Spolette moderne per granate d'artiglieria (in primo piano), sezionate a scopo espositivo.

La spoletta, nel campo delle armi è il congegno destinato ad attivare l'accensione della carica interna esplosiva nei proiettili[1] cavi d'artiglieria (palle scoppianti o granate[2], a seconda delle epoche storiche, in gergo militare detti proietti[3] per distinguerli da quelli d'arma individuale leggera), nelle bombe (d'aereo, di profondità, ecc.) e nei missili balistici provocandone la detonazione e il conseguente effetto bellico, sia esso distruttivo/letale, sia esso prevalentemente interdittivo fumogeno (es. cortine nebbiogene).

Storia

Varie ditte hanno, agli inizi del XX secolo, costruito spolette a movimento d'orologeria o a tempo meccanico. Nell'aeronautica furono introdotte spolette a funzionamento istantaneo, brevemente ritardato o a lungo ritardo.

Quelle dotate di breve ritardo provocano lo scoppio della bomba quando questa è già penetrata: la profondità della penetrazione dipende dalla natura e dalle dimensioni della bomba, dalle condizioni sotto cui si verifica l'urto, dalla natura del mezzo urtato, dall'entità del ritardo. Tale penetrazione, utile quando si debbano ricercare effetti di sconvolgimento ed azioni di mina, riesce invece dannosa quando si debba agire contro truppe, contro mezzi moventi o semoventi, contro batterie piazzate allo scoperto; in generale contro bersagli animati alla superficie del suolo.

Per l'arma aerea, come per l'artiglieria, bisogna in tal caso ricorrere alle spolette istantanee, in cui la grande leggerezza dell'organo urtato permette un funzionamento rapidissimo, tale da assicurare lo scoppio prima che la bomba possa interrarsi. Sono state studiate spolette per bombe a lungo ritardo, anche di alcune ore, in certi casi richieste dalle esigenze tattiche.
Esse furono usate per l'attacco di banchine, dighe di ritenuta, moli, canali e simili bersagli e nelle città o impianti industriali per ingenerare panico e uccidere il personale che provvedeva al loro disinnesco. Gettando un certo numero di ordigni di questo tipo, provvisti di ritardi diversi, frammisti alle bombe con funzionamento istantaneo si sono potuti produrre gravi danni alle opere attaccate, non solo, ma anche impedire una efficace opera di riparazione.

La ricerca di spolette in grado di esplodere in vicinanza del bersaglio era diventata impellente per contrastare lo sviluppo dell'arma aerea. Nei primi anni trenta del XX secolo gli studi negli Stati Uniti d'America ed in Gran Bretagna si focalizzarono su un dispositivo elettronico in grado di sopportare lo stress del lancio del proiettile.
La prima spoletta di prossimità realmente efficiente fu basata sul principio del radar, in grado di emettere un segnale radio e riceverne l'eco, sviluppata dall'agosto del 1940 dal National Defense Research Committee statunitense in collaborazione con i ricercatori britannici, fu introdotta nel settembre 1941.[4]

Durante la seconda guerra mondiale, i laboratori Bell produssero un fototubo in grado di essere installato nell'ogiva di un proiettile d'artiglieria che fu utilizzato con alcuni successi nelle prime fasi dei bombardamenti diurni durante la battaglia d'Inghilterra.Si basava sulla differenza di luminosità percepita dal fototubo quando incontrava l'ombra dell'aeroplano. Chiaramente era inutilizzabile di notte e con tempo molto nuvoloso.

Tipologie storiche

Ne furono create nel corso della storia vari tipi:

Classificazione delle moderne spolette

A loro volta le spolette si dividono in:

Sicurezza

La sicurezza nelle spolette è, per ovvi motivi, di fondamentale importanza.

Devono garantire la sicurezza delle munizioni durante il loro immagazzinamento, trasporto, montaggio sulla granata e caricamento nella bocca da fuoco, esse quindi non devono intervenire neanche se sottoposte a violenti urti o scossoni.

Sapendo che l'ignizione parte sempre da un composto chimico che viene appunto acceso per urto/compressione si comprende l'importanza dei congegni che garantiscono la sicurezza.

In sostanza la spoletta è attivata solo dopo un certo tempo che è uscita dalla bocca da fuoco. Sono stati attuati a questo scopo vari congegni di natura meccanica.

Per esempio masse metalliche che per effetto della rotazione del proietto si spostano verso la periferia e aprono i condotti per il passaggio della fiamma; anelli metallici che per effetto d'inerzia alla uscita del proietto arretrano e permettono il libero movimento della massa battente che all'impatto con il terreno accenderà la carica.

Note

  1. ^ proièttile in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 10 gennaio 2018.
  2. ^ BOMBA in "Enciclopedia Italiana", su treccani.it. URL consultato il 10 gennaio 2018.
  3. ^ proiètto in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 10 gennaio 2018.
  4. ^ Nebeker, op. cit. pp.425-426

Bibliografia

Voci correlate

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