Mario Sturzo
vescovo della Chiesa cattolica
La tomba nella Cattedrale di Piazza Armerina
Instaurare omnia in Christo
 
Incarichi ricopertiVescovo di Piazza Armerina (1903-1941)
 
Nato2 novembre 1861 a Caltagirone
Ordinato presbitero21 settembre 1889 dal vescovo Saverio Gerbino
Nominato vescovo22 giugno 1903 da papa Leone XIII
Consacrato vescovo29 giugno 1903 dal cardinale Giuseppe Francica-Nava de Bondifè
Deceduto12 novembre 1941 (80 anni) a Piazza Armerina
 

Mario Sturzo (Caltagirone, 2 novembre 1861Piazza Armerina, 12 novembre 1941) è stato un vescovo cattolico italiano.

Biografia

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Famiglia e formazione

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Mario Sturzo era il secondogenito dei sei figli di Felice Sturzo Taranto e di Caterina Boscarelli, tra i suoi fratelli, di dieci anni più giovane, era Luigi Sturzo. Fu battezzato nella parrocchia di san Giorgio ebbe una solida formazione religiosa dalla famiglia, appartenente all'alta borghesia calatina.

Entrò giovanissimo nel seminario di Noto, dove conobbe il vescovo Blandini, noto per il suo impegno sociale. Nel 1881 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Catania e proseguì quindi gli studi giuridici a Roma. Negli anni giovanili fu il presidente e il principale animatore del Circolo della gioventù cattolica "San Tommaso d'Aquino", intorno al quale si raccoglievano i laici cattolici della città.

Sacerdozio

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Nel 1887, a 26 anni, ritornò in seminario e il 21 settembre 1889 venne ordinato sacerdote da Saverio Gerbino, precedentemente vescovo di Piazza Armerina.

Fu rettore del seminario di Caltagirone nel 1890-1891 e tra i suoi alunni ebbe anche il fratello Luigi, che contribuì ad instradare al sacerdozio. Fu in seguito nominato canonico della cattedrale di Caltagirone e successivamente vicario generale. Nel 1894 coordinò i lavori del primo sinodo diocesano.

Nella sua attività sacerdotale collaborò con il fratello Luigi a incrementare il movimento cattolico calatino. Nel 1895 fu fondato il primo comitato interparrocchiale dell'Opera dei Congressi nella parrocchia di San Giorgio, con la sezione giovani "San Filippo Neri" , la sezione operai "San Giuseppe" e la sezione agricola "Sant'Isidoro".

Nel 1897 collaborò alla redazione della rivista del movimento cattolico calatino La Croce di Costantino, nella quale pubblicò in appendice tre romanzi di carattere moralistico-popolare con lo pseudonimo di Eneléo. Scrisse inoltre 27 bozzetti, che evidenziano la sua inclinazione iniziale per un cristianesimo incarnato nella storia.

Attività come vescovo

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Nel 1903 papa Leone XIII lo nominò vescovo di Piazza Armerina: venne ordinato nella cattedrale di Catania dal cardinale Giuseppe Francica-Nava de Bondifè il 19 luglio, prese possesso della diocesi l'11 ottobre e fece l'ingresso solenne il 15 novembre del 1904.

Nella sua prima lettera pastorale, del novembre 1903, sosteneva, sulla scia anche del pensiero di suo fratello Luigi, che per ottenere la salvezza delle anime non si può prescindere dal perseguire "gli interessi del corpo", attraverso l'impegno al rinnovamento della società alla luce del magistero sociale della Chiesa.

Attuò una riorganizzazione generale del clero della diocesi ed eresse numerose parrocchie in quasi tutti i dodici comuni della diocesi. Rifondò il bollettino mensile diocesano cambiandone il titolo, da Spigolature a L'angelo della famiglia. La sua attività di vescovo si esplicava nelle visite pastorali periodiche, nella celebrazione dei convegni dell'Azione Cattolica, nelle predicazioni di quaresimali e ritiri e in conferenze per insegnanti e professionisti.

