Anton Francesco Doni, incisione di Enea Vico, 1550

Anton Francesco Doni (Firenze, 16 maggio 1513Monselice, settembre 1574) è stato un letterato, editore e traduttore italiano.

Biografia

Figlio di Bernardo di Antonio Doni, forbiciaio, non era imparentato col ricchissimo Agnolo Doni che negli anni in cui nasceva era committente di Michelangelo e Raffaello. Originario del quartiere di San Lorenzo, in una lettera del 3 gennaio 1549, inviata da Firenze a B. Volpe che lo diceva discendente del poeta Salvino, sodale di Dante, il Doni scrisse una sua genealogia ironica, per lo più fantasiosa, in cui si diceva di famiglia ghibellina, avente due papi (Dono I e Dono II), esiliata da Firenze per l'ostilità dei Medici e radicatisi poi a Pistoia, in Ungheria e a Napoli[1]; di aver vestito l'abito dei Servi di Maria e di aver svolto l'attività di maestro di dottrina al convento dell'Annunziata; di aver lasciato i Serviti e la città di Firenze attorno al 1540, esser diventato prete, e aver iniziato un vagabondaggio per varie città dell'Italia settentrionale (Genova, Alessandria, Pavia, Milano).

Nel 1542 si recò a Piacenza, dove frequentò per qualche tempo la facoltà di giurisprudenza, entrò a far parte dell'Accademia Ortolana con il nome di Semenza e iniziò la sua attività letteraria: nel 1543 infatti uscì a Piacenza, per i tipi del Simonetta, un suo volume di Lettere. Nel 1544 si recò a Venezia, dove si fermò poco tempo prima di recarsi a Roma e di nuovo a Firenze (dove aprì una tipografia e divenne primo segretario dell'Accademia degli Umidi). Nel 1547 si recò di nuovo a Venezia dove entrò nell'Accademia Pellegrina e si dedicò definitivamente alla professione di letterato.

Pubblicò nel 1552 I mondi, un romanzo ispirato a L'Utopia (1516) di Tommaso Moro che lo stesso Doni aveva pubblicato a Venezia nel 1548 nella traduzione dal latino di Ortensio Lando.[2] I mondi del Doni è considerata una delle opere utopiche rinascimentali precorritrici della letteratura fantastico-fantascientifica italiana.[3]

Dotato di carattere polemico, entrò in violente diatribe col Domenichi e con l'Aretino, in precedenza suoi intimi amici[4]. Nella città lagunare scrisse la maggior parte delle sue opere. Nel 1555 si recò a Pesaro nella speranza di ottenere un impiego presso il duca Guidobaldo II della Rovere. L'impiego sfumò per le beghe di Pietro Aretino a cui il Doni rispose con un libello infamante[5] in cui fra l'altro prediceva la morte dell'Aretino entro l'anno, profezia avveratasi. Nel 1564 abbandonò nuovamente Venezia e, dopo brevi soggiorni ad Ancona e a Ferrara, si ritirò con un figlio a Monselice, dove risiedette fino alla morte.

La sua opera principale rimane La libraria del Doni fiorentino. Nella quale sono scritti tutti gl'autori vulgari con cento discorsi sopra quelli. Tutte le tradutioni fatte all'altre lingue, nella nostra & una tavola generalmente come si costuma fra librari, edita nel 1550, che fu il primo tentativo di realizzare una bibliografia in Italia. L'opera non fu frutto di un lavoro sistematico: come lo stesso autore ammise, non aveva pretese di raccogliere tutto ciò che poteva, ma semplicemente risultare utile a chi doveva ricercare un documento fino ad allora introvabile. Inoltre, rispetto a Giovanni Tritemio (1462-1516) e Conrad Gessner (1516-1565), suoi predecessori illustri nella storia della Bibliografia, il Doni la intitola Libraria, inserendo nell'elenco anche opere scritte in volgare.

Opere

Frontespizio de I mondi, libro I, 1552

Edizioni in linea del Doni

Note

  1. ^ Anton Francesco Doni, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Scheda nel Dizionario biografico degli italiani
  2. ^ Francesco Bacone, L'Utopia, traduzione di Ortensio Lando, libro II, Venezia, Anton Francesco Doni, 1548. Testo originale su Liber Liber
  3. ^ Italo Pileri, I precursori (PDF), su fanta-festival.it, Fantafestival, 1981. URL consultato il 31 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2014).
  4. ^ Scipione Casali, Annali della tipografia veneziana di Francesco Marcolini da Forlì, compilati da Scipione Casali. Forlì: M. Casali, 1861, p. 194 e segg [1]
  5. ^ Il terremoto di A. F. Doni contro M. Pietro Aretino: secondo la copia dell'anno 1556, Lucca: Per Bartolomeo Canovetti, 1861.
  6. ^ Anton Francesco Doni, Stanze dello Sparpaglia alla Silvana sua innamorata, Firenze: Tipografia dell'Arte della Stampa, 1887.
  7. ^ Ugo Foscolo, "Letteratura italiana periodica" in Opere, Le Monnier, 1859 [2]
  8. ^ Traduzione italiana dell'Utopia di Tommaso Moro ad opera di Ortensio Lando pubblicata dal Doni nel 1548

Bibliografia

Voci correlate

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