È famoso per l'ideazione di un ponte sospeso sul Garigliano, la cui realizzazione egli propugnò in una serie di cinque memorie, la prima delle quali risalente al 1817.[8] Era una proposta avanzata per l'epoca, la cui forza innovativa fu completamente fraintesa nel milieu tecnico scientifico della Napoli del tempo, refrattario all'innovazione[6]. L'idea del Lippi risultava anticipatrice sia per la tipologia stessa del ponte sospeso[6] che per l'utilizzo del ferro quale materiale costruttivo primario.[6] L'idea, pur sostenuta dal proverbiale spirito battagliero dello scienziato proponente, non ebbe però credito nell'ambiente culturale chiuso, sfavorevole e refrattario all'innovazione, in cui essa fu proposta. Il Lippi, «[...] in qualità di esperto mineralogista e grazie ai viaggi che un decennio prima aveva condotto nell'Europa settentrionale, colse con largo anticipo rispetto all'ambiente scientifico partenopeo, se non addirittura italiano, le reali potenzialità del ferro nel campo dell'edilizia, mostrando al contempo una notevole sagacia imprenditoriale.»[6]
L'ingegner Ignazio Stile, incaricato della relazione, utilizzando argomentazioni speciose, riuscì addirittura a bollare la tipologia del ponte sospeso come retrograda, in quanto espressione tecnologica di civiltà da lui considerate culturalmente arretrate.[9]
L'idea fu ripresa solo dopo la sua morte e il ponte sospeso sul Garigliano vedrà la luce tra il 1822 e il 1829, a circa 12 anni dalla pubblicazione della proposta originaria.
Ipotesi eterodosse sull'eruzione del Vesuvio del 79
Famoso è anche un suo studio del 1810 sull'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. presentato alla Regia Accademia delle Scienze di Napoli.
In quello studio, andando contro la tradizionepliniana, il Lippi avanzava l'ipotesieterodossa secondo cui il seppellimento delle due città fosse dovuto ad alluvioni piuttosto che all'eruzione del Vesuvio.[2][10]
Molti membri e scienziati dell'Accademia non credettero alle sue tesi. L'ambiente dell'accademia, impregnato di cultura erudita e tradizionalista, dava credito unicamente alla testimonianza letteraria di Plinio il Giovane e non alle argomentazioni sperimentali del Lippi. Solo il Prof. Matteo Tondi, amico e scienziato al tempo stesso, suo compagno ai tempi del tour europeo, prese le sue difese davanti alla commissione dell'Accademia, sostenendo la necessità di approfondire la tesi, e sostenendo così l'ipotesi dell'alluvione avanzata dal Lippi.
La commissione accademica decise infine che non era il caso di indagare oltre. Con le conoscenze che abbiamo oggi, possiamo dire che le incongruenze rivelate dal Lippi erano fondate. Il disastro naturale infatti è stato provocato, come il Lippi aveva spiegato, dalla caduta di flussi piroclastici in forma di nube ardente, travolgendo ogni cosa.
Tutta la querelle è raccolta in un libro pubblicato da Carminantonio Lippi nel 1816, dal titolo Fu il fuoco o l'acqua a seppellire Pompei ed Ercolano?[2].
Rinnovamento dei regimi di silvicoltura nel Regno di Napoli
Nell'ottica di uno sviluppo dell'attività mineraria e metallurgica, fu propugnatore di un rinnovamento da attuarsi nella gestione forestale nelle Due Sicilie, con l'istituzione di un Ispettorato Selvano a cui affidare il controllo delle compagnie minerarie e la gestione delle operazioni di silvicoltura, taglio, trasporto e fluitazione del legname.[3]
La politica di gestione da lui auspicata, doveva rivolgersi con attenzione alle esperienze esemplari messe in atto dai governi degli stati tedeschi[11], e dare immediato avvio a percorsi di formazione a cui indirizzare i giovani, con la previsione di soggiorni nella Stiria, per lo studio delle tecniche di silvicoltura praticate in quelle nelle aree forestali[12][13].
