Distribuzione dei dialetti della lingua araba:

     1. ḥassānī (mauritano)

     2. marocchino

     3. sahariano

     4. algerino

     5. tunisino

     6. libico

     7. egiziano

     8. bedawī

     9. ṣa‘īdī

     10. ciadico

     11. sudanese

     12. ǧūbā

     13. naǧdī

     14. levantino

     15. mesopotamico settentrionale

     16. mesopotamico

     17. del Golfo

     18. baḥārna

     19. ḥeǧāzī

     20. šiḥḥī

     21. omanita

     22. ẓofārī

     23. sanʽānī

     24. taʿizzī-ʿadanī

     25. ḥaḍramī

     26. uzbeko

     27. tagico

     28. cipriota

     29. maltese

     30. nubiano

Della lingua araba esistono molte varietà che vengono chiamate solitamente dialetti, nell'accezione di "lingua vernacolare prevalente nell'uso informale presso ciascuna comunità". L'arabo è una lingua semitica, sottogruppo della famiglia afro-asiatica, che ha avuto origine nella penisola arabica. È classificato come macrolingua che comprende trenta varietà moderne, compresa la lingua standard (fuṣḥa).[1]

I dialetti arabi non sono sempre mutualmente comprensibili: alcune varietà del Nordafrica, ad esempio, sono incomprensibili per un levantino o un abitante del Golfo Persico. All'interno di queste vaste regioni esistono inoltre grandi differenze geografiche, sia all'interno di una stessa nazione, sia sulle zone di confine, fino anche all'interno di città e villaggi.

Bisogna però tenere distinte queste varietà colloquiali altamente divergenti, utilizzate per la comunicazione quotidiana, da quella formale standardizzata, che si trova invece nella maggior parte della lingua scritta e dei discorsi preparati. La varietà regionalmente prevalente è imparata dai parlanti come madrelingua, mentre quella formale è appresa solo in seguito a scuola. La lingua formale varia anch'essa fra la sua rappresentante moderna, l'arabo moderno standard (detto anche in acronimo AMS o, talvolta, all'inglese, MSA, da Modern Standard Arabic; in arabo فصحى fuṣḥā) e la sua base, l'arabo classico, ossia quello del Corano e della poesia preislamica, sebbene gli arabi non facciano solitamente questa distinzione. Ciò che distingue l'AMS dall'arabo classico è una grammatica leggermente semplificata e l'aggiornamento del lessico necessario al mondo moderno.

Le differenze più grandi fra l'arabo classico/standard da una parte e i dialetti dall'altra sono la perdita dei casi, un diverso ordine dei costituenti della frase, la perdita del sistema di modi verbali con conseguente evoluzione di un nuovo sistema, la perdita della diatesi passiva espressa per mezzo della flessione eccetto per un numero ristretto di varietà residuali, riduzione dell'uso del duale e perdita del plurale femminile nella coniugazione verbale. Molti dialetti arabi, in particolare quelli maghrebini, presentano significative rotazioni vocaliche e particolari agglomerati consonantici. Diversamente dagli altri gruppi dialettali, nel maghrebino la prima persona singolare dei verbi porta il prefisso n-.

Altre grandi differenze si riscontrano fra le parlate beduine e quelle sedentarie, fra quelle delle campagne e quelle urbane, fra gruppi etnici e religiosi, fra le classi sociali, fra uomini e donne, fra giovani e anziani. I confini fra queste differenze tuttavia si sovrappongono in una certa misura. Spesso, gli arabi adattano la propria lingua in vari modi a seconda del contesto e dell'intenzione — ad esempio, per parlare con persone provenienti da altri paesi, per dimostrare il proprio livello di istruzione o per ricorrere all'autorità della lingua formale.

Cambio e mescolamento della lingua

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Come detto, gli arabi adattano il proprio modo di parlare a seconda delle circostanze. I motivi che possono indurre questo comportamento possono essere la formalità della situazione, la necessità di parlare con persone di differente dialetto, ottenere approvazione sociale, differenziarsi dall'ascoltatore, la citazione di un testo scritto, differenziare questioni personali e lavorative o problemi di carattere generale, chiarire un concetto, passare a un altro argomento.[2]

Un altro importante fattore di mescolamento o cambio nel modo di esprimersi è il prestigio di una data varietà di lingua. Con ciò si intende il rispetto conferito a una lingua o dialetto all'interno della comunità dei parlanti. L'arabo formale porta un alto livello di prestigio nella maggior parte delle comunità arabofone, a seconda del contesto. Ma questa non è la sola fonte di prestigio:[3] vari studi hanno infatti evidenziato che per molti parlanti esiste una forma prestigiosa di dialetto. In Egitto, per i non cairoti, il dialetto di prestigio è quello del Cairo. Per le donne giordane di origine beduina o rurale può essere quello urbano delle grandi città, in particolare quello della capitale Amman.[4] Inoltre, in certi contesti, un dialetto piuttosto differente dall'arabo classico può essere più prestigioso di un altro più vicino alla lingua formale — questo è il caso del Bahrein, ad esempio.[5]

