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Artemia salina
Artemia salina
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Arthropoda
Subphylum Crustacea
Classe Branchiopoda
Ordine Anostraca
Famiglia Artemiidae
Genere Artemia
Specie A. salina
Nomenclatura binomiale
Artemia salina
Linnaeus, 1758
Sinonimi

Artemia tunisiana (Bowen & Sterling, 1978)
(fonti: SeaLifeBase e WoRMS)

L’Artemia salina (Linnaeus, 1758) più comunemente noto come "scimmia di mare" ("sea-monkey") è un piccolo crostaceo d'acqua salata appartenente al genere Artemia, unico genere della famiglia Artemiidae.

È una specie cosmopolita, che ha sviluppato adattamenti a condizioni di vita estreme che le consentono di colonizzare ambienti ostili quali le pozze delle saline, caratterizzate da alta salinità e da periodica evaporazione dell'acqua. L'essiccamento delle pozze in cui vive è superato grazie alla deposizione di uova durature (cisti), in grado di rimanere in uno stato di quiescenza (criptobiosi) per lunghi periodi - vari anni - fino a quando non si ripresentano condizioni favorevoli al loro sviluppo.

A causa della sua fisiologia è diventato un animale totemico di popoli aborigeni australiani che l'hanno osservato in prossimità del Lago Hillier. La sua capacità di sopravvivere in ambienti fortemente salini e inabitabili dalla maggior parte delle specie animali ha certamente contribuito a farne un emblema di forza e resistenza alle avversità ma, allo stesso tempo, di armonia ed equilibrio in quanto simboleggia come ciascun essere vivente trovi un ruolo all'interno dell'ecosistema.

Riproduzione

L'Artemia salina si riproduce, in condizioni normali, per via anfigonica, in acqua; quando la salinità dell'acqua supera una certa soglia (identificabile intorno al 40 per mille), la riproduzione avviene per via partenogenetica, con uova incistate criptobiotiche protette da un guscio isostatico rinforzato, mentre al di sotto di tale indice di salinità avviene per via sessuale. In casi di emergenza riproduttiva la progenie viene generata per via asessuata. I piccoli nati di Artemia (detti nauplii), di modeste dimensioni (5x10−4 m), possono vivere grazie al sacco vitellino ricco di lipidi, fino a 48 ore senza ulteriore nutrimento.

La riproduzione per via partenogenetica in cisti dormienti è un espediente evolutivo che viene attuato in previsione del prosciugamento delle pozze in cui in natura prospera l'Artemia: la progressiva evaporazione dell'acqua provoca infatti una crescente concentrazione di sali, nel loro ambiente, che funzionano da scatenante per la riproduzione conservativa per mezzo di cisti in stasi.

Metabolismo

Generalmente l'Artemia salina si nutre di fitoplancton e batteri, in pratica di ogni biotipo tra 1 e 50 micron. Ogni soggetto può vivere circa 700 giorni e genera, nel corso della sua esistenza, 300-400 nauplii. Sopravvive nell'intervallo termico tra 5 ed i 40 °C ed indifferentemente in acque da quasi dolci a salate; si riproduce solo tra 20 e 35 °C, in acque salate tra il 30 ed il 50 per mille.

Acquariofilia

L'Artemia salina è frequentemente utilizzata come alimento per i pesci d'acquario e a questo scopo spesso viene allevata dagli acquariofili[1][2].
In campo acquariofilo sono maggiormente usati i naupli di Artemia, ovvero le uova appena schiuse, proprio per la loro facilità di utilizzo e per le ridotte dimensioni, oltre che per la loro grande carica proteica, grazie al sacco vitellino che si portano per le prime 30-39 ore della loro vita, per poi essere assorbito dall'animale stesso come fonte energetica di crescita (sono adatte per alimentare avannotti e coralli a polipo piccolo). Questi animali hanno subìto anche una vera e propria commercializzazione industrializzata negli Stati Uniti a partire dai '70. Vengono vendute in piccoli acquari insieme alle uova ed a sali marini in modo da permettere alla persona di farle nascere e nutrirle.

Nella cultura di massa

Commercializzazione

Soprattutto in Italia negli anni settanta, le uova di Artemia salina erano spesso vendute come giocattoli tramite posta, dapprima dall'azienda di importazione milanese Same Govj e successivamente dalla Sans Egal di Roma, attraverso pubblicità su pubblicazioni ad ampia diffusione, spesso mirate ai bambini, che le presentavano come "scimmie di mare", spesso con disegni e descrizioni accattivanti che portarono alla consapevolezza del fatto che si trattasse di esseri viventi in grado di giocare e scherzare fra loro.[3] L'allevamento domestico della Artemia salina resta un fenomeno molto popolare negli Stati Uniti.[3]

Note

  1. ^ L'artemia salina e suo allevamento, su acquaportal.it. URL consultato l'11 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2010).
  2. ^ Artemia salina e Artemia decorticata, su edenacquario.it. URL consultato l'11 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2010).
  3. ^ a b Miti anni 70: le scimmie di mare, su Pagine 70. URL consultato il 1º settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2011).

Bibliografia

Altri progetti

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 31790 · LCCN (ENsh88002326 · BNF (FRcb12350742v (data) · J9U (ENHE987007536882505171
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