Memoria relativamente alla coltura delle miniere delle Sicilie, Vienna, 1798
Progetto relativo agli orefici, ai bisciottieri, ed ai fabbricanti di galloni, 1806
Ponte pensile sul Garigliano, Napoli, 1817
Corollarj che a favore del ponte pensile da Carlo Lippi proposto per il Garigliano risultano dal Rapporto fatto all'Accademia di Scienze di Napoli [...], Napoli, 1818
Artiglieria a vapore condensato e meccaniche secondarie, Napoli, 1819
Trionfo in Napoli, in Parigi ed in Londra del ponte pensile proposto per il Garigliano, Napoli, 1820
^abFilippo Papa, Carminantonio Lippi, in "Cilento nuovo". Anno V, n. 2, febbraio 1985: «Dal Registro dei battezzati (gennaio 1745 - marzo 1806, pag. 98), mi è risultato quanto segue: “Carmine Antonio Rosalbo Pasquale, figlio di Gesualdo Lippi e Nicoletta Pierri coniugi, battezzato il dì seguente la sua nascita dal sacerdote Don Crispino Pisano e levato dal sacro fonte dall'ostetrica Rosa Volpe il dì 6 ottobre 1761 ed in fede D. Serafino Botti arciprete”. A margine una nota di monsignor Gennaro Penza, (parroco di Casal Velino dal 1870 al 1920): “Questi è Carminantonio Lippi scienziato, nato a Casal Velino il 6 ottobre 1861 e morto a Napoli il 13 luglio 1823”».
^abcFilippo Papa. Carminantonio Lippi, in Mario Vassaluzzo, op. cit.
^C. Lippi. Ponte pensile sul Garigliano, Napoli, 1817. Id., Corollarj che a favore del ponte pensile da Carlo Lippi proposto per il Garigliano risultano dal Rapporto fatto all'Accademia di Scienze di Napoli [...], Napoli, 1818. Id., Trionfo in Napoli, in Parigi ed in Londra del ponte pensile proposto per il Garigliano, Napoli, 1820.
^Dalla citata relazione congressuale del prof. Roberto Parisi: «I viaggiatori ne dicono che tal generazione di Ponti vien costumata da' Cinesi, e da' Peruani. I primi con verace catene, e colle funi i secondi. [...] I Cinesi, però, ed i Peruani, non sono le nazioni le più culte della terra, e perciò i loro prodotti risentir debbono della debolezza de' loro ingegni. Ecco perché gli Europei che da più tempo trafficano nella Cina e nel Perù, e che dal p.mo momento han riportata tra noi l'esistenza di tali ponti non han creduto esser ben fatto imitarli, e l'hanno trascurati, e messi nel numero delle cose di cui non debba farsene conto [...]».
^Laurentino García y García, Nova Bibliotheca Pompeiana, Roma, 1998
^C. Lippi, Memoria relativamente alla coltura delle miniere delle Sicilie, Vienna, 1798, p. 109.
^C. Lippi, Memoria relativamente alla coltura delle miniere delle Sicilie, Vienna, 1798, p. 136.
Filippo Papa. Carminantonio Lippi, in "Cilento nuovo", Anno V, n. 2, febbraio 1985.
Filippo Papa. Carminantonio Lippi, in Mario Vassaluzzo, Casal Velino. Storia di una chiesa, storia di un popolo, 2001
Carlo Knight, Tutto quello che non sapevate sul 79 d.C., in Il Mattino, 7 maggio 1982
Bartolomeo Baldanza, Maurizio Triscari. Le miniere dei monti Peloritani. In appendice la «Memoria» di C. A. Lippi edita a Vienna nel 1798 ed un coevo manoscritto di Pietro Gambadauro. Società Messinese di Storia Patria, 1987, ISBN 88-87617-07-4
Laurentino García y García, Nova Bibliotheca Pompeiana, Bardi editore, Roma, 1998 ISBN 88-85699-15-4
Brunello de Stefano Manno; Gennaro Matacena, Le Reali Ferriere ed officine di Mongiana, casa editrice storia di Napoli e delle due Sicilie, Napoli, 1979.
Carmine Antonio Lippi, Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?. Editore Domenico Sangiacomo, 1816