La lingua si mescola e cambia in vari modi. Spesso gli arabi utilizzano più di una varietà di arabo in una conversazione o addirittura nella stessa frase: questo procedimento viene detto commutazione di codice. Ad esempio, una donna in un programma televisivo può fare appello all'autorità della lingua formale incorporandone elementi nel proprio discorso per evitare che gli altri partecipanti alla trasmissione la interrompano. Un altro procedimento che interviene è il livellamento, l'eliminazione di specifiche caratteristiche dialettali in favore di altre più generalizzate. Questo può riguardare tutti i livelli linguistici — semantico, sintattico, fonologico, ecc.[6] Il cambiamento può essere temporaneo, fintanto che la comunicazione avviene fra arabi di diversa origine, o essere permanente, come spesso accade a persone che dalla campagna si trasferiscono in città e adottano il più prestigioso dialetto urbano, generalmente entro due generazioni.

Questo processo di accomodamento talvolta si appoggia sulla lingua formale, ma spesso no. Ad esempio, gli abitanti dei villaggi della Palestina centrale cercano di utilizzare il dialetto di Gerusalemme piuttosto che il proprio quando parlano con arabi di dialetto molto differente dal loro, specialmente se hanno una conoscenza alquanto sommaria dell'arabo standard.[7] Di nuovo, parlanti istruiti che provengono da zone diverse spesso utilizzano forme dialettali che sono una via di mezzo fra i loro dialetti piuttosto che fare ricorso alla lingua formale, in modo che la comunicazione sia più semplice e comprensibile. Ad esempio, per dire "c'è/ci sono" gli arabofoni ricorrono a varie parole:

In questo caso, /fiː/ ha più probabilità di essere utilizzato perché non è associato a nessuna regione in particolare ed è il più vicino al nucleo dialettale condiviso di questo gruppo di parlanti. Inoltre, data la prevalenza di film e trasmissioni televisive in egiziano, è molto probabile che tutti i locutori abbiano una certa familiarità con questo dialetto.[8] L'iracheno aku, il levantino fīh e il nordafricano kayn sono tutti evoluzioni di forme dell'arabo classico (yakūn, fīhi, kā'in rispettivamente), ma oggi suonano in modo molto diverso.

Talvolta un certo dialetto è associato ad arretratezza e non porta un prestigio tradizionale — tuttavia continua a essere utilizzato in quanto portatore di un certo prestigio occulto e serve a differenziare un gruppo da un altro quando necessario.

Varietà regionali

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Le differenze più grandi fra le varietà di arabo sono fra i gruppi linguistici regionali. Questi possono essere suddivisi in vari modi, ma questa è la tipologia solitamente accettata:

Questi vasti gruppi regionali non corrispondono ai confini degli stati moderni. Nella parte occidentale del mondo arabo i dialetti sono detti الدارجة ad-dāriǧa, mentre a Oriente العامية al-ʿāmmiyya. I dialetti confinanti sono solitamente mutualmente intelligibili, ma le varietà lontane no. Le parlate a ovest dell'Egitto sono piuttosto disparate e gli egiziani lamentano difficoltà nel capire i locutori maghrebini, mentre la capacità dei maghrebini di capire altre varietà di arabo è in gran parte dovuta alla diffusa popolarità dell'egiziano e, in misura minore, dei media libanesi; questo fenomeno è detto intelligibilità asimmetrica. Un altro fattore di differenziazione nei dialetti è l'influenza di altre lingue precedentemente parlate o ancora presenti nelle varie zone, ad esempio il copto in Egitto, francese, turco ottomano, romanzo d'Africa, spagnolo, berbero, punico (o fenicio) nel Maghreb, ḥimyarita, sudarabico moderno e antico nello Yemen e aramaico nel Levante. I locutori di varietà mutualmente non intelligibili sono spesso in grado si comunicare utilizzando l'arabo standard.

Le lingue moderne hanno in genere fornito un gran numero di nuovi termini e hanno talvolta influenzato la pronuncia o l'ordine delle parole. Esempi sono il turco e l'inglese in Egitto, il francese nel Maghreb e in Siria, l'inglese e il francese in Libano, l'inglese e l'ebraico in Israele. In ogni caso, un fattore molto più significativo per tutti i cinque gruppi di dialetti, come il latino per le lingue romanze, è il mantenimento (o cambio di significato) di forme dell'arabo classico utilizzate nel Corano.

Esempi delle principali differenze regionali

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L'esempio seguente mostra le somiglianze e le differenze fra le varietà letterarie e standardizzate e i più importanti dialetti urbani. Viene mostrato anche il maltese, una lingua siculo-araba lontanamente imparentata, discendente dell'arabo maghrebino.

La pronuncia reale può essere diversa; le traduzioni sono approssimative a fine dimostrativo. Anche la pronuncia dell'arabo standard varia significativamente da zona a zona.

