FIROS 25 FIROS 30 | |
---|---|
Descrizione | |
Tipo | lanciarazzi |
Impostazione | anni settanta |
In servizio | 1976 (esportazione) |
Utilizzatore principale | programma abortito |
Peso e dimensioni | |
Lunghezza | 2,7 - 3,3 m |
Diametro | 122 mm |
Prestazioni | |
Gittata | 22-34 km |
Velocità massima | km/h |
Motore | razzo a combustibile solido |
Esplosivo | 26 kg HE, 6 mine anticarro 77 bombelets |
dati tratti da Military Today.com[1] | |
voci di missili presenti su Wikipedia |
Il sistema FIROS (FIeld ROcket System) è una famiglia di lanciarazzi multipli italiani sviluppata negli anni 1970 dall'azienda BPD, all'epoca la principale a livello nazionale nel campo della propulsione a razzo. Il sistema venne sviluppato per l'esportazione, con alcune decine di lanciatori per la versione FIROS 25 venduti ad alcuni paesi arabi, e una batteria di FIROS 30, presentato negli anni 1980 allo Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, acquistata per impiego sperimentale.
Il programma multinazionale anglo-italo-tedesco RS 80 MARS,[2] relativo ad un lanciarazzi in calibro 300 mm montato sullo scafo di un carro armato Leopard 1 andò abortito nel 1977. Sull'onda del successo di esportazione dei razzi sovietici della serie Grad, la società italiana SNIA-BPD progettò due modelli di nuovi razzi, uno leggero e uno medio, della serie FIROS (FIeld ROcket System) destinati principalmente al mercato dell'esportazione.[3]
Il primo sistema, designato FIROS 6,[4] era relativo ad una razziera leggera a 48 canne in calibro 51 mm che poteva essere installata sul pianale di una autovettura da ricognizione Fiat AR-76, Nuova Campagnola o Land Rover, o sulla parte superiore dello scafo di un veicolo da trasporto truppe blindato Fiat 6614. Inoltre tale razziera poteva essere sistemata su un apposito rimorchio trainabile.[4] Il prototipo fu presentato all'esercito italiano installato su una Land Rover, ma non fu emesso alcun ordine di acquisto,[5] mentre sei sistemi furono acquistati dal Messico per essere assegnati alla fanteria di marina.[3]
Il secondo tipo, denominato FIROS 25,[6] era un lanciarazzi semovente a saturazione d'area dotato di 40 tubi di lancio calibro 122 mm[N 1][7] installato su un autocarro 6x6 Magirus Deutz o Mercedes-Benz. Il sistema d'arma poteva essere pronto al fuoco in cinque minuti, e disponeva di un doppio sistema di brandeggio manuale o ad asservimento elettro-idraulico. Il caricamento poteva avvenire manualmente, o meccanicamente tramite la sostituzione di uno dei due moduli, ognuno dotato di 20 tubi di lancio, di cui era composta la razziera. Detti moduli venivano trasportati da un apposito veicolo di rifornimento. Sviluppato a partire dal 1976, il FIROS 25 venne testato nell'aprile 1978,[8] e la sperimentazione terminò nel 1981.[6] Primo cliente fu l'esercito degli Emirati Arabi Uniti che acquistò 48 lanciarazzi,[9] mentre razzi da 122 mm FIROS vennero acquistati e riprodotti in Iraq, dove furono adattati all'utilizzo di una testata chimica.[10] Nel corso del 1995 negli EAU si verificarono alcuni casi di incendio e detonazione dei razzi FIROS 25 immagazzinati.[3] Secondo i rappresentanti della società questi incidenti erano collegati alla violazione del regime di temperatura durante lo stoccaggio in climi caldi.[3] Alla fine del 1996 circa 24 sistemi FIROS 25 vennero disattivati[9] e, a partire dalla metà del 2002, tutti e 48 erano stati posti in posizione di riserva.[3]
Dopo il fallimento del programma multinazionale RS-80 MARS, relativo ad un lanciarazzi pesante semovente, e l'abbandono di quelli nazionali Breda BR-51GS,[N 2] RC-12 e IA-100R,[N 3] l'Esercito italiano lasciò momentaneamente l'idea di acquisire i lanciarazzi multipli, ritornando ad interessarsene verso l'inizio degli anni ottanta.[2] In quella occasione la SNIA propose una versione modificata del sistema FIROS 25, dotata di maggiore gittata e installata su di un autocarro FIAT-Iveco con cabina di guida corazzata, che fu denominata FIROS 30.[2] Nel 1986 l'esercito avviò la fase di valutazione, quando già nel 1982 aveva aderito al programma multinazionale MLRS in calibro 227 mm, mantenendo l'interesse anche negli anni successivi come sistema complementare al precedente.[2] Le prove, condotte su due sistemi costruiti a spese delle società costruttrici, si conclusero nel 1991, e in quello stesso anno furono fatti sfilare durante la parata militare del 2 giugno in via dei Fori Imperiali a Roma.[2] Per l'anno successivo fu prevista l'acquisizione di una batteria costituita da un autocarro posto comando, 4 veicoli lanciatori e 4 da rifornimento, primi di un totale di 60 sistemi d'arma considerati necessari. Con essi era previsto di armare un gruppo di supporto generale da assegnare a ogni corpo d'armata, oltre a quelli necessari all'addestramento.[2] La fine della guerra fredda e l'elevatissimo costo di acquisto, pari a 270 miliardi di lire dell'epoca per i 4 gruppi lanciarazzi, portarono all'annullamento del programma di acquisto.[2]
La versione FIROS 30 destinata all'Esercito Italiano, doveva andare ad equipaggiare 3 gruppi lanciarazzi con 10 batterie di 6 lanciatori l'una, verteva sull'uso di un autocarro 6x6 ad alta mobilità[6] IVECO APC-90, con cabina blindata dotata di protezione NBC e sistemi automatizzati per la navigazione e il brandeggio dei lanciatore. Il peso del sistema, circa 17,3 tonnellate,[6] non lo rendeva idoneo al trasporto sui Lockheed C-130H Hercules.
Il razzo, a propellente composito posizionato per colata che consentiva una maggiore gittata nonostante il peso del booster, era lungo 2,8 m, pesava a seconda del tipo da 65,5 a 72 kg[4] e raggiungeva una gittata massima variabile da 30 a 34 km.[3]
Le testate belliche, del peso di 26 kg,[4] potevano essere di vario tipo, ad HE da 26 kg, con gittate di 34 km, a submunizioni (ben 77 bombette antiamateriale o 6 mine anticarro) con gittata di 30 km.[3]
La salva può essere sparata in 16 secondi e il veicolo in circa 3 minuti può fermarsi, sparare, e ripartire.[4] I veicoli per il rifornimento trasportano 4 moduli da 20 canne, con cui sostituire, invece che ricaricare, quelli usati.[3]