Amleto (Hamlet) è un film del 1948, diretto, prodotto e interpretato da Laurence Olivier, tratto dall'omonima opera teatrale di William Shakespeare.
Uno spettro condivide la visione da parte di più persone. Coloro che assistono allo spaventoso fenomeno sono le guardie di stanza sul terrapieno di un castello in Danimarca: Bernardo, Francesco, Orazio e Marcello. Lo spettro è il padre defunto di Amleto, di cui costoro sono fedeli amici. Lo informano per farlo poi partecipe della visione che si ripete. Il fantasma rivela ad Amleto che la sua non fu una morte dovuta al morso di un serpente come tutti credevano bensì un assassinio, e l'assassino è suo zio Claudio, sposo della vedova sua madre, la regina Gertrude, che ad appena un mese dalla morte del marito si era risposata con Claudio, il re di Danimarca. Il fantasma del padre chiede vendetta e Amleto la metterà in opera con spietatezza e abilità lasciando una scia di morte che investirà, oltre allo zio e alla madre, anche la sua innamorata Ofelia, che, impazzita per l'uccisione del padre Polonio, consigliere del re, si suicida gettandosi nel fiume. Amleto perisce poi in un duello con Laerte, fratello di Ofelia. Orazio rimane testimone della storia e il corpo del principe danese viene condotto dai suoi amici sul terrapieno più alto, e bruciato.
Girato ad Elsinore, in Danimarca, si tratta del secondo adattamento cinematografico shakespeariano di Olivier, segue Enrico V (1944) e precede Riccardo III (1955).
Fedele nella trama al testo di Shakespeare[1], il film, grazie alla profondità di campo riesce a superare la staticità della pièce teatrale[2]. Per questo film, l'attore-regista Olivier vincerà l'Oscar di miglior attore: primo a vincere il premio in un film diretto da se stesso. Roberto Benigni nel 1999 sarà il secondo attore-regista a riuscire nell'impresa per La vita è bella.
Georges Sadoul considera che i riconoscimenti avuti da questo film siano in fondo eccessivi, ma ci lascia questa interpretazione: «Ottimo esempio di cine-teatro, ai cui fini un regista-attore shakespeariano ha saputo servirsi delle possibilità della macchina da presa con molta vivacità. Si può discutere la visione di un Amleto psicanalitico, col suo complesso d'Edipo, ma il film è nondimeno riuscito».[3]
Nel 1948 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno.
Nel 1999 il British Film Institute l'ha inserito al 69º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.[4]
L'opera ricevette un grande consenso da parte della critica, che la considera ancor oggi una delle migliori trasposizioni cinematografiche della tragedia del XVII secolo.
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