Gli Italian Music Awards sono stati dei premi ideati nel 2000 dalla Federazione Industria Musicale Italiana e consegnati per la prima volta nel 2001, con lo scopo di onorare i risultati ottenuti nel mercato discografico italiano da parte della migliore produzione musicale nazionale ed internazionale.[1]
Tra i premi musicali italiani si registrano, per storicità e presenza di big della musica leggera, il Premio Tenco, il Premio Lunezia e il Festival di Musicultura e alcune altre rassegne della penisola dedicate al valore cantautorale dell'arte-canzone.
Storia
I premi venivano assegnati da una academy costituita da un totale di 400 persone, scelte come rappresentanza di discografici, giornalisti musicali, DJ, produttori, manager, commercianti e consumatori di dischi.[2]
La prima cerimonia di premiazione degli Italian Music Awards si è tenuta il 5 febbraio 2001 ed ha riguardato i risultati ottenuti nel periodo tra il 1º dicembre 1999 e il 30 novembre 2000,[3] mentre la quarta ed ultima[4] premiazione si è tenuta il 15 dicembre 2003.[5]
Una quinta edizione della manifestazione era stata inizialmente programmata per la fine del 2004, ma dopo essere stata rimandata al febbraio del 2005 e poi alla primavera dello stesso anno, fu cancellata a causa della mancanza di un accordo con la RAI per la trasmissione dell'evento malgrado ciò furono comunque consegnati i premi.[4][6]
Il vuoto lasciato dalla cancellazione degli Italian Music Awards è stato in seguito riempito dai Music Awards (nome assunto nel 2014) ,[7] avviati nel 2007 con il nome di Wind Music Awards.[8]
Prima edizione
Nella prima edizione, gli artisti che hanno ottenuto il maggior numero di premi sono stati i Lùnapop, che si sono aggiudicati 4 statuette, seguiti da Carmen Consoli, che ha vinto in due diverse categorie.[9][10][11]
La quinta edizione degli Italian Music Awards avrebbe dovuto svolgersi nel febbraio 2004, ma non fu fatta, nonostante tutto furono consegnati i seguenti premi.
^ Marinella Venegoni, Grammy d'Italia, è qui il business, su lastampa.it, La Stampa, 7 giugno 2007. URL consultato il 16 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2014).