Cattedrale di San Giovanni Battista
Cattedrale di Ragusa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàRagusa
IndirizzoVia Roma 134, 97100 Ragusa
Coordinate36°55′32″N 14°43′43″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareGiovanni il Battista
Diocesi Ragusa
Consacrazione1778
Stile architettonicotardo barocco
Inizio costruzione1694
Completamento1777
Sito webwww.cattedralesangiovanni.it/
 Bene protetto dall'UNESCO
Città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud orientale)
 Patrimonio dell'umanità
Tipoarchitettonico
CriterioC (i) (ii) (iv) (v)
Pericolono
Riconosciuto dal2002
Scheda UNESCO(EN) Late Baroque Towns of the Val di Noto (South-Eastern Sicily)
(FR) Scheda

La cattedrale di San Giovanni Battista è il principale luogo di culto di Ragusa superiore.[1]

Storia

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Epoca aragonese

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La chiesa, prima del terremoto del 1693, sorgeva nella parte ovest dell'antico abitato di Ragusa sotto le mura del castello medievale, dove oggi si trova la chiesetta di Santa Agnese, edificata sulle sue rovine verso la fine del XVIII secolo.

Epoca spagnola

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Gravemente danneggiata dal sisma, viene riedificata al centro del nuovo abitato di Ragusa nella contrada del "Patro". Il 15 aprile 1694 fu posta la prima pietra e la chiesa dopo appena quattro mesi era completa, tanto che il 16 agosto fu aperta al culto con una solenne cerimonia cui presenziarono tutti i maggiorenti della Contea. Il breve tempo occorso per la costruzione indica che si trattava di una piccola chiesa, inadeguata alle esigenze del nuovo quartiere della città in espansione.

Pertanto furono i sangiovannari a ricostruire per primi un proprio luogo di culto, circostanza che continuò ad alimentare l'acredine e fomentare le diatribe nei confronti dei sangiorgiani, arroccati nella primitiva parte di città. Fazioni da sempre in contrasto, ove un evento sismico aveva ribaltato la supremazia dei luoghi e l'ordine delle correnti.[2]

L'emancipazione della chiesa di San Giovanni avviene nel 1714.[3] Pertanto fu decretato l'ingrandimento del tempio, nel 1718 si iniziò, quindi, la costruzione nello stesso sito di una chiesa più grande. Due capimastri di Acireale, Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono, potrebbero aver svolto un ruolo progettuale, e alcuni particolari architettonici dei prospetti della chiesa di San Giovanni sono tipici dei monumenti barocchi dell'area Acese e Catanese, come le caratteristiche paraste bugnate o il monumentale portale maggiore (che presenta notevoli analogie con il portale marmoreo della Cattedrale di Acireale).

Epoca contemporanea

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Il tempio fu solennemente consacrato il 30 maggio 1778, cerimonia presieduta dal vescovo di Siracusa Giovanni Battista Alagona.

I continui ricorsi di entrambi i rettori delle due fazioni alla Congregazione dei Riti presso la Santa Sede[4] determina il 10 dicembre 1865 la divisione civile del comune, due distinti sindaci, due duomi, l'esplicito riconoscimento di due correnti (sangiovannari e sangiorgiani), due arcipreture ciascuna col suo santo patrono: San Giovanni Battista per Ragusa superiore, San Giorgio per Ragusa.

Tra il 1992 e il 1995 sono state realizzate campagne di restauro dell'intero edificio.

Dal 2002, riconoscimento UNESCO e l'inserimento tra i monumenti cittadini del circuito delle Città tardo barocche del Val di Noto e nella World Heritage List.

Descrizione

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Esterno

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I portali della facciata

La maestosa facciata, ricca di intagli e sculture e divisa in cinque partiti da grandi colonne, su alti basamenti, e da caratteristiche lesene bugnate che si ripetono anche nei lati della costruzione, è arricchita da tre portali: quello centrale è ornato da colonne e statue di pregevole fattura che rappresentano l'Immacolata, il Battista e San Giovanni Evangelista. Davanti si apre un ampio sagrato, sopraelevato rispetto alla piazza sottostante e cinto da una balaustra in pietra pece costruita nel 1745.

Nel partito centrale si trova il portale d'ingresso, affiancato da due coppie di colonne riccamente scolpite, che reggono un timpano spezzato; ai lati le statue di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista e, al centro, in una edicola, la statua dell'Immacolata. Nel secondo ordine, più modesto rispetto al primo, risaltano due grandi orologi solari datati 1751 (quello a sinistra misura il tempo in "ore italiche": dal tramonto al tramonto; quello a destra in "ore francesi": da mezzanotte a mezzanotte). La facciata contiene una campana in Mib3.

Sul lato sinistro del prospetto svetta il campanile che si innalza per circa cinquanta metri (del campanile che doveva essere costruito sul lato destro fu realizzata soltanto la base nel 1820). Presenti quattro campane in tonalità di do3.

Interno

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Interno.
Navata.

