Il crollo del 6 maggio 2010 (detto anche Flash Crash) è stato un improvviso crollo dell'indice Dow Jones, della borsa valori di New York, avvenuto tra le 14:42 e le 15:07 ora locale.[1]
La giornata di contrattazioni era stata negativamente influenzata da cattive notizie sul diffondersi della crisi greca nella zona euro[2] e per tutta la mattina i listini delle borse americane avevano presentato segno meno. Alle 14:42 EDT del pomeriggio gli indici Dow Jones, S&P500 e Nasdaq hanno iniziato velocemente a perdere punti, arrivando a cedere oltre il 9% dal prezzo di chiusura del giorno precedente, per poi chiudere la seduta con perdite consistenti nell'ordine del 3% circa ma comunque lontane dai minimi toccati pochi minuti prima.
Come afferma il rapporto ufficiale[1] della Securities and Exchange Commission (SEC) e della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) gli eventi del 6 maggio possono essere suddivisi in 5 fasi:
Nei giorni immediatamente successivi al crollo, la Securities and Exchange Commission (SEC) ha introdotto nuove regole che contenevano degli "interruttori automatici" alle contrattazioni.[3] Le nuove disposizioni bloccano gli scambi di borsa nel caso si verifichino repentine variazioni nelle quotazioni superiori alla soglia del 10% nell'arco di 5 minuti.[3]
Dopo quasi cinque mesi di indagini, la SEC e la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) hanno presentato una relazione congiunta il 30 settembre 2010 denominata Findings Regarding the Market Events of May 6, 2010, in cui è raccolta ed evidenziata la sequenza di eventi che ha portato al cosiddetto Flash Crash. La relazione ha presentato il ritratto di un mercato estremamente frammentato e fragile, in cui una singola transazione di grandi dimensioni generata da un software di negoziazione ad alta frequenza della Waddell & Reed Financial ha causato una forte variazione nel prezzo delle azioni. L'ordine avrebbe riguardato una quantità insolitamente grande di contratti futures E-mini S&P 500, che – per effetto della massiccia presenza di algoritmi di negoziazioni ad alta frequenza – ha immediatamente allargato a tutto il listino gli effetti dell'operazione, causando una sensibile e veloce perdita di valore della borsa.