Riformò moralmente e materialmente il seminario diocesano, chiuso temporaneamente dal 1904 al 1907, e dal 1920 iniziò la sua attività di insegnamento nella scuola interna del seminario. Fondò nella diocesi la Congregazione sacerdotale degli Oblati di Maria, sull'esempio di quella voluta da Carlo Borromeo, per la quale stese le costituzioni e della quale organizzò la vita comune.

Nei paesi della sua diocesi favorì il sorgere di casse rurali e altre opere sociali cattoliche. Alcuni notabili locali lo accusarono alla Santa Sede di modernismo e di socialismo e venne inviato nella diocesi come visitatore apostolico Carlo Giuseppe Cecchini, che scrisse a papa Pio X il 19 agosto 1907 una lettera accompagnata da una relazione positiva sulle sue riforme.

Istituì a Piazza Armerina una scuola cattolica intitolata a Prospero Intorcetta.

Scrisse numerose lettere pastorali, nelle quali un tema trasversale ricorrente fu quello della famiglia e dell'educazione morale. Scrisse anche sul tema del lavorio psicologico della conversione e delineò una teologia del laicato.

Per un decennio fu anche segretario della Conferenza episcopale sicula e stese alcune lettere pastorali collettive.

Nel 1937 indisse ad Enna il primo Congresso della parrocchialità.

Rapporti con il fratello Luigi Sturzo

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Durante l'esilio del fratello, scambiò con lui molte lettere, che trattavano di filosofia, di teologia, di letteratura, di mistica, ma non di politica, in quanto entrambi erano sorvegliati dal regime fascista[1].

Morte

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Dopo aver ricevuto il giorno precedente gli ultimi sacramenti, morì il 12 novembre del 1941. I funerali furono celebrati il successivo giorno 14.

Le sue spoglie furono inizialmente sepolte nel cimitero di Piazza Armerina. Il suo successore, Antonino Catarella le fece trasferire con rito solenne nella cattedrale di Piazza Armerina il 25 aprile del 1960.

Studi filosofici

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Si interessò di studi filosofici, tentando di rinnovare la filosofia scolastica, con lo scopo di mettere la cultura contemporanea al servizio di Dio e della Chiesa come strumento d'apostolato.

Dal 1915 collaborò con la Rivista di filosofia neo-scolastica e si confrontò criticamente con alcuni tra i principali esponenti della filosofia occidentale, fra cui Maurice Blondel, Étienne Gilson e Benedetto Croce, opponendosi al positivismo e all'idealismo.

Nel 1927, dopo aver preso contatti a Parigi con studiosi dell'Istituto cattolico, e a Milano con padre Agostino Gemelli, fondò a Piazza Armerina una rivista filosofico-letteraria (Rivista di autoformazione), che riprendeva fedelmente nel formato e nella grafica la rivista Critica di Benedetto Croce.

Insegnò egli stesso letteratura e filosofia pubblicando delle dispense che successivamente furono raccolte in volumi.

La sua attività di ricerca filosofica fu disapprovata delle gerarchie ecclesiastiche: nel 1931 venne richiamato dal Sant'Uffizio e Civiltà Cattolica lo accusò di essere più vicino al neoidealismo crociano e gentiliano che non alla filosofia scolastica e tomista, criticando la sua dottrina sulla conoscenza, come anche i suoi concetti di filosofia e storia. In seguito al richiamo, Mario Sturzo ritrattò solennemente nella cattedrale[2] e chiuse la Rivista di autoformazione.

Aveva già scritto in poesia le Visite e le Letture, ispirate alle Visite Alfonso Maria Liguori e agli Inni sacri di Alessandro Manzoni. In seguito pubblicò 143 sonetti nel volume Il mio canto.

Negli ultimi anni scrisse La vita in Dio, nel quale la sua ricerca filosofica trovava una sintesi dal punto di vista mistico-spirituale: l'impegno filosofico veniva qui risolto nell'esperienza religiosa.

Pensiero filosofico

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Mario Sturzo prese le mosse nella sua ricerca filosofica dalla relazione pensiero-azione: l'azione sicuramente sarà degna di ammirazione solo se avrà un fondamento filosofico e un obiettivo antropologico. Per Sturzo non ci può essere vera ricerca filosofica se non nella storia e a servizio della stessa, anzi, la filosofia diventa quasi la metodologia della storia nel senso che dà un metodo nel vivere e nel leggere la medesima.

