L'hacktivismo italiano è la declinazione dell'hacktivism in Italia. Il termine è il risultato dell'unione delle parole hacker e attivismo.[1] L'hacktivismo abbraccia anche il fenomeno dell'hackeraggio sociale che comprende tutte le attività di alfabetizzazione informatica, di socializzazione alle nuove tecnologie, di creazione di nuove comunità virtuali, di rivedicazione dei diritti digitali (cyberights), di diffusione di un pensiero critico sulle nuove tecnologie e di proteste contro le tecnologie della comunicazione.[2]

Storia

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Primi tentativi di comunità virtuali alternative

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I prodromi dell'hacktivism italiano sono riscontrabili in soggetti e pratiche che, in particolar modo dal secondo dopoguerra del Novecento, hanno posto le basi teoriche e pratiche, relazionali e tecniche, culturali e contro-culturali alla base della successiva nascita del cosiddetto "hacktivism" in Italia.[3]

I primi germogli dell'hacktivismo italiano nacquero sulle reti BBS. La rete BBS consisteva in un computer dedicato alla messagistica che fungeva da bacheca dove si poteva affiggere un messaggio visibile a tutti gli utenti. Affinché ciò funzionasse tutti i computer dovevano essere collegati tramite una linea telefonica. I messaggi e le informazioni venivano fatte circolare di notte quando le connessioni costavano meno.[4] Nel 1984 Giorgio Rutigliano decise di convertire le linee del suo negozio per servizi informatici in un nodo BBS che nel 1986 divenne il primo collegamento con la rete internazionale FidoNet.[5] A differnza della rete Fidonet, che aveva scopi puramente amatoriali, altre reti di Bbs italiane, in particolar modo come l'European Counter Network (ECN) (1989) e la Cybernet (1993) furono un terreno fertile per gli attivisti che grazie ad esse potevano scambiarsi messaggi liberamente, organizzarsi e creare delle comunità virtuali alternative.[6]

Nel 1992 nacque Peacelink dall'idea di Marinelli e Marescotti al fine di sfruttare la telematica per la pace.[7] Nel 1992 Giovanni Pugliese riuscì a renderla una rete BBS indipendente. In relazione ad essa si sviluppò ScoutNet a partire dall'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, la cui finalità era quella di mettere in collegamento gli scout italiani ed internazionali.[8]

Nello stesso periodo si svilupparono delle reti BBS legate al cyberpunk e alla sinistra extraparlamentare.[9] Nel 1989 venne creata in Italia l'European Counter Network (ECN) al fine di dare vita ad una rete alternativa italiana ed europea.[10] Sulla scia del Cyberpunk nel 1991 alcuni soggetti di tale area proposero ed ottennero l'approvazione alla nascita di un forum di messaggi denominato Cyberpunk.ita all'interno della rete FidoNet, che venne poi chiuso nel 1992 dalla Fidonet stessa, in quanto la libertà di espressione al suo interno andava contro le rigide policy di tale rete. Nel 1993 nacque la rete Cybernet, i cui primi due nodi furono Senza Confine Bbs (creata a Macerata) e Hacker Art Bbs (creata nel 1990 a Firenze da Tommaso Tozzi). Il terzo e quarto nodo furono Decoder Bbs (creata a Milano dall'omonima rivista "Decoder" nel 1993) e Bits Against The Empire.[11][12] Inizialmente, le reti appena elencate si basavano su due concezioni diverse della telematica. L'area legata ad ECN la vedeva come uno strumento per la politica, mentre l'area discendente dal cyberpunk vedeva la telematica come un nuovo modo di comunicare e dell'agire umano.[13] All'inizio degli anni Novanta le due differenti concezioni si unificarono, creando un reciproco interscambio di alcuni dei forum contenuti al loro interno.

