La fortezza di Volterra
La rocca di San Leo
La rocca di Senigallia
La rocca di Ostia

Le Rocche "di transizione" sono una nutrita serie di fortezze sorte in Italia nella seconda metà del XV secolo e all'inizio del XVI secolo, in un'epoca di profonda evoluzione nell'arte del costruire opere difensive che avrebbe portato alla cosiddetta "fortificazione all'italiana".

Storia

[modifica | modifica wikitesto]

Si trattò quindi di un'epoca di transizione tra le fortificazioni del primo Quattrocento, ancora tardo medioevali, in cui le armi da fuoco avevano appena cominciato ad imporsi e le fortificazioni del XVI secolo e successivi in cui l'artiglieria prese il sopravvento determinando l'evoluzione delle tecniche belliche e in particolare delle tecniche di fortificazione verso le cosiddette fortificazioni alla moderna, caratterizzate dal fronte bastionato e dal bastione poligonale.[1]

La seconda metà del XV secolo fu un'epoca di grande attività edilizia nel campo delle fortificazioni. Il progresso tecnologico dell'artiglieria, che aveva portato all'introduzione della palla metallica, aveva dimostrato l'insufficienza delle difese esistenti e gli stati regionali italiani (Venezia, Firenze, Milano, Roma, Napoli), così come i vari principati dell'Italia centro-settentrionale (Montefeltro, Malatesta, Gonzaga), cominciarono a porsi il problema di fortificare verso attacchi esterni non solo le principali città ma anche i punti chiave del territorio nel suo insieme.

L'evoluzione dei sistemi difensivi prese il via soprattutto nell'Italia centrale dove sorsero le rocche più innovative (Romagna, Marche, Toscana, Lazio). Particolarmente importante fu il programma a cui dette avvio Lorenzo il Magnifico per rafforzare le difese dello stato fiorentino (Volterra, Sarzana, Sarzanello, San Gimignano, Colle Valdelsa, Poggio Imperiale a Poggibonsi), le opere volute da Federico da Montefeltro, le realizzazioni dei Borgia finalizzate a creare un dominio familiare nell'Italia centrale (Civita Castellana), e quelle opposte dei Della Rovere.

Non mancarono esempi di riadattamento di strutture medievali con abbassamento delle torri, ispessimento delle mura, rafforzamento con nuovi bastioni (Roccaviva Picena).

Una decisiva spinta a una ulteriore evoluzione delle fortificazioni e all'attività costruttiva fu data dalla discesa in Italia, nel 1494, di Carlo VIII il cui esercito possedeva in gran numero artiglierie particolarmente evolute che costrinsero a prendere atto dell'evoluzione tecnologica di tali armi.

L'Italia, a partire dall'elaborazione tecnica e teorica espressa in tale periodo di transizione, rimase all'avanguardia nella progettazione delle fortificazioni fino al XVII secolo.

Caratteri

[modifica | modifica wikitesto]
Merli e cammino di ronda in aggetto su bastione circolare
Mura a scarpa e cannoniere ("troniere") sovrapposte all'interno del bastione

Durante tale epoca di transizione si assiste a una profonda evoluzione nella morfologia generale e negli elementi costruttivi delle fortificazioni:

In definitiva sono quasi tutte caratteristiche che troveranno la loro evoluzione nel XVI secolo con i bastioni poligonali e la forma stellata delle fortificazioni.

I progettisti

[modifica | modifica wikitesto]
Disegno di fortezza, Leonardo da Vinci
La fortezza di Sarzanello
La rocca di Montepoggiolo
La fortezza di Poggio Imperiale
Il forte di Nettuno

I protagonisti di quest'epoca sono tanti a cominciare da Francesco Laurana, Francione e Baccio Pontelli.

Francesco di Giorgio Martini, oltre a realizzare e modificare un gran numero di fortificazioni, utilizzando forme fortemente sperimentali che si distinguono per la costante ricerca dell'adattamento della forma della fortificazione alla morfologia dei luoghi, fu anche il teorico che dette nel suo trattato elaborazioni, indicazioni dettagliate, idee e modelli, ripresi poi da altri progettisti. I principi contenuti nella sua opera teorica, possono considerarsi l'espressione dei caratteri specifici di quest'epoca di ricerca e transizione e possono essere così riassunti: mura basse e con scarpa, fossati profondi, perimetri angolati per permettere i tiri radenti, torrioni avanzati, postazioni di tiro basse a difesa della base delle mura.[2]

I fratelli Antonio da Sangallo e Giuliano da Sangallo rappresentano invece il momento di successiva evoluzione con la definitiva messa a punto del sistema bastionato, cioè della raggiunta capacità della fortezza di permettere il tiro incrociato radente a protezione delle mura, anche grazie alla geometria del bastione poligonale o anche ad orecchioni, ad angoli smussati e attacco sulle murature rientrante ("gola"),[1][3] che non lasciava punti morti come invece il bastione circolare.

Da notare che in tale periodo di transizione i progettisti di fortificazione sono i migliori architetti del periodo e solo in un secondo tempo si formeranno tecnici specializzati (ingegneri militari). Del resto, oltre a quelli già citati, anche fra' Giovanni Giocondo, Albrecht Dürer, Michele Sammicheli, Leonardo da Vinci, Michelangelo e Baldassarre Peruzzi si interessarono in vario modo di fortificazioni.

Esempi

[modifica | modifica wikitesto]

Le tipologie costruttive dell'epoca sono:

Tuttavia, nell'attuale denominazione delle singole architetture, tali distinzioni non sono quasi mai chiare. Le principali realizzazioni in ordine cronologico esemplificano la continua ricerca dei progettisti:

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ a b c D. Taddei, Giuliano e Antonio da Sangallo, in "L'architettura militare nell'età di Leonardo", Atti del Convegno, 2007.
  2. ^ F.P. Fiore, L'architettura militare di Francesco di Giorgio: realizzazioni e trattati, in "Architettura militare nell'Europa del XVI secolo", Atti del convegno, 1988, pp. 35-47.
  3. ^ M. Chiabò, M. Gargano (a cura di), Le Rocche alessandrine e la rocca di Civita Castellana, 2003.
  4. ^ M. Chiabò, M. Gargano (a cura di), Op. cit., 2003.
  5. ^ M. Chiabò, M. Gargano (a cura di), op. cit., 2003.