Il gigantismo insulare è un fenomeno biologico che consiste nel continuo aumento di stazza di una specie animale o vegetale col passare delle generazioni, qualora questa si venga a trovare in un habitat isolato.
La taglia maggiore assicura un certo vantaggio nella lotta per la sopravvivenza (regola di Bergmann). Di solito, i grossi erbivori sono anche più lenti, ma la grossa taglia impedisce a molti predatori di cacciarli; inoltre, negli ambienti insulari, tali predatori sono spesso totalmente assenti.
Quindi, il fenomeno del gigantismo insulare, più che alle scarse risorse offerte dall'isola (come il nanismo insulare) è dovuto all'assenza di fattori che inibiscano il raggiungimento di grandi dimensioni.
Con l'arrivo dell'uomo e di nuovi predatori al suo seguito (cani, gatti, ratti, maiali), la maggior parte degli animali che presentavano questa caratteristica si sono estinti.
La specie estinta Heracles inexpectatus vissuta nel Miocene in Nuova Zelanda, rappresenta il più grande taxon di pappagallo conosciuto e, probabilmente, era incapace di volare;[1]
Il varano di Komodo, un raro esempio di carnivoro gigante (di solito, la taglia degli animali carnivori sulle isole si riduce per far fronte alle limitate risorse alimentari).
Ma quale effetto isola!, su galileonet.it. URL consultato il 25 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2016). Confutate le evidenze per cui la taglia originale della specie influirebbe sul gigantismo e sul nanismo degli animali rimasti isolati - Galileo 8.11.2007