Jean Santeuil
Titolo originaleJean Santeuil
AutoreMarcel Proust
1ª ed. originale1952
1ª ed. italiana1953
Genereromanzo
Lingua originalefrancese
Ruskin

Jean Santeuil è un romanzo giovanile incompiuto di Marcel Proust, scritto tra il 1895 e il 1901, pubblicato solamente postumo nel 1952 compilando una moltitudine di fogli e frammenti ritrovati. Il racconto dell'apprendistato estetico e amoroso del protagonista Jean, chiaro alter ego dell'autore, costituisce, come lo definì Gianfranco Contini, il «cartone preparatorio» di À la recherche du temps perdu.

Genesi dell'opera

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Jean Santeuil è costruito attraverso un'operazione di montaggio di scene e quadri indipendenti e in sé conchiusi, dove Proust dà forma a una soggettività esasperata, ricondotta a motivi autobiografici. Ci sono già, in nuce o in filigrana, molti personaggi della futura Recherche[1].

Nel gennaio 1898, essendo impegnato nella famosa petizione apparsa sul giornale L'Aurore a sostegno dell'innocenza di Alfred Dreyfus, condannato per tradimento ai lavori forzati all'Isola del Diavolo, Proust conobbe, poco tempo dopo, il tenente colonnello Georges Picquart[2]. Ne rimase affascinato. Quando egli fu arrestato, Marcel riuscì a fargli giungere in cella, alla fortezza di Mont-Valérien, una copia del suo libro I piaceri e i giorni. Durante il processo per diffamazione intentato contro lo scrittore Émile Zola, a causa del suo famoso J'accuse, Proust fu uno spettatore fisso e attento alle sedute; arrivò addirittura fornito di panini e thermos pieno di caffè, per non perdere neanche un'udienza. Trasporterà i suoi sentimenti e le sue emozioni di quei giorni proprio nel romanzo Jean Santeuil, che da tempo andava scrivendo. Ecco la descrizione dell'arrivo del generale de Boisdeffre al tribunale:

«mentre saliva la scalinata, seguito dal suo ufficiale d'ordinanza, ognuno si chiedeva con ansietà che cosa avrebbe detto; e quelle guance rossastre, quegli occhi ammiccanti e persino il soprabito sbottonato e l'enorme cappello a cilindro inclinato sulla testa; tutte quelle cose volgari erano contemplate con una irresistibile emozione da tutti coloro che non avrebbero osato avvicinarsi loro senza rispetto, perché le sentivano cariche... di quel pensiero ancora sconosciuto e già realizzato, che sarebbe esploso all'improvviso, mutando con la vita di un uomo e di una famiglia la sorte medesima dell'Europa»

Ed ecco l'idolo di Proust, Picquart:

«Camminava lentamente, con un aspetto né giovane né vecchio, biondo, ma senza baffi, un po' simile ad un ingegnere israelita. In quell'uomo la cosa più strana era...l'assenza d'ogni segno di tutta la vita interiore che Jean gli attribuiva:: nulla stava ad indicare in lui né l'indignazione per un delitto giudiziario perpetrato dallo Stato Maggiore né la ferma decisione di compiere sino alla fine il proprio dovere e nemmeno l'indecisione, la riflessione, la lotta della coscienza»

Jean Santeuil giunge infine alla comprensione della bellezza segreta della sua vita e del suo legame con i genitori.

Ritrovamento e pubblicazione postuma

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Nel 1952 uno studioso, Bernard de Fallois, rinviene, in un armadio della nipote di Marcel Proust, un manoscritto costituito da fogli sparsi e quaderni che riordinati verranno pubblicati come romanzo giovanile postumo (circa 700 pagine, ridotte nella prima ed. a stampa francese a 342) dal titolo aggiunto dal curatore e ormai divenuto imprescindibile di Jean Santeuil. Proust infatti aveva iniziato questo lavoro nel 1895 e dopo sei anni, insoddisfatto, lo aveva buttato nell'armadio.

L'uscita del libro in Francia presso Gallimard, con introduzione di André Maurois, suscitò subito grande interesse, al quale seguirono diversi interventi critici, tra i primi uno di Claude Mauriac che spiegava meglio in quali condizioni fosse stato ritrovato il manoscritto, cioè per buona parte su fogli sparsi e non ordinati e per piccola parte su un unico quaderno. La divisione in 92 capitoli è in gran parte dovuta a Proust e in piccola parte al de Fallois, che ne ha aggiunto i titoli laddove mancavano[3]. Si suppone che la stesura sia avvenuta dal settembre 1895 all'agosto 1897, con aggiunte fino alla fine del 1899 e un breve capitolo dopo il 1901, quando pare che l'autore ci stesse ripensando e volesse riprendere a scriverlo[4]. Una nuova edizione, a cura di Pierre Clarac, uscì nel 1971 presso la collana "Bibliothèque de la Pléiade", a cui ha fatto seguito un'ulteriore edizione nella collana "Quarto" con note aggiunte di Jean-Yves Tadié (Gallimard, 2001), dove i 92 capitoli della prima ed. sono ridotti a 12.

Dopo questo tentativo di costruire un'opera originale, Proust aveva dedicato sei anni alla traduzione e al commento di due opere dell'inglese John Ruskin (esteta e storico dell'arte), e solo al termine di questo tormentato periodo (in cui avvenne la morte dei suoi genitori) aveva ripreso fiducia nelle proprie capacità artistiche.

La critica letteraria appare concorde nel ritenere che Jean Santeuil non riveli aspetti proustiani sconosciuti ma che sia di grande aiuto a comprendere meglio quello che la Recherche ha proposto alla nostra meditazione.

Castello Réveillon

Scrive Jean Rousset: "Se il Proust di Jean Santeuil ha già in mano i dati fondamentali per la sua opera, perché si è scoraggiato ed ha abbandonato questo manoscritto? Perché l'esperienza più intensa, più originale, per indispensabile che sia, non è sufficiente di per sé a costruire un'opera. Incapace di costruire, e d'integrare organicamente arte e memoria, Proust compone solo un mosaico, il romanzo fallito di una vocazione fallita. In questo libro troppo autobiografico non riesce ad operare la separazione, le metamorfosi che pure egli sa necessarie ... tra la vita di uno scrittore e la sua opera, tra realtà ed arte"[5].

Eccone alcuni estratti dal libro, nella traduzione di Franco Fortini:

Edizioni francesi

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Edizioni italiane

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Note

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  1. ^ Raffaello Palumbo Mosca, «L'infanzia della Recherche. Marcel Proust», Il Sole 24 Ore, 25 marzo 2018, p.22
  2. ^ «L'impegno dello scrittore nella famosa petizione. E Proust andò alla ricerca delle firme», Gianni Rizzoni, domenica 16 ottobre 1994, «La Voce», p. 22
  3. ^ Per cronologia e circostanze della composizione del romanzo resta fondamentale l'articolo di Philip Kolb, Le premier roman de Proust, in "Saggi e ricerche di letteratura francese", IV, 1953, p. 215.
  4. ^ Jean-Yves Tadié sostiene che a partire dal 1908 Proust cominci a smembrare il romanzo per riutilizzare alcuni temi, episodi e personaggi nella Recherche. Cfr. Marcel Proust, Paris: "Folio" Gallimard, vol. I, p. 493.
  5. ^ Jean Rousset, Forma e significato (1962), trad. di Franco Giacone, Torino: Einaudi, 1976, p. 146. Il corsivo sono parole tratte da Proust stesso, in Jean Santeuil, tomo I, p. 54.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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