Varietà Mi piace molto leggere.
Quando sono andato in biblioteca
ho trovato solo questo vecchio libro.
Volevo leggere un libro sulla storia delle donne in Francia.
Arabo moderno standard
أنا أحب القراءة كثيرًا

ʾanā ʾuḥibbu l-qirāʾata kaṯīran

عندما ذهبت إلى المكتبة

ʿindamā ḏahabtu ʾilā l-maktabati

لم أجد سوى هذا الكتاب القديم

lam ʾaǧid siwā hāḏā l-kitābi l-qadīm

كنت أريد أن أقرء كتابًا عن تاريخ المرأة في فرنسا

kuntu ʾurīdu ʾan ʾaqraʾa kitāban ʿan tārīḫi l-marʾa fī-faransā

Tunisino nħəbb năqṛa baṛʃa wăqtəlli mʃit l-əl-măktba ma-lqīt kān ha-l-ktēb lə-qdīm kənt nħəbb năqṛa ktēb ʕla tērīx lə-mṛa fi fṛānsa
Algerino āna nħəbb nəqṛa yāser məlli raħt l-əl-măktaba ma-lqīt ɣīr hād lə-ktāb lə-qdīm kŭnt nbɣīt nəqṛa ktāb ʕla tārīx lə-mṛa fi fṛānsa
Marocchino
ka nbɣi nəqṛa bezzaf məlli mʃit lmăktaba ma-lqīt-ʃ mən-ɣīr hād lə-ktāb lə-qdīm kŭnt bāɣi nəqṛa ktāb ʕla tārīx lə-mṛa fə-fṛansa
Egiziano
ana baħebb el-ʔerāya awi amma roħt el-maktaba ma-lʔet-ʃ ella l-ketāb el-ʔadīm da ana kont ʕāyez aʔra ketāb ʕan tarīx es-settāt fe faransa
Libanese āna ktīr bħebb il-ʔirēye lamma reħit ʕal-mektebe ma lʔēt illa hal-i-ktēb li-ʔdīm kēn bedde ʔra ktēb ʕan tērīx l-mara b-frēnse
Iracheno

(Baġdād)

āni kulliš aħebb lu-qrāya min reħit lil-maktaba ma ligēt ɣīr hāða el-ketab el-ʕatīg redet aqra ketāb ʕan tārīx l-imrayyāt eb-fransa
Arabo del Golfo ʔāna wāyed aħibb agrā lamman ruħt el-maktaba ma ligēt illa hal ketāb al-qadīm kunt abī agra kitāb ʕan tarīx al-ħarīm fi-fransa
Ḥeǧāzī ana marra aħubb al-girāya lamma ruħt al-maktaba ma ligīt ɣēr hāda al-kitāb al-gadīm kunt abɣa aɡra kitāb ʕan tārīx al-ħarīm fi faransa
Yemenita ˈʔana bajn aˈħibb el-geˈrāje ˈgawi ˈħīn ˈsert saˈlā el-ˈmaktabe ma leˈgēt-ʃ ˈðajje al-keˈtāb el-gaˈdīm kont ˈaʃti ˈʔagra keˈtāb ʕan taˈrīx al-ˈmare wastˤ faˈrānsa
Maltese jien inħobb naqra ħafna meta mort il-librerija Sibt biss hu dan il-ktieb il-qadim Ridt naqra ktieb dwar l-istorja tan-nisa fi Franza.

Per confronto, si può vedere la stessa frase in tedesco e in olandese:

  1. tedesco: Ich lese sehr gerne. Als ich zur Bibliothek ging, fand ich nur dieses alte Buch, obwohl ich ein Buch über die Geschichte der Frauen in Frankreich lesen wollte.
  2. olandese: Ik lees zeer graag. Toen ik naar de bibliotheek ging, vond ik slechts dit oude boek, hoewel ik een boek over de geschiedenis van de vrouwen in Frankrijk had willen lezen.

O in spagnolo e in portoghese:

  1. spagnolo: Me gusta mucho leer. Cuando fui a la biblioteca, encontré solamente este viejo libro. Quería leer un libro sobre la historia de las mujeres en Francia.
  2. portoghese: Gosto muito de ler. Quando fui à biblioteca, encontrei somente este livro velho. Queria ler um livro sobre a história das mulheres na França.

Alcuni linguisti discutono se le varietà di arabo siano abbastanza differenti da qualificarle come lingue separate nello stesso modo in cui lo sono il tedesco e l'olandese o lo spagnolo e il portoghese. Ad ogni modo, come fa notare Reem Bassiouney, la differenza fra "lingua" e "dialetto" è per vari aspetti più politica che effettivamente linguistica.[9]

Altre differenze regionali

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Le varietà "periferiche" dell'arabo – ossia quelle parlate in paesi in cui l'arabo non è la lingua maggioritaria o una lingua franca (ad esempio Turchia, Iran, Cipro, Ciad e Nigeria) – sono particolarmente divergenti in vari aspetti perché sono meno influenzate dall'arabo classico. In ogni caso, dal punto di vista storico ricadono nelle medesime classificazioni dialettali di quelle parlate nei paesi in cui l'arabo è la lingua maggioritaria. Siccome la maggior parte di questi dialetti periferici si trova in paesi a maggioranza musulmana, oggi sono influenzati dall'arabo classico e da quello standard, ossia le varietà di arabo del Corano e dei loro vicini arabofoni.

