Diocesi di Llandaff
Dioecesis Landavensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Canterbury
 
StatoGalles
 
ErezioneVI secolo
Soppressionefebbraio 1537
succede la diocesi anglicana di Llandaff
Dati dall'Annuario pontificio (ch · gc?)
Chiesa cattolica in Galles

La diocesi di Llandaff (in latino: Dioecesis Landavensis) è una sede soppressa della Chiesa cattolica.

Territorio

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La diocesi si estendeva nella regione sud-orientale del Galles, nell'antico regno di Ergyng.

Sede vescovile era la città di Llandaff, oggi un sobborgo di Cardiff, dove si trova la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.

Storia

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La diocesi di Llandaff fu eretta attorno al 560 da san Teilo, nell'alveo del movimento monastico iniziato da san Dubricio (Dyfrig) che fondò diversi monasteri nel regno di Ergyng, tra cui quelli di Hentland e Moccas.

Incerta è la cronotassi dei vescovi successivi, almeno fino al X secolo. Il titolo di vescovo di Llandaff si impone a partire dall'XI secolo.

L'ultimo vescovo in piena comunione con la Santa Sede, George de Athequa, si dimise nel febbraio 1537, quando gli fu permesso di tornare in Spagna, dove morì il mese successivo.[1]

Durante il breve regno (1553-1558) della cattolica Maria I, continuò ad essere vescovo Anthony Kitchin, ultimo abate di Eynsham e vescovo "anglicano" dal 1545, perché riconosciuto anche da Roma. Riuscì a rimanere vescovo fino alla morte, a 92 anni, nel 1563 anche se non fu favorevole alla svolta protestante di Elisabetta I d'Inghilterra, uno dei pochi vescovi a rimanere in carica ininterrottamente da Enrico VIII a Elisabetta.

Cronotassi dei vescovi

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Note

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  1. ^ Era infatti uno spagnolo che fu presente in Inghilterra come cappellano e confessore di Caterina d'Aragona, la prima moglie di Enrico VIII d'Inghilterra, e poi della figlia, la futura regina Maria I Tudor. Non risiedette in diocesi; rimase vescovo legittimo anche dopo l'inizio dello scisma inglese, pur rifiutando il giuramento al nuovo ordinamento ecclesiastico e per questo motivo fu imprigionato. Fu liberato solo grazie all'intervento dell'ambasciatore imperiale, ma fu costretto a rimanere in Inghilterra fino al febbraio del 1537.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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