«La planetizzazione significa ormai comunità di destino per tutta l'umanità. Le nazioni consolidavano la coscienza delle loro comunità di destino con la minaccia incessante del nemico esterno. Ora, il nemico dell'umanità non è esterno. È nascosto in essa. La coscienza della comunità di destino ha bisogno non solo di pericoli comuni, ma anche di un'identità comune che non può essere la sola identità umana astratta, già riconosciuta da tutti, poco efficace a unirci; è l'identità che viene da un'entità paterna e materna, concretizzata dal termine patria, e che porta alla fraternità milioni di cittadini che non sono affatto consanguinei. Ecco che cosa manca, in qualche modo, perché si compia una comunità umana: la coscienza che siamo figli e cittadini della Terra-Patria. Non riusciamo ancora a riconoscerla come casa comune dell'umanità.[1]»

Edgar Morin nel 2019

Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi, 8 luglio 1921), è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l'approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un'ampia gamma di argomenti, fra cui l'epistemologia.

Durante la sua carriera accademica ha lavorato principalmente presso l'École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Particolare attenzione hanno ricevuto le sue ricerche sulla complessità e il cosiddetto "pensiero complesso".[2]

Biografia

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Morin nasce in una famiglia ebrea sefardita, originaria di Livorno. Suo padre era un commerciante ebreo di Salonicco ma si dichiarava laico e di origine "neo marrana"; figlio unico, resta orfano di madre a 10 anni.

Da ragazzo, Morin amava la lettura, il cinema, l'aviazione e il ciclismo. Si lega al socialismo ai tempi del Fronte Popolare francese e della Guerra civile spagnola. Nel 1940, quando i tedeschi invadono la Francia, Morin fugge a Tolosa dove si dedica ad aiutare gli esuli e ad approfondire il marxismo. Nel 1942, poco prima di entrare nella Resistenza, nella quale sarà tenente delle forze combattenti, ottiene una licenza in diritto. Nella resistenza conosce François Mitterrand e adotta il nome di battaglia Morin, che preferirà rispetto al cognome vero. Nel 1941 aderisce al Partito Comunista Francese. Prende parte alla liberazione di Parigi nell'agosto del 1944 e l'anno seguente sposa Violette Chapellaubeau. I due si trasferiscono a Landau dove Morin è prima addetto allo Stato Maggiore della Prima Armata francese in Germania (1944), poi Capo dell'Ufficio Propaganda del governo militare Francese (1945). Alla Liberazione scrive L'an zéro de l'Allemagne sulla situazione del popolo tedesco, libro che richiama l'attenzione di Maurice Thorez, allora segretario generale del Partito Comunista Francese e Ministro della Funzione Pubblica, che lo invita a scrivere nella rivista "Les Lettres françaises".

Nel 1946 torna a Parigi e abbandona la carriera militare, proseguendo le attività nel partito comunista. Per le sue posizioni anti-staliniste il rapporto col partito nel 1949 comincia a deteriorarsi, fino alla sua espulsione nel 1951, seguita alla pubblicazione di un articolo su "Le Nouvel Observateur" (all'epoca noto come "France-observateur"). Nel 1950 entra al Centre national de la recherche scientifique (CNRS, Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) nel campo dell'antropologia sociale, su consiglio e con l'appoggio di Georges Friedmann, Maurice Merleau-Ponty, Vladimir Jankélévitch e di Pierre Georges. Nel 1955 anima un comitato contro la Guerra d'Algeria.

Successivamente, si distacca progressivamente dal comunismo per avvicinarsi al Partito Socialista francese, per il quale simpatizza a partire dai primi anni '80, manifestando molta vicinanza in particolare verso le posizioni di François Hollande[3].

Sviluppo filosofico

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Nella cinematografia Morin aderisce al surrealismo, pur senza abbandonare il socialismo. Condivide le idee di Franco Fortini e Roberto Guiducci: fonda e dirige la rivista "Arguments" (1954-1962), ispirata alla rivista italiana "Argomenti", di Fortini. Nel 1959 pubblica il libro Autocritique.

