La parabola del padrone e del servo (detta anche servire con umiltà) è una parabola di Gesù raccontata nel Vangelo secondo Luca (17,7-10[1]).
La parabola ricorda come "quando una persona ha fatto ciò che Dio vuole, ha fatto il suo dovere".[2]
« Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: «Vieni subito e mettiti a tavola»? Non gli dirà piuttosto: «Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu»? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»». » ( Luca 17,7-10, su laparola.net.) |
Questa parabola suggerisce che "persino i migliori tra i servi di Dio debbano essere umili perché essi svolgono unicamente il loro dovere e niente più."[3] Nessuno, "nemmeno il più virtuoso o il più lavoratore, può porre in debito Dio nei suoi confronti."[2]
William Barclay[4] ha collegato questa parabola all'ultimo verso dell'inno di Isaac Watts dal titolo "When I Survey the Wondrous Cross":
Were the whole realm of Nature mine,
That were an offering far too small;
Love so amazing, so divine,
Demands my soul, my life, my all.[5]
La frase "servo inutile" è utilizzata anche a livello liturgico nella liturgia di San Giovanni Crisostomo.[6]
Lo scrittore biblico scozzese William R. Nicoll la chiama "la parabola del servizio extra".[7]