Secondo Salvatore Latora:[senza fonte] "Sturzo in dialogo-opposizione con la filosofia moderne va elaborando un suo sistema filosofico il neo-sintetismo, che ispirandosi in modo critico a I. Kant e ad A. Rosmini, vuole riproporre una nuova forma di realismo classico e cristiano, sostenendo la tesi della priorità della sintesi sull'analisi, che ha al suo centro l'uomo".

Il confronto con il soggettivismo gnoseologico e lo storicismo dei neo idealisti italiani lo spinse a privilegiare il ruolo del soggetto nel processo conoscitivo, in una sintesi fra immanenza e trascendenza, fra naturale e soprannaturale.

La sua pedagogia religiosa lo portò a privilegiare la famiglia, nella quale la paternità e la maternità erano concepite come un apostolato[3].

Nell'ambito del suo interesse per la santità dedicò diverse opere alla conversione esplicitandone anche le tappe e le resistenze a causa del peccato che produce tristezza e disperazione[4].

Precorse la dottrina del Concilio Vaticano II sulla vocazione alla santità di tutti i fedeli: la santità non è considerata qualcosa che si oppone alla natura dell'uomo e alla sua ragione, ma il supremo compimento e la massima attuazione delle ragioni per cui la vita è degna di essere vissuta[5].

Genealogia episcopale

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La genealogia episcopale è:

Note

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  1. ^ Nell'archivio centrale dello Stato ci sono oltre un migliaio di fogli che si riferiscono a "Sturzo don Luigi, fu Felice, antifascista". Per Mario esistono circa trecento fogli in due fondi presso lo stesso archivio.
  2. ^ La notizia della ritrattazione venne pubblicata sull'Osservatore romano
  3. ^ Nel 1914 scriveva sul mensile diocesano di Piazza Armerina: "La vita dello spirito reclama una seconda generazione che è l'educazione; è la protezione da tutti quei bacilli morali che vagano in ogni ambiente e che non aspettano che la condizione favorevole per entrare in virulenza e cagionare la malattia morale e la morte".
  4. ^ "L'azione ben animata, invece, è santità e gioia insieme, e la gioia accresce la santità e genera altra gioia". (Problemi di filosofia dell'educazione, p. 252).
  5. ^ Nella lettera pastorale intitolata La santità nell'itinerario dell'anima a Dio (pp.92-93), del 1935, scrisse: "La santità dei cristiani nella Chiesa non è un fatto limitato o temporaneo; i santi non sono solamente gli eroi della santità , né solamente quelli che nella storia emergono come spirituali dominatori, né solamente quelli che la Chiesa canonizza. Sono una falange, sono il popolo dei veri cristiani, una corrente storica non tutta storicizzata, una corrente unica, perché la santità è una, in fondo sempre la stessa, nelle forme sempre varia. Sociale ed individuale, che cominciò con gli Apostoli, che generò nuovi santi, che genera sempre nuovi santi e ne genererà con la stessa fecondità, con la stessa ansia di perfezione, con lo stesso ardore di purificazione e di unione con Dio fino alla fine dei secoli".

Bibliografia

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Scritti di Mario Sturzo

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Epistolario

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Saggi e articoli su Mario Sturzo

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Salvatore Latora:

Curiosità

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lastra di marmo con iscrizione che potrebbe essere attribuita al Vescovo Mario Sturzo

Potrebbe essere attribuita a Mario Sturzo l'iscrizione su marmo installata su un muro di via Sotto Santa Chiara a Piazza Armerina, nei pressi del vecchio seminario, contenente questa frase: "Gesù, Maria e Giuseppe liberatemi dal contagio della moda. Ave Maria. Mario Vescovo."

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Vescovo di Piazza Armerina Successore Mariano Palermo 22 giugno 1903 – 12 novembre 1941 Antonino Catarella
Controllo di autoritàVIAF (EN34507 · ISNI (EN0000 0000 6144 8096 · SBN CFIV009594 · BAV 495/124857 · LCCN (ENn85163098 · GND (DE119470314 · BNF (FRcb12073694f (data)