L'interno, a croce latina, con presbiterio absidato, è in pietra pece, oggi intonacato, con capitelli riccamente scolpiti dal capomastro Carmelo Cultraro nel 1731 e successivamente dorati. Sopra le colonne si trovano grandi cartigli con i versetti della Sacra Scrittura che si riferiscono a Giovanni il Battista, scolpiti nella pietra calcarea da Crispino Corallo nel 1741, a cui successivamente vennero aggiunti gli angeli in stucco. Tra il 1776 e il 1777 Giuseppe Gianforma ed il figlio Gioacchino decorarono con pregevoli stucchi dorati di gusto rococò le volte delle navate e del presbiterio e nelle pareti dei transetti realizzarono delle grandi nicchie circondate da statue.[1]

All'incrocio del transetto con la navata centrale, nel 1783, fu innalzata la cupola che, nei primi anni del XX secolo, fu rivestita con una copertura di lastre di rame, per eliminare le nocive infiltrazioni d'acqua piovana che ne stavano compromettendo la struttura. Nella prima metà del XIX secolo gli altari delle navate laterali originariamente in pietra calcarea riccamente scolpita e dorata, opera degli intagliatori ragusani della famiglia Cultraro, sono demoliti e trasformati in piccole cappelle, in cui vennero posti dei sobri altari in marmi policromi.

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Transetto

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Prospetto.
Cupola.

Altare maggiore e presbiterio: Nel 1926 furono affrescati le pareti dell'altare maggiore con storie della vita del Battista (Predicazione e la Decapitazione del Battista, Santa Elisabetta e San Zaccaria) da Primo Panciroli, mentre i quattro Evangelisti affrescati sui pennacchi e il battistero, con storie dell'antico e nuovo Testamento, furono affrescati da Salvatore Cascone rispettivamente nel 1933 e 1954.

Organo

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[6] Autori F.lli Serassi Bergamo 1857 n. 641 successivamente ampliato nel 1968 dalla ditta Tamburini di Crema.

La facciata, divisa in tre campate, conta 23 canne facente parte del registro Principale di 16', disposte a cuspide nella forma (9-5-9). Al di sotto, si conserva ancora la vecchia consolle di due manuali a trasmissione meccanica. L'intervento di ampliamento, ha portato lo strumento a tre manuali con una consolle a trasmissione elettrica formata da 61 tasti e pedaliera radiale di 32 note, con un totale di 85 registri (i registri spezzati "bassi/soprani" sono stati uniti).

Sotto viene riportata la seguente disposizione fonica:

I - Organo eco
II - Grand'organo
III - Organo Espressivo
Pedale
Comandi accessori
Principale 8' Principale 16' Bordone 8' Contrabbasso 16' Grave I (III)
Ottava 4' Principale I 8' Viola da gamba 8' Principale 16' Grave II (I, III)
XV 2' Principale II 8' Principalino 8' Subbasso 16' Grave III
XIX 1 1/3' Ottava I 4' Flauto ottaviante 4' Quinta 10 2/3' Sopra I (III)
XXII - XXVI - XXIX Ottava II 4' Nazardo 2 2/3' Basso 8' Sopra II (I, III)
Flauto in cammino soprani 8' XII 2 2/3' Flautino 2' Bordone 8' Sopra III
Flauto in VIII soprani 8' XV 2' Pienino 3 file Violone 8' Unione I-III
Viola bassi 4' XV - XIX Tromba dolce 8' Ottava 4' Unione II-III
Cornetto soprani 3 file XIX - XXII Voce celeste 8' Ripienino 4 file 2 2/3' Unione II-I
Violoncello soprani 16' XXVI - XXIX Tremolo Bombarde 16' Unione P-I
Oboe 8' Quattro di ripieno Trombone 8' Unione P-II
Clarone bassi 4' Corno di caccia soprani 16' Clarone 4' Unione P-III
Voce umana 8' Flauto a becco soprani 8' Claroncino 2' Sopra P-I
Tremolo Flauto forte soprani 8' Sopra P-II
Flauto in VIII soprani 4' Sopra P-III
Ottavino soprani 2'
Viola 8'
Violetta bassi 4'
Cornetto I soprani
Cornetto II soprani
Tromba soprani 16'
Corno inglese soprani 16'
Fagotto bassi 8'
Tromba soprani 8'
Clarone bassi 4'
Violoncello 4'
Voce umana 8'
Voce flebile 8'

Opere

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Tela della Passione o taledda: telerio di enormi dimensioni collocato come velatura dell'abside durante il periodo quaresimale. La monumentale opera raffigura la Crocefissione di straordinaria potenza artistica. L'ignoto autore, utilizzando la tecnica della monocromia di tonalità grigia, la realizzò tra il 1773 e il 1792 ed è tra le più antiche tra quelle esistenti nella provincia di Ragusa.

Palazzo vescovile

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Museo

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Feste religiose

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Galleria d'immagini

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Note

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  1. ^ a b c Touring Club Italiano, p. 551.
  2. ^ Giuseppe Pitrè, pp. 321, 328 e 329.
  3. ^ Giuseppe Pitrè, p. 322.
  4. ^ Giuseppe Pitrè, pp. XLII, LV, LIV, 322.
  5. ^ Giuseppe Pitrè, p. 325.
  6. ^ Salvatore Appiano, Gli organi della Diocesi di Ragusa, Ragusa, CI.DI.BI., 1993, ISBN non esistente..
  7. ^ Giuseppe Pitrè, p. 324.
  8. ^ a b c Giuseppe Pitrè, p. 327.
  9. ^ Giuseppe Pitrè, pp. 327-332.
  10. ^ Giuseppe Pitrè, pp. 329-330.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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