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Correggiola
Polygonum aviculare
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineCaryophyllales
FamigliaPolygonaceae
SottofamigliaPolygonoideae
TribùPolygoneae
GenerePolygonum
SpecieP. aviculare
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseCaryophyllidae
OrdinePolygonales
FamigliaPolygonaceae
GenerePolygonum
SpecieP. aviculare
Nomenclatura binomiale
Polygonum aviculare
L., 1753
Sinonimi
(Vedi testo)
Nomi comuni
(Vedi testo)

La correggiola (Polygonum aviculare L., 1753) è una pianta erbacea strisciante della famiglia delle Poligonacee[1].

Etimologia

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Il nome del genere è stato coniato da Linneo nell'anno 1737 coniugando le parole di due radici greche: polys (= molto) e gonu (= nodo o ginocchio), alludendo all'aspetto dei numerosi nodi (internodi) che si formano lungo il fusto delle sue specie.
Ma secondo altre ricerche etimologiche sembra che il nome del genere, nella seconda parte, derivi dalla parola greca gònos (= discendenza); e quindi formando, insieme alla prima parte, la frase “tanta discendenza”, si allude alla facilità di propagazione delle piante di questa specie.
L'epiteto specifico (aviculare) indica che gli uccelli si nutrono dei frutti e dei semi di queste piante.
Gli inglesi chiamano questa pianta Knotweed ma anche Knotgrass; i francesi la chiamano Renouée des oiseaux; i tedeschi la chiamano Vogel-Knöterich.

Descrizione

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Descrizione delle parti della pianta

Il primo carattere che si osserva in questa pianta è la sua disposizione, piatta e omogenea, sul terreno. La forma biologica infatti è terofita reptante (T rept), ossia si tratta di una pianta a ciclo biologico annuo (raramente biennale) con fusti striscianti al livello del terreno.

Radici

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Questa pianta possiede una radice robusta a fittone a volte lignificata.

Fusto

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Portamento strisciante a raggiera

Il fusto può assumere diversi portamenti: da quello strisciante (con apertura a raggiera) a quello prostrato-ascendente fino a quello eretto (in terreni favorevoli possono elevarsi fino a 20 cm). In genere è molto ramificato con accentuazione della fogliosità verso l'alto. La sua superficie è glabra e striata, mentre la sezione è cilindrica. Alla base del fusto sono presenti delle stipole fuse insieme, inguainanti e tubolari (chiamate più propriamente “stipole ocreate”) di consistenza membranosa e colore rossastro e con 4 - 6 nervature (lunghezza 4 mm); queste ocree sono presenti anche alla base degli internodi ma hanno un colore più argentino e sono più lunghe (10 mm). La lunghezza del fusto può variare da 10 a 60 cm, ma in condizioni favorevoli si può formare un tappeto fino a 1,5 metri di diametro.

Foglie

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Questa è una specie polimorfica nella forma delle foglie (vedere il paragrafo “Variabilità”); in effetti in uno dei suoi sinonimi il termine specifico è eterophyllum che significa letteralmente “a foglie diverse”.
Le foglie del fusto principale sono disposte in modo alterno, sono sub-sessili (o con un piccolo picciolo); la forma è oblanceolato - spatolata o anche lanceolato – ovata; il margine è intero con superficie glabra (al massimo è presente una sottile peluria). Le foglie dei rami laterali sono di dimensioni progressivamente minori ed hanno una forma più decisamente lineare - ellittica; l'apice è acuto. Questa “diversità fogliare” è soprattutto evidente in giovane età della pianta. Il colore delle foglie è verde ma anche verde – bluastro e sono persistenti fino all'autunno ma scoloriscono e si rischiarano. Dimensione massima delle foglie maggiori: larghezza quasi 2 cm; lunghezza 4 cm.

Infiorescenza

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Infiorescenza all'ascella delle foglie

L'infiorescenza è composta da fiori raggruppati all'ascella delle foglie; generalmente questi gruppi vanno da 2 a 5 fiori e si trovano da metà fusto fino al termine di rami.

Fiori

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Il fiore

La struttura dei fiori di questa specie è diversa dal “classico” fiore delle Angiorsperme in quanto il calice e la corolla non sono ben differenziati; abbiamo quindi un perigonio con diversi tepali (e non un perianzio con un calice e i suoi sepali e una corolla con i suoi petali). Questa “diversità” non sempre è chiara e ben definita, o accettata dai vari botanici, per cui in alcuni casi strutture di questo tipo si definiscono come “perianzio corollino con tepali”[2] oppure “perianzio aciclico”[3]
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, pentameri e persistenti. Dimensione dei fiori: 1,8 – 5,5 mm; dimensione del perigonio : 3 – 4 mm.

* P 5, A 8, G 3[4]

Frutti

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I frutti sono degli acheni piriforme (a forma di fiamma) ad un solo loculo e quindi un solo seme; la sezione dei frutti è triangolare (sono trigoni) e sono appuntiti all'apice, mentre alla base sono arrotondati; le tre facce sono lievemente concave. Il frutto rimane racchiuso nei tepali che sono persistenti. Questa pianta si riproduce solamente attraverso i semi. Dimensione dei frutti: 2 – 3,5 mm.

