L'operazione Schwartz era un piano tedesco che prevedeva l'intervento di sorpresa a Roma per catturare i governanti italiani durante la seconda guerra mondiale.[1]

Storia

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Hitler e la dirigenza politico-militare tedesca vennero sorpresi dagli eventi del 25 luglio 1943[2]. La sera del 25 luglio, la notizia della caduta del Duce e dell'assunzione del potere da parte di un governo guidato dal maresciallo Pietro Badoglio, giunsero inaspettate al Quartier generale del Führer e provocarono la costernazione generale e l'ira di Hitler. Il dittatore comprese subito che il cambio di governo preludeva ad una messa in pericolo le forze tedesche nell'Italia meridionale[3].

Hitler, in accordo con i suoi collaboratori militari Jodl e Rommel, decise di riattivare il piano "Alarich" e di preparare una nuova serie di piani dettagliati per far fronte alla defezione italiana e occupare la penisola dopo un'accurata preparazione e dopo l'afflusso di adeguati rinforzi[4]. In pochi giorni vennero quindi confermati i piani "Siegfried", "Konstantin" e "Kopenhagen" già progettati in maggio.

L'operazione Alarico era suddivisa in:[5]

Quest'ultima operazione prevedeva quindi un'irruzione a sorpresa nella capitale per arrestare il governo italiano e per catturare il Re Vittorio Emanuele III e il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio[6].

Il 28 luglio 1943 Hitler revisionò i suoi piani e riunì i piani "Konstantin" e "Alarich" nel piano "Achse"[7], riunendovi anche l'originario piano "Achse", per la cattura della flotta italiana, mentre il 5 agosto, su consiglio anche dell'ammiraglio Ruge e a causa del rafforzamento delle difese italiane nella capitale, l'originario piano "Schwartz" venne abbandonato[8] e sostituito con un nuovo piano volto a rendere inoffensivo l'esercito italiano[5] e creare uno schieramento difensivo tedesco nell'Italia centrale[9].

Note

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  1. ^ Picone Chiodo 1990, pp. 323, 327 e 366.
  2. ^ Klinkhammer 2007, pp. 26-27.
  3. ^ Heiber 2009, pp. 405-408.
  4. ^ Klinkhammer 2007, p. 28.
  5. ^ a b Gli Alleati invadono l'Italia, su secondoconflitto.altervista.org. URL consultato il 5 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2016).
  6. ^ Klinkhammer 2007, p. 447.
  7. ^ Picone Chiodo 1990, p. 366.
  8. ^ De Felice 1997, pp. 47-48.
  9. ^ Deakin 1990, p. 660.

Bibliografia

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Voci correlate

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