La varietà di arabo non creola che più si è allontanata dal modello classico è l'arabo cipriota, un dialetto ormai quasi estinto fortemente influenzato dal greco e scritto in alfabeto greco o latino.

Il maltese discende dal siculo-arabo. Il suo vocabolario ha incorporato svariati prestiti dal siciliano, dall'italiano e, più recentemente, dall'inglese, ed è scritto solo in alfabeto latino. È l'unica lingua semitica fra quelle ufficiali dell'Unione Europea.

I pidgin a base araba (lingue che hanno un ridotto vocabolario principalmente arabo e un sistema morfologico sostanzialmente non arabo) sono largamente utilizzati nell'estremità meridionale del Sahara, e sono ormai molto antichi. Nell'XI secolo il geografo al-Bakri registra un testo in un pidgin a base araba, probabilmente parlato nella zona in cui oggi si trova la Mauritania. In alcune regioni, in particolare nel Sudan meridionale, i pidgin si sono creolizzati (vedi la lista più in basso).

Anche all'interno di paesi in cui l'arabo è lingua ufficiale sono parlate diverse varietà di arabo. Ad esempio, in Siria, l'arabo parlato a Homs è riconosciuto come diverso da quello parlato a Damasco, ma entrambi sono considerati varietà dell'arabo levantino. E anche in Marocco, l'arabo parlato a Fès è considerato diverso da quello parlato altrove nel Paese.

Lingua formale e lingua vernacolare

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Un altro fattore di differenziazione è fra lingua formale e lingua colloquiale (ossia vernacolare). Esistono due varietà formali, dette اللغة الفصحى al-luġa al-fuṣḥā, non sostanzialmente differenziate dagli arabi, una delle quali conosciuta in italiano come arabo moderno standard (AMS), usata in contesti come la scrittura, la radiotelevisione, le interviste e i discorsi pubblici. L'altra, l'arabo classico, è la lingua del Corano;[10] l'arabo classico non viene usato attivamente, ma è soltanto letto o recitato nella religione e nella letteratura antica. L'arabo moderno standard fu creato appositamente all'inizio del XIX secolo modernizzando l'arabo classico.

Spesso l'arabo parlato è una commistione di dialetto e lingua formale. Ad esempio, i giornalisti e i presentatori televisivi o radiofonici solitamente utilizzano l'AMS quando pongono domande o per esporre i propri commenti preparati, ma passano alla varietà vernacolare per aggiungere un commento spontaneo o rispondere a una domanda. Il rapporto fra AMS e dialetto è variabile a seconda dei parlanti, dell'argomento e della situazione. Oggi anche il meno istruito dei cittadini è esposto all'AMS grazie all'istruzione pubblica e ai mass media, e ciò lo spinge a utilizzare elementi di questa varietà quando ne parla altre.[11] Questo è un esempio di ciò che in linguistica viene detta diglossia.

Il linguista egiziano Al-Said Badawi ha proposto le seguenti distinzioni fra i diversi "livelli di lingua" che si riscontrano quando un egiziano passa dal dialetto all'arabo standard:

Praticamente tutti in Egitto sono in grado di esprimersi in più di uno di questi livelli, e spesso oscillano fra di essi, talvolta all'interno della stessa frase. Ciò si verifica nello stesso modo anche in altri paesi arabi.[12]

I dialetti arabi sono stati occasionalmente anche scritti, solitamente in alfabeto arabo. L'arabo vernacolare è stato riconosciuto come lingua scritta distinta dall'arabo classico nell'Egitto ottomano del XVII secolo, quando l'élite cairota iniziò ad appassionarsi alla scrittura colloquiale. Una testimonianza del dialetto cairota di questo periodo si trova nel dizionario redatto da Yusuf al-Maghribi. Più recentemente, pièce teatrali e poesie, come anche alcune altre opere (fra cui traduzioni di Platone), sono state scritte in arabo libanese ed egiziano; libri di poesia, perlomeno, esistono in molti dialetti. In Algeria l'arabo maghrebino colloquiale era insegnato come materia a parte sotto il dominio francese e alcuni libri scolastici si sono conservati. Gli ebrei mizrahì che parlano dialetti giudeo-arabi hanno scritto giornali, lettere, resoconti, storie e traduzioni di alcune parti della loro liturgia in alfabeto ebraico, aggiungendo diacritici e altre convenzioni per lettere che esistono in giudeo-arabo ma non in ebraico. L'uso dell'alfabeto latino è stato promosso per l'arabo libanese da Said Aql, i cui sostenitori hanno pubblicato molti libri secondo la sua trascrizione. Nel 1944 Abdelaziz Pasha Fahmi, membro dell'Accademia di lingua araba del Cairo, propose di sostituire l'alfabeto arabo con quello latino. La proposta fu discussa in due sessioni ma fu respinta e trovò grande opposizione nei circoli culturali.[13] L'alfabeto latino è utilizzato dagli arabofoni su internet o per inviare messaggi con telefoni cellulari quando l'alfabeto arabo non è disponibile o di uso complicato per ragioni tecniche;[14] si fa ricorso all'alfabeto latino anche per l'AMS quando locutori di diversi dialetti devono comunicare fra loro.

Variabili sociolinguistiche

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La sociolinguistica è lo studio di come l'uso della lingua sia influenzato dai fattori sociali, ad esempio norme culturali e contesti (vedi anche pragmatica). Le sezioni seguenti esaminano alcuni dei modi in cui le società arabe influenzano il modo di parlare l'arabo.

Religione

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La religione degli arabofoni influisce talvolta sul modo in cui essi modellano la propria lingua. Certamente, come è il caso con altre variabili, la religione non può essere vista isolata, ma è generalmente connessa con i sistemi politici dei differenti paesi. A differenza di ciò che accade in Occidente, la religione nel mondo arabo non è generalmente vista come una scelta individuale ma, al contrario, è motivo di appartenenza a un gruppo: una persona nasce musulmana (e quindi anche sunnita o sciita), cristiana o ebrea, e ciò diventa una forma di appartenenza etnica. In questo contesto, la religione deve essere intesa come variabile sociolinguistica.[15]

Il Bahrein ci offre un eccellente esempio. Una principale distinzione si può fare fra i bahreiniti sciiti, che sono la più antica popolazione del Paese, e i sunniti che iniziarono a emigrare in Bahrein nel XVIII secolo; i sunniti rappresentano quindi una minoranza nella popolazione. La famiglia regnante in Bahrein è sunnita e la lingua colloquiale rappresentata dalla televisione è quasi invariabilmente quella della popolazione sunnita. Di conseguenza, potere, prestigio e controllo finanziario sono associati agli arabi sunniti, e questo ha una grande influenza sulla direzione del cambio linguistico in Bahrein.[16]

Anche il caso dell'Iraq mostra quanto possano essere grandi le differenze nell'arabo parlato a causa della religione (da notare che lo studio qui presentato è stato condotto prima della Guerra in Iraq). A Baġdād ci sono significative differenze linguistiche fra l'arabo parlato dai cristiani e quello parlato dai musulmani. I cristiani di Baghdad sono una comunità ben consolidata e il loro dialetto si è evoluto dal vernacolo sedentario dell'Iraq urbano medievale. Il tipico dialetto musulmano è un arrivo recente nella città e proviene invece dalle parlate beduine. A Baghdad, come altrove nel mondo arabo, le varie comunità condividono l'AMS come varietà di prestigio, ma il dialetto colloquiale musulmano è associato al potere e al denaro, dato che è questo il gruppo dominante. Di conseguenza, la popolazione cristiana tende a usare il dialetto musulmano nelle situazioni più formali, ad esempio quando un insegnante cristiano cerca di riportare la classe all'ordine.[17]

Differenze fra nomadi e sedentari

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Una distinzione primaria che è trasversale a tutta la geografia del mondo arabo è fra dialetti sedentari e dialetti nomadi (spesso detti, in modo fuorviante, beduini). Questa distinzione si basa sulle modalità di insediamento a seguito delle conquiste arabe: quando le regioni venivano conquistate, gli accampamenti militari finivano per crescere fino a diventare città, e l'insediamento delle zone rurali da parte dei nomadi seguì gradualmente di conseguenza. In alcune zone, i dialetti sedentari si dividono ulteriormente in urbani e rurali.

La differenza fonetica più immediata fra i due gruppi è la pronuncia della lettera ق qaf, che è pronunciata sonora /ɡ/ nelle varietà urbane della Penisola Araba (come nel dialetto ḥeǧāzī delle antiche città della Mecca e di Medina) come anche nei dialetti beduini in tutto il mondo arabo, ma è sorda nella maggior parte dei centri urbani successivi all'arabizzazione e resa come /q/ (con [g] come allofono in qualche parola, soprattutto nelle città nordafricane) o /ʔ/ (cioè fondendo ق qāf e ء hamza) nei centri urbani dell'Egitto e del Levante, tutti arabizzati dopo la conquista islamica.

Altra grande differenza fonetica è la conservazione da parte delle varietà rurali delle interdentali /θ/ ث e /ð/ ذ dell'arabo classico e la confluenza delle enfatiche /dˤ/ ض e /ðˤ/ ظ in /ðˤ/ rispetto al sedentario /dˤ/.

Le più grandi differenze fra l'arabo rurale e cittadino sono nella sintassi. In particolare, le varietà sedentarie condividono un certo numero di innovazioni rispetto all'arabo classico. Questo ha portato alla supposizione, espressa per la prima volta da Charles Ferguson, che una koinè semplificata si fosse sviluppata nei campi di addestramento militare in Iraq, cioè da dove furono conquistate le restanti parti del mondo arabo moderno.

In generale, le varietà rurali sono più conservative di quelle sedentarie e le varietà rurali della Penisola Araba sono più conservative che altrove. Fra le varietà sedentarie, quelle occidentali (in particolare l'arabo marocchino) sono meno conservative di quelle orientali.

Un certo numero di città del mondo arabo parla un dialetto beduino che acquisisce prestigio in quel contesto.

Variazione

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Scrittura

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Diverse rappresentazioni di fonemi non esistenti in arabo classico
Fonema Lettere
Marocchino Tunisino Algerino Ḥeǧāzī Naǧdī Egiziano Palestinese Iracheno Golfo Persico
/g/ ڭ / گ ڨ / ڧـ ـڧـ ـٯ / ق ق ج[a 1] چ / ج[a 2] گ / ك ق / گ
/p/[a 3] پ / ب
/v/[a 3] ڥ / ڢ / ف ڤ / ف
/t͡ʃ/ ڜ تش چ
  1. ^ In Egitto, quando è necessario trascrivere /ʒ/ o /d͡ʒ/, sono entrambi approssimati in [ʒ] utilizzando چ
  2. ^ /g/ non fa parte dell'inventario fonetico del palestinese urbano.
  3. ^ a b diversamente da /g/ e /t͡ʃ/, /p/ e /v/ non sono mai native dei dialetti e sono sempre ristrette ai prestiti; il modo in cui vengono usati dipende dai parlanti.

Morfologia e sintassi

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Tutte le varietà, sedentarie e nomadi, differiscono nei seguenti aspetti dall'arabo classico

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Alcuni dialetti, tranne alcuni di tipo beduino della Penisola Araba, condividono le seguenti innovazioni

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Tutti i dialetti sedentari condividono anche le seguenti innovazioni

Le seguenti innovazioni sono caratteristiche di molti, se non la maggioranza, dei dialetti sedentari

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Le seguenti innovazioni sono caratteristiche dell'arabo maghrebino (Nordafrica, a ovest dell'Egitto)

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Le seguenti innovazioni sono caratteristiche dell'egiziano

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Aspetti fonetici

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Sotto l'aspetto fonetico i dialetti differiscono nella pronuncia delle vocali brevi (a, u e i) e in un certo numero di consonanti, soprattutto ق /q/, ج /d͡ʒ/ e le interdentali ث /θ/, ذ /ð/ e ظ /ðˤ/, oltre alla dentale ض /dˤ/.

Propagazione dell'enfasi

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La propagazione dell'enfasi è un fenomeno a causa del quale la /a/ si arretra in [ɑ] in prossimità delle consonanti enfatiche. Il campo d'azione della propagazione dell'enfasi è potenzialmente illimitato; in egiziano, l'intera parola ne subisce l'effetto, ma in levantino e in qualche altro dialetto è bloccata da /i/ o /j/ (e talvolta /ʃ/). Si accompagna con un contemporaneo abbassamento del livello di faringalizzazione delle consonanti enfatiche, tanto che in alcuni dialetti la propagazione dell'enfasi è il solo modo per distinguere le consonanti enfatiche dalle loro controparti semplici. Essa faringalizza anche le consonanti fra la consonante di origine e le vocali che la subiscono, ma l'effetto è più evidente sulle vocali che sulle consonanti. Nell'arabo marocchino non ha effetto sull'affricatizzazione della /t/ non enfatica, con il risultato che questi due fonemi sono sempre distinguibili a prescindere dalla presenza di altri fonemi enfatici vicini.

Consonanti

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  1. la ق /q/ dell'arabo classico varia molto da dialetto a dialetto. La sua pronuncia è [ɡ] nei dialetti beduini dalla Mauritania all'Arabia Saudita, nei dialetti urbani della Penisola Araba e nella maggior parte dell'Iraq. Nel Levante e in Egitto (tranne nell'alto Egitto, cioè dove di parla il ṣa‘īdī) e in alcune città nordafricane come Tlemcen è pronunciata come colpo di glottide /ʔ/, tranne alcune zone rurali nel sud-ovest del Levante, dove diventa una /q/ enfatica. Nel Golfo Persico diventa raramente /d͡ʒ/ in qualche rara parola dei dialetti rurali (in prossimità di un'originaria /i/), mentre è /q/ o /ɡ/ in caso contrario. Altrove è solitamente realizzata come l'uvulare q.
  2. la ج /d͡ʒ/ dell'arabo classico varia anch'essa da dialetto a dialetto. In alcuni dialetti beduini sauditi, e in parte del Sudan, è ancora realizzata come la descriveva il linguista persiano Sibawayh, ossia come una palatalizzata /ɡʲ/. In Egitto e in parti dello Yemen e dell'Oman, è una semplice /ɡ/. Nella maggior parte del Levante e del Nordafrica è /ʒ/. Nel Golfo Persico e in Iraq spesso diventa j. Altrove, inclusa la maggior parte della Penisola Araba, è /d͡ʒ/.
  3. le interdentali dell'arabo classico ث /θ/ e /ð/ diventano /t, d/ in Egitto, Malta e qualche regione del Nordafrica, diventano /s, z/ nel Levante (eccetto alcune parole in cui sono /t, d/), ma rimangono /θ/ e /ð/ in Iraq, Yemen, Tunisia, nella Palestina rurale, nel libico orientale e in qualche dialetto rurale algerino. Nelle città arabofone dell'est della Turchia (Urfa, Siirt e Mardin) diventano rispettivamente /f, v/.
Evoluzione della /q/ classica
Luogo Evoluzione
/qalb/ /ˈbaqara/ /waqt/ /qaːl/ /ˈqamar/ /ˈqahwa/ /qudˈdaːm/
"cuore" "mucca" "tempo" "egli disse" "luna" "caffè" "di fronte a"
Medina, dialetto ḥeǧāzī /g/ /galb / /bagara/ /wagt / /ga:l/ /gamar/ /gahwa/ /gudda:m/
Arabo uzbeko (jugari) /q/, occ. /g/ /qalb/ /baqara/ /waqt/ (/waħt/) /qa:l/ /qamar/ /giddām/
Arabo dei musulmani di Baġdād /g/, occ. /d͡ʒ/ /galˤubˤ/ /baqara/ /wakət/ /ga:l/ /gumar/ /gahwa/ /geddām/, /d͡ʒiddām/
Arabo degli ebrei di Baġdād /q/, occ. /d͡ʒ/ /qalb/ /qa:l/ /qamaɣ/ /d͡ʒedda:m/
Mosul, Iraq /q/ /qʌləb/ /bʌgʌɣa/ /wʌqət/ /qa:l/ /qʌmʌɣ/ /qʌhwi/ /qədda:m/
Ana, Iraq /q/ o /g/ /qa:lb/ (/bagra/) /waqet/ /qa:l/ /gahwa/
Iracheno rurale meridionale
/g/, occ. /d͡ʒ/ /galub/ /bgura/, /bagra/ /wakit/ /ga:l/ /gumar/ /ghawa/, /gahwa/ /d͡ʒidda:m/
Giudeo-iracheno, Kurdistan iracheno /q/ /qalb/ /baqarˤa/ /waqt/, /waxt/ /qa:l/ /qamarˤ/ /qahwe/ /qǝdda:m/
Mardin, Anatolia /q/ /qalb/ /baqarˤa/ /waqt/, /waxt/ /qa:l/ /qamarˤ/ /qaħwe/ /qǝdda:m/
Pastori nomadi, Mesopotamia, nord-est della Penisola Araba /g/, occ. /d͡ʒ/ /galb/, /galub/ /bgara/ /wagt/, /wakit/ /ga:l/ /gumar/ /ghawa/ /d͡ʒedda:m/
Nomadi a cammello, Mesopotamia, nord est della Penisola Araba /g/, occ. /d͡z/ /galb/, /galub/ /bgara/ /wagt/, /wakit/ /ga:l/ /gumar/ /ghawa/ /d͡zœdda:m/
Aleppo, Siria /ʔ/ /ʔalb/ /baʔara/ /waʔt/ /ʔa:l/ /ʔamar/ /ʔahwe/ /ʔǝdda:m/
Damasco, Siria /ʔ/ /ʔalb/ /baʔara/ /waʔt/ /ʔa:l/ /ʔamar/ /ʔahwe/ /ʔǝddām/
Beirut, Libano /ʔ/ /ʔalb/ /baʔra/ /waʔt/ /ʔa:l/ /ʔamar/ /ʔahwe/ /ʔǝdde:m/
Giordania /g/ o /ʔ/ /galˤib/ o /ʔalib/ /bagara/ o /baʔara/ /wagǝt/ o /waʔǝt/ /ga:l/ o /ʔa:l/ /gamar/ o /ʔamar/ /gahwah/ o /ʔahwah/ /gidda:m/ o /ʾidda:m/
Giordania rurale /g/ /galib/, /galˤub/ /bagara/ /wagt/ /ga:l/ /gamar/ /gahwe/, /gahweh/ /gidda:m/
Drusi /q/ /qalb/ /baqara/ /qa:l/ /qamar/ /qahwe/
Nazareth, Israele /ʔ/ o [k] /ʔalb/ o /kalb/ /baʔara/ o /bakara/ /waʔt/ o /wakt/ /ʔa:l/ o /ka:l/ /ʔamar/ o /kamar/ /ʔahwe/ o /kahwe/ /ʔuddām/ o /kuddām/
Gerusalemme (palestinese urbano) /ʔ/ /ʔalb/ /baʔara/ /waʔt/ /ʔa:l/ /ʔamar/ /ʔahwe/ /ʔudda:m/
Bir Zeit, Cisgiordania /k/ /kalb/ /bakara/ /wakt/ /ka:l/ /kamar/ /kahwe/ /kudd:m/
Ṣanʿāʾ, Yemen /g/ /galb/ /bagara/ /wagt/ /ga:l/ /gamar/ /gahweh/ /gudda:m/
Cairo, Egitto /ʔ/ /ʔalb/ /baʔara/ /waʔt/ /ʔa:l/ /ʔamar/ /ʔahwa/ /ʔudda:m/
Alto Egitto, dialetto ṣa‘īdī /g/ /galb/ /bagara/ /wagt/ /ga:l/ /gamar/ /gahwa/ /gudda:m/
Sudan /g/ /galib/ /bagara/ /wagt/ /ga:l/ /gamra/ /gahwa/, /gahawa/ /gidda:m/
Ouadai, Ciad /g/, occ. /q/ /beger/ /waqt/ /ga:l/ /gamra/ /gahwa/
Bengasino, Libia orientale /g/ /galˤǝb/ /ǝb'gǝrˤa/ /wagǝt/ /ga:lˤ/ /gǝmarˤ/ /gahawa/ /gidda:m/
Tunisi, Tunisia /q/, occ. /g/ /qalb/ /bagra/ /waqt/ /qal/ /gamra/, /qamra/ /qahwa/ /qoddem/
El Hamma de Gabes, Tunisia /g/ /galab/ /bagra/ /wagt/ /gal/ /gamra/ /gahwa/ /geddem/
Marazig, Tunisia /g/, occ. /q/ /galab/ /bagra/ /wagt/ /gal/ /gamra/ /gahwa/, /qahwa/ /qoddem/, /geddem/
Giudeo-algerino (giudeo-arabo) /ʔ/ /ʔǝlb/ /baʔra/ /wǝʔt/ /ʔal/ /ʔǝmr/ /ʔahwa/ /ʔǝddam/
Sétif, Algeria /g/ /gǝlb/ /bagra/ /waqt/ /gal/ /gmar/ /qahwa/ /guddam/
Ǧiǧel (Algeria) /k/ /kǝlb/ /bekra/ /wǝkt/ /kal/ /kmǝr/ /kahwa/ /kǝddam/
Rabat, Marocco /q/ /qǝlb/ /bgar/ /waqt/ /qal/, /gal/ /qamar/, /gamra/ /qahǝwa/ /qǝddam/, /gǝddam/
Casablanca, Marocco /q/, occ. /g/ /qǝlb/ /bgar/ /waqt/ /qǝmr/, /gamra/ /qoddam/
Nord di Taza, Marocco /q/ o /g/ /waqt/ /gǝmra/
Khouribga, Marocco /g/ o /q/ /galb/ /bgar/ /waqt/ /gal/ /gamra/ /qahǝwa/ /guddam/
Fès, Marocco /ʔ/ /ʔǝlb/ /wǝʔt/ /ʔal/ /ʔǝmr/ /ʔǝhwa/ /ʔoddam/
Ebrei marocchini (giudeo-arabo) /q/ /qǝlb/ /bqar/ /wǝqt/ /qal/ /qmǝr/ /qǝhwa/ /qǝddam/
Maltese /ʔ/ (scritta q) /ʔalb/ /baʔra/ /waʔt/ /ʔal/ /ʔamar/ /ʔuddiem/
Cipriota maronita /k/ occ. /x/ /kalp/ /pakar / /oxt/ /kal/ /kamar/ /kin'tam/
Andaluso (registro basso) /k/ /kalb/ /bakar/ /wakt/ /kamar/ /kud'dim/

Vocali

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Classificazione

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Varietà preislamiche

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Varietà moderne

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Varietà settentrionali

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le varietà settentrionali sono influenzate dall'aramaico.

Varietà centrali

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Le varietà centrali sono influenzate dal copto e sono parlate in Nubia.

Varietà occidentali

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Le varietà occidentali sono influenzate dal berbero, dal punico e dalle lingue romanze.

Varietà meridionali

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Le varietà meridionali sono leggermente influenzate dal persiano e altre lingue dell'Asia meridionale.

Periferici

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Varietà ebraiche

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Le varietà ebraiche sono influenzate dall'ebraico e dall'aramaico.

Creoli

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Pidgin

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Varietà identificate con nazioni

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Varietà diglossiche

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Note

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  1. ^ www-01.sil.org, http://www-01.sil.org/iso639-3/documentation.asp?id=ara.
  2. ^ Bassiouney, 2009, p. 29.
  3. ^ Abdel-Jawad, 1986, p. 58.
  4. ^ Bassiouney, 2009, p. 19.
  5. ^ Holes, 1983, p. 448.
  6. ^ Holes 1995: 39, p. 118.
  7. ^ Blanc, 1960, p. 62.
  8. ^ Holes, 1995, p. 294.
  9. ^ Bassiouney, 2009, p. 26.
  10. ^ Bassiouney, 2009, p. 11.
  11. ^ http://www.arabacademy.com/faq/arabic_language Archiviato il 19 giugno 2009 in Internet Archive. Questions from Prospective Students on the varieties of Arabic Language – online Arab Academy
  12. ^ Badawi, 1973.
  13. ^ Al-Sawi, 2004, p. 7
  14. ^ Yaghan, M. (2008). "Araby: A Contemporary Style of Arabic Slang". Design Issues 24(2): 39-52.
  15. ^ Bassiouney, 2009, p.105.
  16. ^ Holes, 1984, p.433-457.
  17. ^ Abu-Haidar, 1991.
  18. ^ M. C. A. Macdonald, Reflections on the linguistic map of pre-Islamic Arabia, in Arabian Archaeology and Epigraphy, vol. 11, 2000. URL consultato il 28 luglio 2014.
  19. ^ M. C. A. Macdonald, Ancient North Arabian, in Roger D. Woodard (a cura di), The Cambridge Encyclopedia of the World's Languages, Cambridge University Press, 2004, pp. 488–533, ISBN 0-521-56256-2.

Bibliografia

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Ulteriori letture

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 36415 · BNF (FRcb11943990p (data)
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