Distribuzione e habitat

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Fitosociologia

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Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:

Formazione : comunità terofitiche pioniere nitrofile
Classe : Stellarietea mediae
Ordine : Polygono aviculari – Poetalia annuae

Tassonomia

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Il genere Polygonum comprende oltre 160 specie, di cui circa 25 sono spontanee della flora italiana.

Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Poligonacee all'ordine delle Polygonales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine delle Caryophyllales.

Il genere Polygonum appartiene alla sottofamiglia delle Polygonoideae Eaton (1836)[6]).

Variabilità

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Polygonum aviculare viene considerata una specie complessa per i suoi caratteri morfologici variabili ed è anche controversa tra i vari botanici; infatti è polimorfica sia nel portamento che nella forma delle foglie, che nella lunghezza degli internodi (le piante gracili hanno internodi più lunghi e si presentano quindi più slanciate; quelle più densamente cespugliose hanno gli internodi più ravvicinati). In altre parole questa pianta è capace di adattarsi spontaneamente, ma in modo temporaneo, alle condizioni ambientali più disparate, per poi riprendere le usuali forme vegetative al ritorno delle normali condizioni. Ad esempio negli ambienti a carattere litorale le foglie sono più grassette (subsp. littorale). Sono presenti inoltre alcune strutture che rendono più facile l'impollinazione incrociata aumentando così la diversità della specie.
Studi recenti hanno dimostrato che il complesso delle sottospecie di questa pianta ha una comune origine allopoliploide[7]. Pignatti negli (anni ottanta) si lamentava che questo gruppo non avesse ricevuto ancora una soddisfacente trattazione sistematica e sospettava che più di qualche segnalazione di questa pianta poteva essere riferibile ad altre specie simili (vedi il paragrafo “Specie simili”). Probabilmente a tutt'oggi la situazione non è ancora cambiata; molti autori suddividono diversamente la specie base in diverse sottospecie, mentre altri considerano alcune sottospecie autonome e le portano a rango di specie.

Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):

Nomi comuni

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Elenco dei nomi più comuni italiani per la specie Polygonum aviculare :

Sinonimi

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L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

Specie simili

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Per meglio comprendere la sezione Avicularia (vedi paragrafo “Sistematica”) ed individuare le varie specie simili alla specie aviculare, l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche. In particolare le piante qui sotto elencate appartengono al “Gruppo di P. aviculare[2]:

  • Gruppo 2A : il tubo del perianzio è lungo; le foglie sia inferiori che superiori sono indistinguibili come dimensioni;
  • Polygonum arenastrum Boreau – Poligono dei sabbioni: differisce soprattutto per le foglie che sono tutte uguali come dimensioni; mentre il tubo del perianzio è lungo la metà dei suoi segmenti.
  • Gruppo 2B : il tubo del perianzio è brevissimo; le foglie lungo il fusto sono progressivamente più piccole verso l'alto;
  • Polygonum rurivagum Boreau (1857) (sinonimo = Polygonum aviculare L. subsp. rurivagum (Jord ex Boreau) Berher) – Poligono campagnolo: le foglie maggiori sono larghe fino a 4 mm; il portamento di questa specie è (come dice il nome) più gracile della specie aviculare; gli internodi (distanza tra foglie e foglie) sono più lunghi; mentre le foglie sono lanceolate – lineari con evidenti nervature longitudinali; il perianzio è più breve e i vari segmenti sono ben separati (non sovrapposti).
  • Polygonum aviculare : le foglie maggiori sono più larghe di 4 mm (da 5 a 18 mm); i segmenti del perianzio si sovrappongono (almeno in parte);
  • Polygonum raii Bab. – Poligono di Ray: si distingue anche per le ocree che negli internodi sono molto più brevi.

A volte la specie Polygonum aviculare può essere confusa anche con le specie come Polygonum minus, Polygonum mite e Poligonum persicaria; in realtà le tre specie citate hanno un portamento più eretto (meno strisciante) e l'infiorescenza è più simile ad una spiga con fiori molto più minuti.

Usi

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Farmacia

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Cucina

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Le parti commestibili di questa pianta sono le foglie e i semi in quanto contengono un albume farinoso. Con le foglie si possono preparare degli infusi.

Coltivazione

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È considerata pianta infestante in quanto disponendosi orizzontalmente si propaga su vaste aree ostacolando le coltivazioni di alcune piante alimentari come i cereali o le bietole; crea problemi anche alle aree a pascolo anche se cavalli, porci e altri animali domestici ricercano avidamente queste piante. È comunque una pianta mellifera.

Industria

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Dalle foglie si può produrre un colorante blu molto simile all'indaco. Il giallo e il verde si possono ottenere dalle parti inferiori della pianta[8].

Note

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  1. ^ (EN) Polygonum aviculare, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 19 agosto 2023.
  2. ^ a b Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  3. ^ Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  4. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 24 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2009).
  5. ^ AA.VV., Flora Alpina, Bologna, Zanichelli, 2004.
  6. ^ 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  7. ^ Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 24 novembre 2008.
  8. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 24 novembre 2008.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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