Nel 1960, Morin viaggia per l'America Latina, visitando Brasile, Cile, Bolivia, Perù e Messico, dove viene profondamente impressionato dalla cultura indigena e afro-brasiliana. Tornato in Francia, pubblica L'Esprit du Temps. Nel 1961 fonda, con Roland Barthes e Georges Friedmann, la rivista "Communications".

Edgar Morin in un colloquio a Rio de Janeiro, 1972.

A partire dal 1965 è coinvolto in un ampio progetto multidisciplinare, finanziato dalla Délégation Générale à la Recherche Scientifique et Technologique (DGRST), su una Comune in Bretagna, a Plozévet. Passa l'intero 1965 portando avanti ricerche, assieme ai suoi collaboratori, vivendo a Poulhan. La ricerca dà luogo alla pubblicazione dal titolo La Métamorphose de Plozévet (1967). Si tratta di uno dei primi saggi di etnologia sulla Francia contemporanea. Questa "unicità" gli porta però conseguenze negative: Morin viene etichettato come "eretico" dal DGRST, cosa che contribuirà alla sua crescente avversione per l'ambiente accademico parigino, e lo indurrà a passare un tempo sempre maggiore lavorando lontano dalla capitale.

Nel 1968 Morin sostituisce Henri Lefébvre all'Università di Nanterre. Coinvolto nelle rivolte studentesche di quel periodo, nel maggio 1968 scrive una serie di articoli per "Le Monde" tentando di analizzare quella che chiamava "La Comune studentesca". Segue da vicino la rivolta studentesca con una seconda serie di articoli per "Le Monde" intitolata "La révolution sans visage". Sempre nel 1968, insieme con Claude Le Fort e Cornelius Castoriadis pubblica Mai 68: la Brèche ("Maggio 1968: la Breccia").

Nel 1969 Morin trascorre un anno al Salk Institute a La Jolla, California, dove si fa coinvolgere negli studi di genetica iniziatisi con la scoperta del DNA; queste influenze culturali contribuiranno alla sua visione dell'umanità e del mondo che combina cibernetica, teoria dell'informazione e teoria dei sistemi.

Nel 1983 pubblica De la nature de l'URSS, con cui lo studioso approfondisce la sua analisi del comunismo sovietico.

"Riforma del pensiero" e "politica della civiltà"

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Edgar Morin ha dedicato gran parte della sua opera ai problemi di una "riforma del pensiero", affrontando le questioni alla base delle sue riflessioni sull'umanità e sul mondo: la necessità di una nuova conoscenza che superi la separazione dei saperi presente nella nostra epoca e che sia capace di educare gli educatori a un pensiero della complessità.

In Morin è anzitutto fondamentale la distinzione tra civiltà e cultura. La cultura è l'insieme delle credenze e dei valori caratteristici di una determinata comunità. La civiltà è invece il processo attraverso il quale si trasmettono da una comunità all'altra: le tecniche, i saperi, le scienze.[4]

Morin sostiene che "la cultura, ormai, non solo è frammentata in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi": da una parte la cultura umanistica "che affronta la riflessione sui fondamentali problemi umani, stimola la riflessione sul sapere e favorisce l'integrazione personale delle conoscenze", dall'altra, la cultura scientifica che "separa i campi della conoscenza, suscita straordinarie scoperte, geniali teorie, ma non una riflessione sul destino umano e sul divenire della scienza stessa". A ciò va aggiunta la sfida sociologica: "l'informazione è una materia prima che la conoscenza deve padroneggiare e integrare", una conoscenza "costantemente rivisitata e riveduta dal pensiero", il quale a sua volta "è oggi più che mai il capitale più prezioso per l'individuo e la società". L'indebolimento di una percezione globale conduce all'indebolimento del senso della responsabilità, poiché ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come all'indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame con la propria città: "la conoscenza tecnica è riservata agli esperti" e "mentre l'esperto perde la capacità di concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza".[5]

