Il termine abduzione (dal latino ab ducere, condurre da) indica un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa mentre quella minore è solamente probabile. [1]

Origini

[modifica | modifica wikitesto]

L'abduzione (in greco ἀπαγωγή, apagōghḕ) fu usata per la prima volta da Aristotele, che la distingueva sia dall'induzione che dalla deduzione.[2] L'abduzione ha una minore valenza dimostrativa, poiché nel sillogismo che la rappresenta, mentre la premessa maggiore è certa, quella minore è dubbia. La conclusione è quindi caratterizzata dalla probabilità. Ad esempio:

Nei sillogismi, la conclusione deriva dalla connessione della premessa maggiore con la minore, resa possibile dalla presenza del termine medio in entrambe le premesse (in questo caso, "tutto quello che non muore" nella premessa minore è il predicato "immortale"). Nel caso dell'abduzione, la conclusione si presenta con un grado di verità uguale o inferiore a quello della premessa minore: nell'esempio, la conclusione, solo probabile, afferma che l'uomo ha un'anima non materiale, ma non è certo che sia immortale, poiché la premessa minore è dubbia.

Deduzione, induzione e abduzione

[modifica | modifica wikitesto]

Il filosofo statunitense Charles Sanders Peirce è stato il primo a proporre il concetto di abduzione come introduzione di ipotesi esplicative[3][4] e ha sviluppato questo argomento nella sua concezione della logica della scoperta scientifica, estendendo il significato dell'abduzione considerandola "il primo passo del ragionamento scientifico" [5] in cui viene stabilita un'ipotesi per spiegare alcuni fatti empirici. Peirce teorizzava che il pensiero umano ha tre possibilità di creare inferenze, ovvero tre modi diversi di ragionamento. Questi tre modi sono:

Le differenze tra abduzione, induzione e deduzione possono essere così riassunte[6]:

Deduzione
Induzione
Abduzione

Nella deduzione la conclusione scaturisce in modo automatico dalle premesse: date la regola e il caso, il risultato non può essere diverso e rappresenta semplicemente il rendere esplicito ciò che era già implicito nelle premesse. L'induzione consente invece di ipotizzare una regola a partire da un caso e da un risultato: essa si basa sull'assunzione che determinate regolarità osservate in un fenomeno continueranno a manifestarsi nella stessa forma anche in futuro. A differenza della deduzione, e come la stessa abduzione, l'induzione non è logicamente valida senza conferme esterne (nell'esempio di cui sopra, basterebbe un solo fagiolo nero nel sacchetto a invalidare la regola).

Osservando quello che per il filosofo statunitense è "un fatto sorprendente" (abbiamo dei fagioli bianchi) e avendo a disposizione una regola in grado di spiegarlo (sappiamo che tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi) possiamo ipotizzare che si dia il caso che questi fagioli vengano da questo sacchetto. In questo modo noi abbiamo accresciuto la nostra conoscenza in quanto sappiamo qualcosa di più sui fagioli: prima sapevamo solo che erano bianchi, ora possiamo anche supporre che provengano da questo sacchetto.

L'abduzione, secondo Peirce, è l'unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere, ovvero permette di ipotizzare nuove idee, di indovinare, di prevedere. In realtà tutte e tre le inferenze individuate permettono un accrescimento della conoscenza, in ordine e misura differente, ma solo l'abduzione è totalmente dedicata a questo accrescimento. È altresì vero che l'abduzione è il modo inferenziale maggiormente soggetto a rischio di errore.

L'abduzione, come l'induzione, non contiene in sé la sua validità logica e deve essere validata per via empirica; non si potrà mai però avere una conferma assoluta, bensì solo in termini di probabilità: potremo dire di avere svolto un'abduzione corretta se la Regola che abbiamo scelto per spiegare il nostro Risultato riceve tali e tante conferme che la probabilità che sia quella giusta equivalga ad una ragionevole certezza e se non vi sono altre Regole che spiegano altrettanto bene i fatti osservati.

Dal Manifesto di Psòmega [7] possiamo leggere:

«Spostamento significa pensiero non lineare, modalità non logico-deduttiva di procedere con il logos della semiosi e quindi logicamente. Vale la pena di insistere sul fatto che "spostamento" è proprio la traduzione in italiano volgare e corrente di "abduzione", che è un calco latino, e che secondo etimologia vuol dire "condurre" (ducere) "lontano da" (ab), allontanamento e quindi anche spostamento.»

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Dizionario di filosofia Treccani (2009)
  2. ^ Aristotele, Analitici primi, II, 25 sgg.
  3. ^ M. Frixione, Come ragioniamo, Bari, Laterza, 2007, pp. p. 8 e pp. 123-129.
  4. ^ Lucia Urbani Ulivi, Introduzione alla filosofia, EDUCatt, 2014, ISBN 978-88-6780-600-3, OCLC 915922648. URL consultato il 25 aprile 2022.
  5. ^ C.S.Peirce, Collected papers, 7.218
  6. ^ Umberto Eco, Thomas A. Sebeok, Il segno dei tre: Holmes, Dupin, Peirce, Bompiani
  7. ^ Massimo Bonfantini, L'inventiva, Moretti & Vitali Editori, 2006

Bibliografia

[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 717 · LCCN (ENsh85000116 · GND (DE4120817-1 · BNE (ESXX543096 (data) · BNF (FRcb11978122t (data) · J9U (ENHE987007292973605171
  Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di filosofia