Toni Benetton negli anni novanta

Toni Benetton, nato Antonio (pronuncia Benettón[1]; Treviso, 16 febbraio 1910Treviso, 27 febbraio 1996), è stato uno scultore italiano.

Artista di fama internazionale, le sue opere si trovano nei musei di tutto il mondo, come al Museo di Arte Moderna di Düsseldorf, all'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, al Museum Beelden aan Zee di Scheveningen, all'Hakone Open-Air Museum di Tokio.[2][3]

Biografia e formazione artistica

Inizia giovanissimo a lavorare il ferro nell'officina dello zio fabbro. In seguito frequenta l'Accademia di belle arti di Venezia sotto la guida di Arturo Martini.

Nel 1957 vince la medaglia d'oro alla Mostra triennale delle produzioni d'arte di Milano (sezione metalli).

Nel 1960, consigliato dall'architetto Carlo Scarpa, lo scultore espone alcune opere al giardino Salomon di Solighetto, popolando la tenuta di grandi figure di ferro rappresentanti animali, ballerine, santi ed eroi. Lo stesso anno vince il primo premio alla II Triennale del Bureau des Arts di Parigi[4].

Nel 1961 vince il premio nazionale di pittura e scultura "Luigi Lanzi" a Corridonia, mentre nel 1963 vince la medaglia d'oro della XVII Fiera di Pordenone. Nel 1965 gli viene assegnato il riconoscimento più prestigioso: il premio per la plastica monumentale alla Quadriennale del metallo di Lindau per la scultura "Le Anime - Memorie di una cattedrale"[5].

Nel 1964 rappresenta l'Italia al Congresso Mondiale dell'Arte di New York[6].

Nel 1967 fonda, presso villa "La Marignana" di Marocco (Mogliano Veneto), l'Accademia Internazionale del Ferro Battuto: lo scopo di Benetton era quello di creare una scuola specifica per la lavorazione del ferro e un punto di riferimento per gli scultori del settore. La scuola verrà chiusa nel 1980 per motivi economici.

Nel 1977 vince a Napoli la medaglia d'oro del Premio Pontano e nel 1978 partecipa alla prima edizione della Mostra toscana di scultura.

Nel 1986 espone alla 52ª Biennale di Venezia due delle sue opere più conosciute: Grande Colonna (esposta presso il Parco San Giuliano di Mestre[7]) e Grande Sfera[8].

Nel 1995 conquista il primo premio assoluto per la scultura a Dubrovnik.

Nel 1996, a seguito di un intervento cardiaco, l'artista muore a Treviso.

Il Museo "Toni Benetton" di Mogliano Veneto raccoglie la maggior parte dei suoi lavori.

Stile

Si tratta di un autore piuttosto eclettico: il suo stile va da un inizio figurativo per evolversi poi in arte astratta; da piccole sculture passa alle macrosculture e ai semoventi (dove il ferro è reso plastico da circuiti elettronici) pensati per ambienti esterni e urbani. Ha lavorato con diversi materiali come bronzo, gesso e acquerello, tuttavia ha prediletto il ferro, con cui ha realizzato la maggior parte delle sue creazioni. Altro materiale amato da Benetton fu la terracotta, poiché implica un contatto diretto con la materia e, grazie ai tempi più immediati, l'artista può apprezzare il rapido concretizzarsi la sua idea.

Punto cruciale del suo stile è dunque l'esposizione all'aperto: dagli anni '50 e '60 le sue opere vengono realizzate per i centri urbani e i parchi (si vedano gli esempi della Marignana e del giardino Salomon). La lastra si arricchisce di tagli per permettere alla luce di penetrare la materia e il ferro allo stato naturale si arrugginisce. Le sculture divengono solide opere ingegneristiche in grado di sostenere gli agenti atmosferici, pur mantenendo la loro leggerezza. A questo proposito si può citare la serie Townscape, progetti urbanistici basati su forme statiche e solide poiché pensati per grandi complessi architettonici. Lo scopo di queste strutture è quello di migliorare i quartieri degradati: ogni ambiente necessita di soluzioni adeguate che tengano conto di parametri e tipologie edilizie. Spicca, in quest'ambito, il progetto Porta per Venezia.

Opere

Le anime - Memorie di una cattedrale (Parco San Giuliano di Mestre, 1964)
Generatrici, scultura in ferro, Museo Toni Benetton
La grande sfera, Treviso, via Roma

Note

  1. ^ Pronuncia, su dizionario.rai.it. URL consultato il 24 maggio 2012 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2018).
  2. ^ Il ferro battuto: I grandi maestri dell'arte fabbrile: Carlo Rizzarda, Toni Benetton, Di Baio Editore, 2000, ISBN 88-7080-885-8.
  3. ^ Toni Benetton, su Treviso Info. URL consultato il 26 ottobre 2016.
  4. ^ Alessio Imbò, Se Benetton vuol dire scultura, in Oggi Treviso, 17 febbraio 2011.
  5. ^ Guido Marangoni (a cura di), Toni Benetton: il percorso fra bellezza e poesia, in Il Ferro battuto, n. 14, Di Baio Editore, 2000, p. 12.
  6. ^ Toni Benetton, su scultura-italiana.com. URL consultato il 12 aprile 2016 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2016).
  7. ^ Le macrosculture di Toni Benetton al Parco San Giuliano, su enti.comune.venezia.it, Istituzione Bosco e Grandi Parchi - Comune di Venezia. URL consultato il 12 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2016).
  8. ^ Museo Toni Benetton, Mogliano Veneto (PDF), Fondo perl'Ambiente Italiano. URL consultato il 2016-04-12] (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  9. ^ (ES) Murales de Cibiana di Cadore, su demuchoscolores.blogspot.it, agosto 2011.

Bibliografia

Voci correlate

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