Stone Town
StatoBandiera della Tanzania Tanzania
RegioneZanzibar
CittàZanzibar (città)
Superficie0,96 e 0,85 km²
 Bene protetto dall'UNESCO
Città di Stone Town a Zanzibar
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterioii,iii,vi
PericoloNessuna indicazione
Riconosciuto dal2000
Scheda UNESCO(EN) Stone Town of Zanzibar
(FR) La ville de pierre de Zanzibar

Stone Town ("città di pietra" in inglese), anche nota come Mji Mkongwe ("città vecchia" in swahili), è la parte vecchia della capitale di Zanzibar, Tanzania; si trova sulla costa occidentale di Unguja, l'isola principale dell'arcipelago di Zanzibar. Un tempo capitale del sultanato di Zanzibar, poi centro amministrativo coloniale durante l'occupazione britannica, e oggi sede delle istituzioni di governo dello stato semi-autonomo di Zanzibar, Stone Town è una delle città di maggiore importanza storica dell'Africa orientale. La sua architettura, in gran parte del XIX secolo, riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: vi si ritrovano infatti elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei. Per la sua importanza storica e la sua architettura, la città è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Storia

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Bandiera del sultanato di Zanzibar

L'origine della multietnicità e multiculturalità caratteristica di Stone Town si può far risalire al periodo shirazi, verso l'inizio del secondo millennio, quando arabi e persiani iniziarono a colonizzare l'Africa orientale, mischiandosi con le popolazioni locali bantu e fondando città-stato costiere come Kilwa. Sebbene Stone Town sia sorta solo in epoca molto più tarda, la sua architettura e la sua cultura sono il riflesso della fusione di influenze arabe, persiane, asiatiche e bantu che caratterizza in generale la cultura swahili.

Gli effetti del bombardamento navale del 1896

La nascita di Stone Town risale agli anni 1830, quando vennero costruite le prime case di pietra; all'epoca, l'arcipelago di Zanzibar apparteneva al Sultanato dell'Oman. A partire da questo periodo la città iniziò a svilupparsi, soppiantando gradualmente un precedente villaggio di pescatori.[1] Nel 1840, il sultano dell'Oman Said bin Sultan trasferì a Stone Town la propria capitale, che quindi ebbe il principale impulso allo sviluppo dalla presenza dei palazzi reali e delle strutture governative del sultanato. Nel 1861, in seguito a una lotta di successione all'interno della famiglia reale, Zanzibar si separò dall'Oman, diventando un sultanato indipendente. Negli ultimi decenni del XIX secolo il sultano di Zanzibar iniziò a perdere i propri possedimenti a vantaggio delle potenze coloniali europee (in particolare Germania e Regno Unito) e nel 1890, in seguito alla stipula del trattato di Helgoland-Zanzibar, quest'ultima divenne un protettorato britannico. Nel 1896, un tentativo di rivolta all'autorità britannica da parte degli omaniti fu spento nel sangue nel corso di quella che viene ricordata come la guerra più breve della storia conclusasi con la resa di Zanzibar dopo appena 45 minuti di bombardamento navale contro Stone Town.

In epoca coloniale la città fu a lungo un importante centro commerciale nell'Africa orientale, sebbene le autorità coloniali britanniche privilegiassero da questo punto di vista i centri sulla costa continentale come Mombasa e Dar es Salaam. Il principale genere di esportazione da Zanzibar erano le spezie, in particolare chiodi di garofano. Zanzibar era un punto cruciale della via delle spezie che univa l'Europa e l'Africa all'Asia. Sino all'occupazione britannica, Stone Town svolgeva anche un ruolo fondamentale nel commercio di schiavi tratti dal continente e inviati in Medio Oriente. Ancora oggi si possono visitare nella zona alcune delle prigioni in cui gli schiavi venivano reclusi, sia a Stone Town che nella vicina Prison Island.

Anche in epoca coloniale, Zanzibar mantenne la sua natura multietnica. Oltre ai coloni britannici, alle popolazioni native, e agli omaniti (che mantennero sotto l'amministrazione britannica un ruolo di gruppo privilegiato dal punto di vista economico e politico), vi si trovavano portoghesi e immigrati di diverse provenienze asiatiche, soprattutto persiani e indiani.

Nel 1964, Stone Town fu il principale teatro degli eventi della rivoluzione che portò alla destituzione del sultano e all'instaurazione del governo socialista dell'Afro-Shirazi Party (ASP), e che causò la fuga di numerosi profughi appartenenti ai gruppi etnici tradizionalmente più ricchi e vicini al sultano (soprattutto arabi e indiani). Quando Zanzibar e Tanganica si unirono nell'odierna Tanzania, Stone Town mantenne il ruolo di capitale e sede del governo per lo stato di Zanzibar.