Il periodo buio per gli hacker italiani

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Nel 1992 venne estesa la legge riguardante il diritto d'autore anche ai programmi per elaboratore (decreto legislativo 518/92)[14] e vennero introdotti nel codice penale i crimini informatici.[15] Questo diede avvio a quello che viene chiamato Italian Crackdown che delinea le operazioni di polizia a scapito delle Bulletin Board System.[16] Tra le reti colpite vi furono anche quelle legate all'attivismo. In particolare, nel 1994 venne disposto dalla Procura della Repubblica di Taranto il sequestro che colpì la Taras Comunication che era il nodo centrale di PeaceLink.[17][18] I sequestri dissuasero gli ammistratori delle BBS tra cui Giorgio Rutigliano, il padre di FidoNet, che decise di concludere la sua attività.[19]

Le reazioni al crackdown

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La prima reazione consistette nel riaprire le BBS che erano state chiuse. Cybernet, Peacelink ed ECN. diedero vita a SYSOP.ITA finché non riuscirono a ricreare le loro reti indipendenti.[20] Inoltre, FidoNet e PeaceLink fecero delle pressioni sui parlamentari che condussero alle interrogazioni del 19 e del 31 maggio ove si chiesero chiarimenti sulle operazioni di polizia e sui sequestri.[21] Inoltre, vennero fondate l'Associazione PeaceLink ed ALCEI le quali si prefiggevano di tutelare i diritti telematici del cittadino facendo appello all'articolo 21 della Costituzione italiana che prevede la libertà di espressione.[22] Gi autori di Decoder scrissero un articolo sul Manifesto al fine di rendere noto all'opinione pubblica l'Italian crackdown.[23] Raf Valvola Scelsi scrisse No copyright, Nuovi diritti nel 2000 in cui prendeva posizione contro la privatizzazione dei software.[24] Un'altra realtà che si spese a favore del no copyright fu Strano Network[25]. Quest'ultima insieme ad ECN diede vita alla mailing list Cyberights in cui si monitoravano le azioni di polizia condotte contro le BBS.[26] Il 19 febbraio 1995 Strano Network organizzò il convegno Diritto alla Comunicazione nello Scenario di Fine Millennio al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato riguardante il modo di reagire alle azioni istituzionali che stavano avvenendo in Italia.[27]

