La parabola del vino nuovo nelle otri vecchi (detta anche La questione del digiuno o Il nuovo e il vecchio) è una delle parabole di Gesù; si trova in tutti e tre i vangeli sinottici (Mc 2,18-22[1], Mt 9,16-17[2], Lc 5,33-39[3]) e nel Vangelo di Tommaso (47). La parabola è associata anche nel testo evangelico a quella della toppa vecchia sul vestito nuovo (col medesimo significato) e pertanto le due parabole possono trovarsi associate anche come La toppa vecchia sul vestito nuovo e il vino nuovo nelle otri vecchie.
La parabola è preceduta dall'immagine figurata degli amici dello sposo invitati alle nozze.
La parabola segue la chiamata di Matteo tra i discepoli di Gesù, e sembra essere parte di una discussione al banchetto tenuto da questi (Lc 5,29).[4] La parabola viene narrata in risposta ad una domanda sul tema del digiuno:
«Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!». Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».»
La risposta di Gesù continua con due brevi parabole. Luca ne da una versione più dettagliata:
«Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!»
Le due parabole fanno da collegamenti tra l'insegnamento di Gesù e la tradizione ebraica.[5] Secondo alcuni interpreti, Gesù qui "propone le sue novità rispetto al vecchio modo di fare di scribi e farisei."[4] All'inizio del II secolo, Marcione, fondatore del Marcionismo, utilizzò questo passaggio per giustificare una "totale separazione tra la religione esposta da Gesù e Paolo e quella delle scritture ebraiche".[6]
Altri interpreti vedono un tentativo dell'evangelista Luca di tracciare nel culto ebraico le radici del nuovo cristianesimo,[4] per quanto "Gesù abbia portato qualcosa di nuovo, che né i rituali né le tradizioni dell'ebraismo ufficiale possono contenere."[7]
Nel suo commentario su Matteo, Marco e Luca,[8] Giovanni Calvino disse che le otri vecchie così come la pezza vecchia rappresentano i discepoli di Gesù, mentre il vino nuovo ed il vestiti nuovo rappresentano la pratica di digiunare due volte a settimana.[9]
Basandosi sul parallelismo rabbinico di Pirkei Avot, la parabola è stata vista anche come la difficoltà di insegnare ai discepoli i nuovi insegnamenti di Gesù, loro che avevano un substrato di tradizioni e conoscenze religiose unicamente relative all'ebraismo.[10][11]
La metafora è anche relativa alla cultura moderna.[5] I nuovi vestiti non hanno ancora bisogno di pezze, pertanto non è necessario rovinarli con una pezza vecchia.[12] Allo stesso modo, le vecchie otri che sono state "usate sino al limite"[12] o sono divenute logore[5] dal momento che il vino ha fermentato dentro di loro, non possono essere usate per accogliere del vino novello.[12]