Secondo Morin è necessario raccogliere queste sfide attraverso la riforma dell'insegnamento e la riforma del pensiero: "È la riforma di pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell'intelligenza per rispondere a queste sfide e che permetterebbe il legame delle due culture disgiunte. Si tratta di una riforma non programmatica ma paradigmatica, poiché concerne la nostra attitudine a organizzare la conoscenza". Per spiegare questo concetto Morin richiama una frase di Michel de Montaigne: "È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena". Egli perciò distingue tra "una testa nella quale il sapere è accumulato e non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che gli dia senso" e una "testa ben fatta", che comporta "un'attitudine generale a porre e a trattare i problemi; principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso".

Secondo Morin, una "testa ben fatta", mettendo fine alla separazione tra le due culture, consentirebbe di rispondere alle formidabili sfide della globalità e della complessità nella vita quotidiana, sociale, politica, nazionale e mondiale.

Riguardo alla civiltà occidentale, che è oramai globalizzata, essa ha ormai più effetti negativi che positivi, ed è anch'essa dunque bisognosa di una riforma, e dunque di una politica della civiltà. Gli assi portanti di una tale politica dovrebbero essere l'umanizzazione delle città e la lotta alla desertificazione delle campagne. Una politica della civiltà deve ristabilire solidarietà e responsabilità, e mirare a una simbiosi tra le diverse civiltà planetarie, raccogliendo il meglio di ciò che ciascuna ha da offrire. Deve infine abbandonare il perseguimento del "di più" a favore del "meglio", abbandonare l'idea quantitativa di crescita generalizzata, per adottarne una qualitativa: la politica della civiltà deve stabilire dove deve esservi crescita, e dove decrescita.[5]

Il cinema

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Edgar Morin (2011).

Entrato al CNRS nel 1950, Morin inizia a studiare cinema, collaborando con la Revue internationale de filmologie e pubblicando nel 1956 Le Cinéma ou l'Homme imaginaire, nel quale analizza la proiezione cinematografica e l'identificazione dello spettatore con l'immagine. Il saggio, considerato da alcuni come fondatore della storia culturale del cinema, è anche una constatazione sul ritardo delle scienze umane nell'interessarsi al dispositivo cinematografico.[6] Lo studio sul cinema continuerà anche l'anno successivo con Les Stars e con i numerosi articoli scritti per la rivista La Nef.

Nel 1961, Morin co-dirige con Jean Rouch il film Chronique d'un été (Cronaca di un'estate), che getta le basi per il cinéma vérité francese. Il documentario segue la vita di alcuni giovani lavoratori e studenti durante l'estate parigina del 1960, cercando di rispondere alla domanda "Sei felice?"; alcuni rush del film saranno poi riutilizzati da Florence Dauman per Un été + 50 (2011).[7][8] Nel 1963, il regista Henri Calef chiede a Morin di scrivere la sceneggiatura per L'Heure de la vérité, che racconta della storia di un vecchio nazista rifugiatosi in Israele assumendo l'identità di un deportato che aveva ucciso; in seguito a degli screzi con Calef, Morin deciderà di togliere il suo nome dalla sceneggiatura, usando invece lo pseudonimo di "Beressi", nome da nubile della madre.

Edgar Morin tornerà a parlare della produzione del film, del suo rapporto con il cinema e di Chronque d'un été nel documentario Edgar Morin, chronique d'un regard, diretto nel 2015 da Céline Gailleurd e Olivier Bohler[9].

