad altri metodi

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Pinot nero (sinistra) con le sue mutazioni Pinot grigio e Pinot bianco (a destra). Il più delle volte, il viticoltore è interessato a mantenere le proprietà dell'uva, e quindi sceglierà di ottenere nuove piante di vite ricorrendo alla talea o all'innesto piuttosto che alla semina, che finirebbe per generare una pianta dalle caratteristiche alterate.

La talea riproduce la pianta per moltiplicazione agamica, evitando la ricombinazione genetica legata alla riproduzione sessuale. La pianta ottenuta tramite talea sarà geneticamente identica alla pianta madre, tanto che potrebbe essere denominata clone.[11]

Tra le innumerevoli piante di facile radicazione, oltre al summenzionato geranio, si ricorda la maggior parte delle piante da appartamento come il filodendro o il falso papiro.[16] Fra le limitazioni imposte alla tecnica della talea, si ricordano le seguenti:

Giovani talee di banano di una piantagione, tutte con lo stesso identico corredo genetico: produzione razionalizzata, ma anche alto rischio di contagio tra le piante.

Un esempio particolarmente illustrativo, tanto per i limiti quanto per le enormi potenzialità tecniche ed economiche del metodo di propagazione della talea, fu quello della banana Gros Michel, la varietà un tempo più consumata a livello globale. Infatti, per ottenere le talee di banano, vengono semplicemente sotterrati, al posto scelto, dei segmenti di pianta. Nonostante l'efficienza del metodo di propagazione, accadde alla fine degli anni cinquanta che la banana Gros Michel venne colpita e quasi sterminata dalla malattia di Panamá, causata dal fungo Fusarium; in seguito, la varietà si rese irreperibile nei circuiti commerciali a livello globale; dato che si trattava della varietà di gran lunga dominante, la malattia comportò il rischio che l'intero mercato mondiale rimanesse senza banane.[18] Il problema non venne risolto se non all'ultimo momento, ricorrendo ancora una volta alla propagazione per talea, ma sostituendo la varietà; il tipo di banana subentrato e indubbiamente più diffuso per la commercializzazione di massa è adesso la Cavendish, che finora ha mostrato maggiore resistenza a patologie del genere.[19]

Note

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  1. ^ a b Herwig, p. 80
  2. ^ a b talèa in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 16 aprile 2022.
  3. ^ a b c La Propagazione per talea con foglie, su cespevi.it. URL consultato il 16 aprile 2022.
  4. ^ a b F. Scaramuzzi, Nuova tecnica per stimolare la radicazione delle talee legnose di ramo, in Rivista di ortoflorofrutticoltura italiana, vol. 49, n. 2, 1965, pp. 101–104. URL consultato il 16 aprile 2022.
  5. ^ F. Tognoni, Limiti e possibilità della propagazione per talea radicale in frutticoltura. In: "Rivista di ortoflorofrutticoltura italiana", Vol. 45, N° 2, Marzo-aprile 1961, pp. 172-176.
  6. ^ F. Tognoni, Ricerche sulla propagazione del Pyrus communis per talea radicale. In: "Rivista di ortoflorofrutticoltura italiana", Vol. 46, N° 1, gennaio/febbraio 1962, pp. 78-82.
  7. ^ In queste specie, il metodo non consente di mantenere la colorazione delle Sansevierie variegate; per mantenere il bordo giallo o bianchiccio di queste varietà, si pratica invece divisione dei cespi: mrec.ifas.ufl.edu
  8. ^ Longman, p.107
  9. ^ Herwig, p. 80-81
  10. ^ Regione Toscana
  11. ^ a b britannica
  12. ^ A. Gnesini et alii, Substrates and controlled-release fertilizations on the quality of eucalyptus cuttings, in "Revista Brasileira de Engenharia Agrícola e Ambiental", vol, 18 N° 1, Nov. 2014
  13. ^ Longman, p. 29
  14. ^ Longman, p. 27
  15. ^ Herwig, p. 79-80
  16. ^ Herwig, Longman, passim
  17. ^ Herwig, p. 81 e p.83
  18. ^ (EN) Dan Koeppel, Opinion | Yes, We Will Have No Bananas, in The New York Times, 18 giugno 2008. URL consultato il 16 aprile 2022.
  19. ^ The Sterile Banana - Conservation, su conservationmagazine.org. URL consultato il 16 aprile 2022.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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