Santorre Zaccaria Debenedetti (Acqui Terme, 1878Giaveno, 1948) è stato un filologo e critico letterario italiano.

Biografia

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Di origine ebraica, svolse dapprima l'attività di lettore a Strasburgo e in un secondo tempo quella di docente di Filologia romanza presso le facoltà di Pavia (1923) e di Torino (1928), tranne l'intervallo delle persecuzioni razziali[1].[2] Fu condirettore del Giornale Storico della Letteratura Italiana.

I suoi primi lavori si incentrarono prevalentemente sulla storia degli studi provenzali italiani nel lasso di tempo intercorso tra il Cinquecento e il Settecento, come evidenziò Gli studi provenzali in Italia nel Cinquecento del 1911, mentre i Nuovi studi sulla Giuntina di rime antiche chiarirono il grado di attendibilità delle liriche pubblicate dai Giunti nel 1527 (riguardanti i vari Guittone d'Arezzo, Dante da Maiano, Dante Alighieri, etc.).[3]

In seguito si occupò di storia del costume e di novellistica, sotto la spinta della pubblicazione dell'opera di Simone de' Prodenzani, intitolata Il Sollazzo e il Saporetto in Giornale storico della letteratura italiana (Supplemento 15, 1913), riunendo i suoi studi nel libro intitolato Il Sollazzo. Contributi alla storia della novella, della poesia musicale e del costume nel Trecento del 1922.[3]

Sempre negli anni venti del secolo pubblicò un'edizione critica rigorosa dell'Orlando furioso, oltre a libri indaganti la lingua dell'Ariosto, fra cui I Frammenti autografi dell'Orlando furioso.[2]

Altri suoi scritti sono dedicati ai primi secoli della letteratura italiana e provenzale.[2]

Con Le canzoni di Stefano Protonotaro (in Studi Romanzi, XXII, 1932), focalizzò l'attenzione sulla lingua dei poeti siciliani.[2]

Tutt'altro che trascurabile l'attività di Debenedetti riguardante la sintassi di Dante, Boccaccio e Niccolò Machiavelli.[3]

Debenedetti si distinse non solamente per la buona cultura e il grande lavoro di ricerca e di archivio, ma anche per la precisione di metodo e i risultati ottenuti.[3]

Il 21 febbraio 1908 fu iniziato in Massoneria nella loggia Dante Alighieri di Torino, appartenente al Grande Oriente d'Italia[4].

Era zio di Cesare Segre.

Opere

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Per una rassegna completa degli scritti di Santorre Debenedetti, si veda la relativa bibliografia in «Cultura neolatina», anno ottavo, 1948, pp. 268–275.

Note

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  1. ^ Enciclopedia, de La Biblioteca di Repubblica, UTET-DeAgostini, Torino, 2003
  2. ^ a b c d Santorre Debenedetti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 luglio 2018.
  3. ^ a b c d le muse, IV, Novara, De Agostini, 1964, p. 98.
  4. ^ Fulvio Conti, I Fratelli e i Profani. La Massoneria nello spazio pubblico, Pacini ed. Pisa, 2020, p. 219.

Bibliografia

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