Esperienze di hacktivismo italiano

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Note

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  1. ^ I. Rossini, I.Severi, Prove tecniche di trasmissione, Mediattivismo e paranoia. (PDF), in Zapruder, storie in movimento, gen-apr 2018, p. 2.
  2. ^ T. Tozzi e A. Di Corinto, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, Manifestolibri, 2002, ISBN 88-7285-249-8. URL consultato il 29 giugno 2021.
  3. ^ Tommaso Tozzi, Le radici dell'Hacktivism in Italia : 1969-1989 : Dallo sbarco sulla luna alla caduta del muro di Berlino (PDF), Accademia di Belle Arti di Firenze, 2019. URL consultato il 24 marzo 2022.
  4. ^ C. Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, Apogeo, 1999, p. 14, ISBN 9788873035299. URL consultato il 21 giugno 2021.
  5. ^ C. Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, cit., pp. 21-22. URL consultato il 21 giugno 2021.
  6. ^ Arturo Di Corinto e Tommaso Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, cit., p. 28. URL consultato il 21 giugno 2021.
  7. ^ PeaceLink - Telematica per la pace, su PeaceLink. URL consultato il 21 giugno 2021.
  8. ^ C. Gubitosa, A. Marescotti e E. Mercandalli, Telematica per la pace : cooperazione, diritti umani, ecologia _, Apogeo, 1996, pp. 113-133, ISBN 9788850310517. URL consultato il 21 giugno 2021.
  9. ^ A. Di Corinto e T.Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, cit., pp. 158. URL consultato il 21 giugno 2021.
  10. ^ A. Di Corinto e T. Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, cit., p. 158. URL consultato il 21 giugno 2021.
  11. ^ A. Di Corinto e T. Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, cit., p. 145. URL consultato il 21 giugno 2021.
  12. ^ C Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, cit., p. 142. URL consultato il 21 giugno 2021.
  13. ^ A. Di Corinto e T. Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, Manifestolibri, 2002. URL consultato il 21 giugno 2021.
  14. ^ Gazzetta Ufficiale, su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 22 giugno 2021.
  15. ^ C. Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, cit., pp. 27-28. URL consultato il 22 giugno 2021.
  16. ^ C. Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, cit., pp. 27-52.
  17. ^ Alessandro Marescotti, PeaceLink, storia di una comunita' virtuale, su PeaceLink. URL consultato il 22 giugno 2021.
  18. ^ PeaceLink Crackdown, su olografix.org. URL consultato il 22 giugno 2021.
  19. ^ S. Chiccarelli e A. Monti, Spaghetti Hacker, 1. ed, M & A, 2011, pp. 132-133, ISBN 978-88-89479-14-8. URL consultato il 22 giugno 2021.
  20. ^ C. Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, cit., pp. 58-59. URL consultato il 22 giugno 2021.
  21. ^ Interrogazioni Parlamentari, su olografix.org. URL consultato il 22 giugno 2021.
  22. ^ (EN) Dichiarazione di principi, su ALCEI, 4 maggio 2005. URL consultato il 22 giugno 2021.
  23. ^ The Italian Crackdown sul Manifesto (TXT), su olografix.org.
  24. ^ Raf Valvola Scelsi, No copyright : nuovi diritti nel 2000, Shake, 1994, ISBN 88-86926-11-1, OCLC 797422688. URL consultato il 22 giugno 2021.
  25. ^ Strano Network
  26. ^ C. Gubitosa, Italian crackdown : BBS amatoriali, volontari telematici, censure e sequestri nell'Italia degli anni '90, cit., pp. 62-63. URL consultato il 22 giugno 2021.
  27. ^ Atti del convegno DIRITTO ALLA COMUNICAZIONE NELLO SCENARIO DI FINE MILLENNIO, su strano.net. URL consultato il 22 giugno 2021.
  28. ^ Arturo Di Corinto, Tommaso Tozzi, Hacktivism. La libertà nella maglie della rete, ManifestoLibri, Roma, 2002, su dicorinto.it, 31 agosto 2005. URL consultato il 30 settembre 2023.
  29. ^ a b Netstrike (1995) - Tommaso Tozzi, su www.tommasotozzi.it. URL consultato il 30 settembre 2023.
  30. ^ Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete, su www.hackerart.org. URL consultato il 30 settembre 2023.
  31. ^ Netstrike - a new way to protest!, su web.archive.org, 10 novembre 2000. URL consultato il 23 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2000).
  32. ^ (EN) NetStrike.it - Greenpeace Italia, su netstrike.it. URL consultato il 23 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2021).
  33. ^ Welcome to HACKmeetin 1998, su hackmeeting.org. URL consultato il 23 giugno 2021.
  34. ^ A. Di Corinto e T. Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, cit., pp. 23-25. URL consultato il 23 giugno 2021.
  35. ^ HackLab.it, su autistici.org. URL consultato il 23 giugno 2021.
  36. ^ A. Di Corinto, T. Tozzi, Hacktivism : la libertà nelle maglie della rete, cit., pp. 13-14. URL consultato il 23 giugno 2021.
  37. ^ Isole nella Rete, su ecn.org. URL consultato il 23 giugno 2021.
  38. ^ autistici.org - Benvenut@ su A/I, su autistici.org. URL consultato il 23 giugno 2021.
  39. ^ M. Pasquinelli, Media activism : strategie e pratiche della comunicazione indipendente : mappa internazionale e manuale d'uso, 1. ed, 2002, pp. 53-97, ISBN 9788887423877. URL consultato il 23 giugno 2021.
  40. ^ Mastodon Bida.im, su Mastodon ospitato su mastodon.bida.im. URL consultato il 23 giugno 2021.
  41. ^ Ippolita, ATTIVITÀ, su Ippolita. URL consultato il 23 giugno 2021.
  42. ^ PeaceLink, su PeaceLink. URL consultato il 23 giugno 2021.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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