Le acque reflue casearie sono i reflui generati dalla lavorazione industriale del latte per la produzione di burro e formaggio.

L'attività casearia dà origine a notevoli quantità di reflui: infatti, dalla lavorazione in caseificio di 10 kg di latte, si ottengono mediamente 1–2 kg di formaggio e 8–10 kg di reflui.

Le acque reflue casearie sono del tutto prive di agenti tossici o inibitori dell'attività batterica (al contrario delle acque di vegetazione), ma a causa del loro elevato contenuto organico, non possono essere scaricate direttamente nei corpi idrici e non sono sempre semplici da trattare negli impianti di depurazione comunali/consortili a causa delle sostanze in esse contenute, come i prodotti del latte poco degradabili.

Tipologia dei reflui caseari

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Nel caso specifico della lavorazione del formaggio, il refluo prende il nome di siero. Il siero è un liquido giallo-verdastro torbido che contiene tutti gli elementi solubili del latte quali il lattosio, le sieroproteine e i sali solubili (fosforo, sodio, calcio, potassio, ecc.). A seconda della tecnologia adottata per la produzione del formaggio, ha un'acidità variabile da pH > 5,6 (siero a bassa acidità) a pH < 5,1 (siero acido). Comunque a causa dell'azione dei batteri lattici subisce una rapida acidificazione che porta il pH a valori inferiori a 4.

Il siero, dopo la separazione della ricotta, che costituisce l'ultima fase delle lavorazioni casearie e porta alla rimozione della maggior parte delle proteine ancora presenti in soluzione, prende il nome di scotta. Il sottoprodotto della produzione di burro e dei formaggi a pasta filata viene chiamato latticello. Un frequente e poco costoso utilizzo del siero è quello di ingrediente per la formulazione di mangimi per animali di allevamento, soprattutto di suini. Nel meridione d'Italia, per la scarsa presenza e/o la ridotta dimensione del settore zootecnico, il siero e la scotta non trovano un grande impiego zootecnico e pertanto il loro smaltimento deve essere effettuato secondo quanto previsto dalle normative ambientali. Il siero come rifiuto è considerato dalla normativa vigente (D.lgs n. 152/06) un rifiuto speciale non pericoloso, pertanto per smaltirlo tal quale l'azienda produttrice deve attenersi alle disposizioni dettate dal D.lgs n. 22/1997 ("decreto Ronchi"). Il siero come refluo deve essere sottoposto ad un intervento di depurazione al fine di farlo rientrare nei limiti previsti dal D.lgs n.152/06 prima di poterlo smaltire nell'ambiente.

Carico Organico

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Le caratteristiche delle acque reflue casearie sono molto variabili in funzione della tipologia di lavorazione, della dimensione dell'impianto, ecc.

In linea generale il siero presenta le seguenti caratteristiche principali:

Il carico organico di un piccolo caseificio che produce 20 m3 di reflui al giorno causa un inquinamento paragonabile a quello di una popolazione di circa 10.000 abitanti equivalenti.

Classificazione dei reflui secondo il D.lgs n.152/06

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Secondo la parte III del D.lgs. n.152/06 e ss.mm.ii. l'effluente proveniente da un'attività casearia, può essere classificabile:

Lo scarico nella pubblica fognatura è disciplinato dal DLgs 152/99 e deve avvenire nel rispetto dei valori limite previsti da tale decreto.

Lo scarico in acque superficiali e sul suolo è possibile previa autorizzazione da richiedersi alla Provincia.

Trattamenti di depurazione

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Le acque reflue di caseificio e delle attività di lavorazione latte e formaggi si prestano a trattamenti depurativi analoghi a quelli utilizzati per le acque reflue urbane.

Di norma si può attuare con:

Il trattamento depurativo prescelto va sempre preceduto da pretrattamenti preliminari mirati alla rimozione dei grassi/oli animali (disoleatura) e dei solidi sospesi.

Prima del trattamento depurativo vero e proprio, i reflui si possono far confluire in una vasca di equalizzazione/omogeneizzazione nella quale vengono livellate le punte istantanee del carico idraulico/carico organico che si verificano nell'arco della giornata lavorativa. La sedimentazione primaria non è necessaria poiché il materiale inquinante si trova totalmente in forma colloidale e in soluzione.

Trattamenti di recupero

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Per ridurre i costi di smaltimento ma anche per valorizzare i reflui caseari, trasformando di uno scarto in una risorsa economica, negli anni sono stati ideati trattamenti atti ad estrarre i componenti ad alto valore biologico (ad esempio:. sieroproteine, lattosio, sali minerali), consentendo così di ridurre la quantità di reflui prodotti.

A questo scopo le tecnologie separative più utilizzate sono i processi a membrana (microfiltrazione, ultrafiltrazione, nanofiltrazione, osmosi inversa e conversione idrotermica). Inoltre sono disponibili tecnologie per l'utilizzazione del siero come materia prima per la produzione di etanolo. Attualmente, ad esempio, i gruppi lattiero–caseari tedeschi utilizzano il siero come materia prima per produrre biocombustibili a costi molto bassi.

Voci correlate

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