Remigio Sabbadini

Remigio Sabbadini (Sarego, 23 novembre 1850Pisa, 7 febbraio 1934) è stato un filologo e latinista italiano, figura centrale nella critica letteraria del mondo latino e nella fondazione della filologia umanistica[1].

Biografia

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Nato a Sarego (in provincia di Vicenza) da Giuseppe e da Luigia Allegro, una coppia di estrazione contadina[2], Sabbadini iniziò a studiare in Veneto prima di trasferirsi a Firenze, dove si laureò in letteratura latina con una tesi su Virgilio. Abilitato alla libera docenza nei licei, nel 1886 diventò docente di letteratura latina all'Università di Catania, per poi ricoprire sempre lo stesso ruolo all'Accedemia scientifico-letteraria di Milano dal 1900 (che nel 1923, con la Riforma Gentile, darà origine alla Statale), dove ebbe modo di farsi conoscere anche come appassionato dell'umanesimo e della tradizione dei codici classici presso gli eruditi del XV secolo. Rimase in servizio fino al 1º maggio 1926 quando, per limiti d'età, fu nominato professore emerito[3]. In qualità di accademico, fu socio di numerosi enti e accademie culturali: socio corrispondente dell'Istituto Lombardo dal 1905[4]; socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 26 febbraio 1911 (poi socio nazionale residente dal 23 giugno 1918)[5]; socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei dal 1910 e socio nazionale dal 1920; membro dell'Arcadia col nome di Filarco Eteo[4].

Sposatosi nel 1890 con Amalia Grifi, ebbe una figlia, Ada, moglie del politico e latinista Concetto Marchesi.

Gli studi classici e la filologia umanistica

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L'attività di ricerca, come già evidenziato, si concentra sia sullo studio della letteratura latina, sia sullo studio filologico dei classici nel mondo rinascimentale, dando il via così alla filologia umanistica moderna. Per quanto riguarda la prima area, Sabbadini contribuì alla critica letteraria e filologica curando l'edizione dell'opera omnia di Virgilio nel 1930 in occasione del bimillenario della nascita del poeta mantovano[2], ma si dedicò anche all'edizione scolastica del De officiis di Cicerone, delle Satire e delle Epistole di Orazio. Per quanto riguarda invece la filologia umanistica, della quale è considerato il fondatore[6], Sabbadini era interessato alla formulazione di una scienza che

«s[ia] fondat[a] sul senso della continuità della tradizione classica e sull'impegno per una maggiore compenetrazione tra studio della letteratura antica e studio della cultura umanistica.»

Da questa concezione, l'amore non soltanto filologico (importante fu lo studio del Virgilio ambrosiano di Petrarca e lo studio dei manoscritti conservati in numerose biblioteche e archivi), ma anche prettamente storico e letterario, concentrandosi sulle vite e le esperienze dei vari umanisti e della loro rilettura allegorica e interpretativa del mondo antico[3]. Il frutto di queste considerazioni è conservato nel suo libro in due volumi intitolato Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, pubblicato inizialmente nel 1905 ma poi ampliato e integrato negli anni successivi.

Onorificenze

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cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro
— 1913[4]
ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro
— 1923[4]
Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia
— 1926[4]

Opere

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Studi sulla letteratura latina

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Studi di filologia umanistica

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Epistolario di Guarino Veronese, 1915

Note

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  1. ^ Sabbadini.
  2. ^ a b Fabretti.
  3. ^ a b Informazioni tratte dalla biografia curata da Piras.
  4. ^ a b c d e Piras.
  5. ^ Remigio Sabbadini, su accademiadellescienze.it, Accademia delle Scienze di Torino. URL consultato il 20 agosto 2018.
  6. ^ Petoletti, p. 20.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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