Una ragazza transgender è una ragazza a cui è stato assegnato un genere maschile alla nascita (XY), che si vuole presentare al pubblico come una donna, anche se è ancora geneticamente un uomo. Una ragazza transgender può essere eterosessuale, bisessuale, omosessuale, asessuale o può identificarsi in altri termini (come ad esempio queer).
Anche se una persona fa la transizione da MTF non significa che gli piacerà per forza il genere opposto o che se prima era in una relazione che sia ''gay'', se alla ragazza trans piaceva un uomo è una ragazza etero, la sessualità è anche una cosa soggettiva. [1][2][3]
Le ragazze transgender sono persone in genere geneticamente appartenenti al sesso maschile (aventi cromosomi sessuali XY oppure altre strutture cromosomiche anormali ma comunque maschili, per esempio XXY o XYY), che si riconoscono in un'identità di genere femminile. Questa condizione ha spesso come conseguenza un malessere o disagio psicologico, definito disforia di genere[4].
Per le Ragazze transessuali esistono terapie ormonali e chirurgiche per adeguare il proprio corpo alla propria identità di genere. La scelta di quali terapie adottare e che iter di transizione intraprendere è molto variabile, essendo questo adeguato caso per caso alle esigenze dell'individuo[5]. L'associazione internazionale WPATH definisce degli Standard di Cura seguiti in molti paesi al mondo[6]; in Italia, nonostante alcuni centri specializzati seguano il protocollo WPATH, è più spesso seguito il protocollo definito dall'ONIG[7].
La terapia ormonale prevede l'assunzione di estrogeni e di farmaci antiandrogeni, oltre che eventualmente di progesterone. In Italia, l'estrogeno assunto è generalmente estradiolo valerato, mentre come antiandrogeno si utilizza ciproterone acetato (in altri paesi, invece, viene prescritto più frequentemente spironolattone); talvolta esso è associato a finasteride. L'uso del progesterone in Italia non è a oggi previsto dall'Aifa. Per minorenni ancora in età di sviluppo, che non possono accedere alle terapie ormonali di cui sopra, è consentito l'uso della triptorelina, un bloccante per gli ormoni sessuali. A partire dal 23 settembre 2020, la terapia femminilizzante, triptorelina compresa è coperta dal Servizio sanitario nazionale, previa diagnosi di disforia di genere da parte di una "équipe multidisciplinare e specialistica"[3].
Gli interventi chirurgici che possono fare parte della transizione di una donna trans sono la riconversione chirurgica del sesso (che comprende la penectomia, l'orchiectomia e la vaginoplastica), la femminilizzazione del volto[8], la mastoplastica e l'intervento alle corde vocali[9].
le ragazze trans partecipano della transfobia che subiscono in generale le persone trans, e che porta a discriminazioni nella ricerca di una casa o di un lavoro, oltre che a maltrattamenti sul posto di lavoro[10]. In particolare all'interno del movimento transfemminista e nel femminismo intersezionale, viene spesso usato il termine transmisoginia per riferirsi a fenomeni di discriminazione e oppressione che riguardano specificamente le donne trans, in quanto persone all'intersezione di due identità (un'identità transgender e un'identità femminile), come ad esempio feticizzazione o certi tipi di rappresentazione stereotipata. Vengono talvolta usati anche altri termini più specifici, come transmisogynoir, che si riferisce a discriminazioni perpetuate nei confronti di donne trans nere.[11]
Nell'uso popolare sono presenti diversi termini più o meno correlati, talvolta ritenuti erroneamente sinonimi, che hanno invece una diversa accezione o significato. L'utilizzo a sproposito di questi termini e il modo con cui discostano dalle definizioni mediche e scientifiche, sono anche un esempio (insieme ad altri luoghi comuni) delle distorsioni presenti nella credenza popolare riguardo al transessualismo, causa spesso di incomprensioni e disagi fino a discriminazioni o perfino transfobia.
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