Santana album in studio | |
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Artista | Santana |
Pubblicazione | 30 agosto 1969[1] pubblicato negli Stati Uniti |
Durata | 37:08 (LP) 61:08 (CD del 1998) 133:11 (Doppio CD del 2004) |
Dischi | 1 / 1 / 2 |
Tracce | 9 / 12 / 25 |
Genere | Blues rock Rock psichedelico Rock latino[2] Acid rock |
Etichetta | Columbia Records (CS 9781) |
Produttore | Carlos Santana, Brent Dangerfield |
Arrangiamenti | Albert Gianquinto |
Registrazione | San Mateo al Pacific Recording Studios |
Formati | LP, MC, Stereo 8 |
Altri formati | CD nel 1987 |
Certificazioni | |
Dischi d'oro | Stati Uniti (1)[3] (vendite: 500 000+) |
Dischi di platino | Stati Uniti (2)[4] (vendite: 2 000 000+) |
Santana - cronologia | |
Album precedente
— |
Recensione | Giudizio |
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AllMusic | [5] |
Robert Christgau | C-[6] |
Piero Scaruffi | [7] |
Ondarock[8] | (Disco consigliato) |
Dizionario del Pop-Rock | [9] |
24.000 dischi | [10] |
Santana è l'album di debutto del gruppo musicale rock di San Francisco Santana, pubblicato nel 1969.
Nell'arco di circa tre anni di esibizioni, quella che era stata originariamente una formazione in prevalenza votata al blues elettrico, come già dimostrava la sua denominazione originale (Santana Blues Band), si evolse in una band seminale del cosiddetto latin rock[11], dopo alcuni cambi di formazione e l'ingresso in pianta stabile dei due percussionisti centroamericani Mike Carabello e José Chepito Areas[11]. Con questo nuovo assetto il gruppo entrò per la prima volta in sala di registrazione[11].
Si tratta di un lavoro in gran parte strumentale, nel quale il complesso conserva prevalentemente le sue origini di band, dalle strutture musicali basate su improvvisazioni free-form. Questo approccio esecutivo si era sviluppato progressivamente nelle loro già al tempo numerose esibizioni dal vivo, dove prevalevano le jam, mutuate dal jazz. Assume un ruolo predominante nelle sonorità l'organo Hammond suonato da Gregg Rolie, che domina le atmosfere della maggior parte dei brani e si amalgama alla perfezione con le vibranti sezioni di chitarra e percussioni. In alcune composizioni invece è il piano a fare da sostituto. Su suggerimento del manager Bill Graham, il complesso aveva iniziato a scrivere canzoni più convenzionali, per ottenere un maggior impatto sul pubblico, ma in questo esordio riesce a mantenere l'essenza improvvisativa della sua musica.
L'album divenne un "major release" da oltre due milioni di copie, nel solo primo anno di pubblicazione[11], in seguito all'enorme impressione suscitata dall'esibizione della band al festival di Woodstock del 1969[11]. Anche se Jingo non riuscì a creare molto interesse quando venne pubblicato come singolo tranne che nelle Fiandre in Belgio dove arriva in prima posizione per tre settimane e nei Paesi Bassi in quarta, "Evil Ways", il secondo singolo tratto dall'album, entrò nella Top Ten degli USA: fu proprio lo stesso Graham a consigliare ai Santana di incidere quest'ultimo brano[12], in origine pubblicato dal percussionista portoricano Willie Bobo nel 1967[13].
Il long playing è il primo dei due album omonimi alla band, l'altro è il terzo Santana III del 1971.
Il disco raggiunse la posizione numero 4 nella chart Billboard 200 e la numero 5 nei Paesi Bassi. Nel 2012 l'album è stato classificato al 149º posto nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone sulla rivista Rolling Stone[14].
Anno | Classifica | Posizione raggiunta |
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1969 | Billboard 200 | 4[16] |
1970 | Top R&B/Hip-Hop Albums | 13[17] |
1969 | Dutch Charts | 5[18] |
1970 | Official Albums Chart | 34[19] |