Urbanistica e architettura

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Un tipico portone zanzibari

Stone Town è caratterizzata da un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Ci si sposta a piedi, in bicicletta o in moto; le automobili sono inutilizzabili nella maggior parte delle vie interne, troppo strette. L'architettura di Stone Town è una miscela di stili unica nel suo genere, che include elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei (coloniali). Oltre all'impiego diffuso della pietra corallina locale come materiale da costruzione, a cui si deve il nome "Stone Town" ("città di pietra")[2] e che conferisce alla città un colore caldo,[3] i tre elementi ricorrenti più caratteristici delle abitazioni sono le baraza (lunghe panche posizionate in strada, a ridosso dei muri esterni, che servono come luogo di riposo e socializzazione, e fanno da marciapiede durante la stagione delle piogge se le strade diventano impraticabili),[4] i balconi a veranda, protetti da balaustre di legno finemente intagliato, e i portoni di legno.[2] Questi ultimi sono in genere massicci, in legno scuro, ricchi di decorazioni a intaglio o bassorilievo, e spesso con grosse borchie ornamentali in ottone, di tradizione indiana.[3] Sono decorati in questo modo sia portoni in stile indiano, con la volta arrotondata, sia quelli con architrave retta, che invece riflettono lo stile omanita. Le incisioni richiamano spesso l'islam come stile o come soggetto (molto comuni sono le iscrizioni coraniche), ma si trovano anche simbologie di altre origini, per esempio orientali, come i fiori di loto come emblema di prosperità.[2]

Il patrimonio architettonico di Stone Town (a cui si deve la decisione dell'UNESCO di includere la città fra i Patrimoni dell'Umanità) è in gran parte in declino, anche a causa della friabilità della pietra locale con cui sono costruiti gran parte degli edifici e nonostante sia stata costituita un'apposita Autorità di Conservazione.[3] Dei circa 1600 edifici che costituiscono la città, solo un 10% circa riceve manutenzione; molti sono deteriorati o addirittura pericolanti. Anche gli edifici di particolare rilievo storico sono spesso trascurati nonostante la loro importanza anche turistica e gli introiti ricavati dalla vendita dei biglietti di ingresso.[2]

Luoghi di interesse

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Panorama di Stone Town dall'oceano; è ben visibile a sinistra il Palazzo delle Meraviglie con la torre dell'orologio. Alla sua sinistra si intravede parte del Palazzo del Sultano. Più al centro si distinguono le due guglie della Cattedrale di San Giuseppe

Edifici storici e musei

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Saint Joseph
Il forte arabo
Beit el-Sahel
Il palazzo delle Meraviglie (1907)
Il vecchio dispensario

Altri luoghi di interesse

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Clima

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Stone Town, come il resto di Zanzibar, gode di un clima soleggiato per gran parte dell'anno, con temperature tropicali e due stagioni delle piogge, una principale da marzo a maggio e una minore fra ottobre e novembre.[7]

Mese Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 32323231302929293031313232312930,730,7
T. min. media (°C) 24242323222018181920222323,722,718,720,321,3
Precipitazioni (mm) 5,375,3911,617,8613,183,532,952,391,485,27,598,0918,942,68,914,384,6

Collegamenti

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Un basi ("autobus")

Il principale mezzo di trasporto pubblico di Zanzibar sono i taxi collettivi noti come dala-dala; la stazione principale si trova adiacente al mercato di Darajani. Dalla stazione partono dala-dala per varie località della zona, come il villaggio di Bububu (a nord di Stone Town), l'aeroporto, lo stadio di Amani, Jangombe e Magomeni.[8] Tratte più lunghe sono percorse dai mabasi (swahili per autobus; singolare basi), grandi camion con le fiancate in legno; anche la stazione dei mabasi è nei pressi del mercato, in Creek Road. Fra le destinazioni che possono essere raggiunte col basi ci sono Mkokotoni, Mangapwani, Bumbwini, Kizimbani, Paje, Kiwengwa e Matemwe.[8]

Stone Town è servita anche da un piccolo aeroporto con voli verso la Tanzania (per esempio Arusha, Dar es Salaam) e altre località africane (Nairobi, Mombasa, Johannesburg e altre). Presso il porto di Stone Town operano servizi di traghetti per Dar es Salaam e Pemba.[9]

Note

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  1. ^ a b c d e f g h (EN) Stone Town Archiviato il 30 agosto 2010 in Internet Archive. presso zanzibar.cc
  2. ^ a b c d e f (EN) Independent Travel Guide to Zanzibar
  3. ^ a b c d e f g (EN) Stone Town - Zanzibar Town Archiviato il 21 aprile 2021 in Internet Archive. presso Zanzibar Travel
  4. ^ (EN) Stone Town presso Overland Africa
  5. ^ a b (EN) Zanzibar Historical Events Archiviato il 26 giugno 2010 in Internet Archive. presso antror.org
  6. ^ (EN) The Palace Museum Archiviato il 21 aprile 2021 in Internet Archive. presso Zanzibar Travel
  7. ^ Dati in tabella tratti da MSN Weather
  8. ^ a b (EN) Zanzibar Island transportation Archiviato il 17 aprile 2008 in Internet Archive. presso Virtual Tourist
  9. ^ (EN) Zanzibar Ferries Archiviato il 19 luglio 2011 in Internet Archive. presso il Tanzania Tourist Board

Voci correlate

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Altri progetti

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