Filomena è un nome proprio di persona italiano femminile[1][2][3][4][5].
Si tratta di un nome dall'origine e dalla tradizione onomastica complesse: viene frequentemente accostato ad un nome di stampo classico, Filomela, portato nella mitologia greca da una figlia di re Pandione, mutata dagli dei in usignolo[1][3]. In greco Φιλομήλη (Philomēlē) o Φιλομήλα (Philomēla) vuol dire proprio "usignolo"[1][3]; tradizionalmente tale nome è considerato un composto di φίλος (phílos, "amico", "che ama") e μέλος (mélos, "canto"), quindi "colei che ama il canto", una combinazione che ben si addice al mito[1][4][5][7]; è però probabile che il secondo elemento sia da identificare con μῆλον, mêlon ("mela", "frutto", o anche "pecora", "gregge") quindi "che ama le mele"[3][7] o "che ha cura del gregge"[4].
Tuttavia, per quanto certamente i nomi "Filomena" e "Filomela" possanno essersi confusi in epoca postclassica[1][4], è importante notare che in latino è attestato il nome Philomena, forma femminile di Philomenus: quest'ultimo risale al greco Φιλομένης (Philoménes), composto sempre da φίλος come primo elemento, ma affiancato a μένω (méno, "rimanere"), col significato complessivo di "che resta amico", "che è costante nell'amicizia", "fedele all'amore/all'amicizia"[1][4][5] (ulteriori interpretazioni indicano invece come secondo elemento μένος, ménos, "forza vitale", "coraggio", quindi "amico della forza"[1][2]).
Durante il Medioevo il nome era già in uso, principalmente come derivato di Filomela[3]; nel 1527 vennero rinvenute le reliquie di una santa Filomena a San Severino Marche, ma il culto rimase perlopiù circoscritto a quella zona[1]. Una seconda santa con questo nome, detta Filomena di Roma, venne estratta dalle catacombe di Priscilla nel 1802 e il suo culto guadagnò subito grande popolarità, giovando considerevolmente all'utilizzo del nome[1][2][3]; va però notato che, nel suo caso, quello che venne scambiato per il nome proprio della santa era forse invece una variazione dell'aggettivo φιλομηνη (philomene) o φιλουμηνα (philoumena), ossia "amata"[2][3].
Il nome ha goduto di ampia diffusione in Italia nel XIX secolo grazie al culto di queste due sante; nei primi decenni del Novecento il suo uso è progressivamente calato[1], fino a che non ha ricevuto una nuova spinta nel 1951, grazie alla commedia di Eduardo De Filippo Filumena Marturano[5]; le sue occorrenze sono accentrate per oltre un terzo nel Sud Italia continentale[4].
L'onomastico può essere festeggiato in memoria di due diverse sante, entrambe però figure problematiche e a volte confuse fra loro:
Tolte queste due figure, vi sono comunque una beata e due santi uomini: