Le Deputazioni di storia patria sono vari istituti a carattere locale, sostenuti dallo Stato, sorti nelle regioni italiane nel XIX secolo, in massima parte dopo l'annessione del relativo territorio al Regno d'Italia. Il loro compito principale è quello di promuovere studi storici relativi ai territori degli Stati italiani preunitari e di pubblicare opere storiche e periodici.
La prima "Regia Deputazione sopra gli studi di Storia Patria" fu fondata nel 1833 a Torino dal re Carlo Alberto.[1] Dal 1836 al 1860 pubblicò dieci volumi degli Historiae Patriae Monumenta dedicati allo studio della storia del Regno di Sardegna.[2]
Con l'unità d'Italia, Vittorio Emanuele II[3] estese l'istituzione alla Lombardia ("Deputazione di storia patria per le antiche provincie e la Lombardia"'). Contemporaneamente, Luigi Carlo Farini, dittatore di Romagna ed Emilia, ne costituì altre tre ("Deputazione di storia patria per le province di Romagna", "Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi" e "Deputazione di storia patria per le province parmensi"). Nel 1862 vennero istituite quelle per la Toscana e via via le altre per lo più come trasformazione di preesistenti "Società storiche".
Nel 1883 venne creato l'"Istituto storico italiano", con il compito di coordinare le attività delle diverse deputazioni esistenti, sostituito nel 1934 dalla "Giunta centrale per gli studi storici", della quale le deputazioni divennero organi periferici.[4] Dopo la seconda guerra mondiale fu restituita autonomia alle diverse deputazioni regionali.
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