Onorificenze in Italia

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Il 19 novembre 2001 viene insignito all'Università IULM della laurea honoris causa in Lingue e letterature straniere.[10]

Nel marzo 2002, in occasione del conferimento, da parte dell'Università degli Studi di Messina, della laurea honoris causa in Filosofia, il Dipartimento di Filosofia dell'Ateneo peloritano fonda il Centro Studi di Filosofia della Complessità, intitolandolo ad Edgar Morin, «pensatore che più di ogni altro ha messo in luce il tessuto complexus dei saperi»[11].

Il 1º dicembre 2008 è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Scienze dell'Educazione dall'Università degli studi S. Orsola Benincasa di Napoli. Dopo la proclamazione Morin ha tenuto la sua lectio doctoralis su "I sette saperi per un'educazione al futuro". Il 17 novembre 2011 è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Scienze pedagogiche, dall'Università degli studi di Macerata. Dopo la proclamazione Morin ha tenuto la sua lectio doctoralis su "Le sfide della conoscenza per un umanesimo planetario".

Nel 2012 è stato insignito del Premio Scanno per la sociologia.

Opere

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Onorificenze

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Onorificenze francesi

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Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore
— 2021
Grand'Ufficiale dell'Ordine Nazionale al Merito - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine Nazionale al Merito
— 2012
Commendatore dell'Ordre des Arts et des Lettres - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordre des Arts et des Lettres
immagine del nastrino non ancora presente
Medaglia della città di Parigi
— 2012

Onorificenze straniere

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Gran Groce dell'Ordine di San Giacomo della Spada (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Groce dell'Ordine di San Giacomo della Spada (Portogallo)
Commendatore dell'Ordine dell'efficienza intellettuale (Marocco) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine dell'efficienza intellettuale (Marocco)
Croce di ufficiale dell'Ordine al merito civile (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di ufficiale dell'Ordine al merito civile (Spagna)

Onorificenze accademiche

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Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università degli Studi di Perugia
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università degli Studi di Bergamo
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università degli Studi di Palermo
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università degli Studi di Milano
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università degli Studi di Messina
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università autonoma di Barcellona
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università di Valencia
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università degli Studi di Macerata
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università Aristotele di Salonicco
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università di Laval
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università di Odense
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università di Santiago del Cile
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università Nazionale di Santiago del Estero
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università Candido Mendes di Rio de Janeiro
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università di Porto Alegre
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università Joao Pessoa
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università tecnologica di La Paz
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università Ricardo Palma
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Maggiore Università Nazionale di San Marcos
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università nazionale Pedro Ruiz Gallo
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università La Cantuta
Docteur honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria
Docteur honoris causa
— Università di KwaZulu-Natal

Note

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  1. ^ V. L'identità umana, Raffaello Cortina, Milano 2002
  2. ^ Keith Moser, A Biosemiotic Interpretation of Edgar Morin’s “Complex Thought”, su mdpi.com, Mississippi State University.
  3. ^ L'alarme d'Edgar Morin
  4. ^ Edgar Morin: "la politica di civilizzazione non deve essere ipnotizzata dalla crescita", su documentazione.altervista.org. URL consultato il 30/12/2013.
  5. ^ a b "La politica di civilizzazione...", cit.
  6. ^ (FR) Christophe Gauthier, Le cinéma : une mémoire culturelle, in 1895, n. 52, 1º settembre 2007, pp. 9–26, DOI:10.4000/1895.1012. URL consultato il 20 settembre 2020.
  7. ^ film-documentaire.fr - Portail du film documentaire, su www.film-documentaire.fr. URL consultato il 20 settembre 2020.
  8. ^ Paris, 50 ans après, su Projection Publique. URL consultato il 20 settembre 2020.
  9. ^ (FR) Edgar Morin et le cinéma : le chemin de la vie, su Projection Publique. URL consultato il 20 settembre 2020.
  10. ^ Edgar Morin - Honorary Degree in Foreign Languages and Literatures, awarded on 19 November 2001, su Sito ufficiale Università IULM.
  11. ^ Copia archiviata, su ww2.unime.it. URL consultato il 18 aprile 2020 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2012).

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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