Particolare dell'anfora del IV secolo a.C. (opera del c.d. "Pittore di Afrodite") conservata al Museo archeologico di Paestum. La figura rappresentata è Afrodite, dea della fertilità, e richiama il suo arrivo sull'isola di Cipro: al suo passaggio la vegetazione esplode rigogliosa. La dea è circondata da due eroti con ali di colomba.
Sarcofago romano risalente al III secolo d.C., in marmo tasio; oggi conservato al The Walters Art Museum in Baltimora. L'immagine in altorilievo rappresenta simbolicamente la celebrazione della vittoria della vita sulla morte: le due figure poste ai lati di un grande scudo con testa di Gorgone rappresentano la dea Vittoria; le due figure poste sotto lo scudo centrale, inserite come barbari sconfitti in un trionfo, sono di sesso femminile (la particolarità risiede in quella di destra, in atteggiamento di sofferente lamento, mentre la figura di sinistra assume un atteggiamento di orgoglio con la testa ben sollevata); verso gli angoli, figure grandi di Eros (eroti) che indossano ghirlande di alloro; sulla parte superiore del sarcofago, ancora figure alate di eroti imitano la medesima scena centrale posta in basso, mentre altri ancora innalzano un trofeo consistente in un'armatura.
Amor e Psyche. Scultura romana su modello greco risalente al II secolo d.C. conservata all'Altes Museum di Berlino. La vicenda di Amor e Psyche è narrata nelle Metamorfosi[1] di Apuleio (II d.C.). Il dio Amor (Eros) si innamora della bellissima fanciulla Psyche e le fa visita ogni notte con il patto che ella non cerchi mai di vedere il suo volto. Psyche tradisce il patto e Amor si allontana da lei. Per riconquistare l'amato, Psyche si sottopone a durissime prove impostegli da Venere (Afrodite) finché lo stesso dio Giove (Zeus), mosso a compassione, non l'aiuta facendogli così conquistare l'immortalità e quindi accogliendola sull'Olimpo come sposa di Amor. Amor e Psyche rappresentano l'amore umano e quello divino, inteso come il percorso spirituale che l'anima umana (Psyche) deve intraprendere per tornare ad essere puramente "divina" dopo aver scontato i propri errori. Il tema è spesso raffigurato nei sarcofaghi come immagine della felicità nell'oltretomba.
Cammeo raffigurante il dio Ermafrodito con eroti. Conservato al Museo dell'Hermitage (San Pietroburgo, Russia) l'opera, risalente al I secolo d.C. proviene dall'Egitto ed è attribuita a Sostratos. Nel IV secolo a.C. Ermafrodito viene rappresentato come un ragazzo con i seni sviluppati, successivamente come la dea Afrodite ma con i genitali maschili[2].
Eros che incorda l'arco - Copia romana in marmo, rinvenuta nel Ninfeo degli Eroti di Ostia, dall'originale di Lisippo conservata nei Musei Capitolini di Roma.
La prima menzione di Eros armato di arco e frecce la si riscontra nell'opera di Euripide Ifigenia in Aulide[3]:
«Avventurato chi prova fa
della dea dell'amore con
temperanza e misura,
e con grande placidità
lungi dagli estri folli, perché
duplice è l'arco della beltà
che l'Amore (Eros) tende su di noi:
l'uno ci porta felicità,
l'altro la vita torbida fa.»
Statua di Pothos, copia in marmo di età adrianea da originale del IV secolo a.C. attribuito a Skopas (Σκόπας)[4]. Rinvenuta nell'area di via Cavour (Roma) nel 1940 è oggi conservata ai Musei capitolini di Roma. Skopas, secondo Pausania[5] è anche autore di un Eros, di un Imeros e di un Pothos collocati nel tempio di Afrodite Prassi, questo già ricordato da Senofonte[6]. Pausania, rispetto a queste figure divine ricorda anche che «se diversi sono i loro nomi, così diverse sono anche le loro funzioni.»
Affresco di epoca romana da Pompei, oggi conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli. Sulla sinistra la dea Suada (lat., gr. Peitho, Persuasione) accompagna Amor (Eros) da Venus (Afrodite, Venere) per farlo punire per aver scagliato su un bersaglio errato la sua freccia. Alle spalle di Venus, Anteros.
Ganimede con aquila. Particolare di una scultura della seconda metà del II secolo d.C., da un modello tardo ellenistico a sua volta derivato dall'ambito figurativo greco del IV secolo a.C. Conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli. Ganimede (Γανυμήδης) è nell'Iliade[7], rapito da dagli dèi per divenire il coppiere di Zeus. Nell'inno omerico Ad Afrodite[8] viene trascinato via da un vento. Successivamente[9] si immagina rapito dall'aquila di Zeus, oppure dallo stesso Zeus che ha preso le sembianze di un'aquila[10]. Se precedentemente sono gli dèi, o lo stesso Zeus, a volere semplicemente un bel coppiere identificato in Ganimede, a partire da Teognide la tradizione greca eroticizza il racconto in senso pederastico trasformandolo nell'amasio di Zeus[11]:
(GRC) «Παιδοφιλεῖν δέ τι τερπνόν, ἐπεί ποτε καὶ Γανυμήδους
ἤρατο καὶ Κρονίδης, ἀθανάτων βασιλεύς,
ἁρπάξας δ' ἐς Ὄλυμπον ἀνήγαγε καί μιν ἔθηκεν
δαίμονα, παιδείης ἄνθος ἔχοντ' ἐρατόν.»
(IT) «Amare i fanciulli è dolce: anche il Cronide,
re degli immortali, s'innamoro di Ganimede. Lo rapì, lo portò in Olimpo, lo fece dio,
perché aveva il fiore amato di giovinezza.»
Imene (Ὑμέναιος), in un mosaico rinvenuto ai Bagni di Nettuno (Ostia antica). Imene, il cui corrispondente romano è Talassio[12], è una divinità del matrimonio derivata dai canti dell'epitalamio. Viene rappresentato di belle fattezze, biondo e mentre reca una torcia per il corteo nuziale serale.

Gli Eroti (in greco antico: Ἒρωτες?, Èrōtes), adattati in lingua italiana anche come Amori o Amorini, sono un insieme di figure collettivamente associate all'amore divino e alla sessualità, presenti all'interno della poesia e della letteratura[13] e dell'arte classica ed ellenistica[14] fondate sulla mitologia e sulla religione greca. Erotes (eroti) è il plurale di Eros (Ἔρως), questo il dio e la potenza divina del desiderio sessuale[15][16], e dell'amore divino a cui appartiene una ricca letteratura mitologica e teologica.

Tra gli Eroti, oltre a Eros stesso, venivano in genere contati[17]:

Con il termine "Eroti" si indicano anche quei devoti alla divinità di Eros nei suoi centri di culto a Filadelfia e a Pario nella Misia[18].

Nella filosofia neoplatonica di Plotino[19] gli Erotes sono quei due aspetti, o dèmoni, individuali, delle anime degli uomini che corrispondono rispettivamente da una parte a quell'Afrodite intesa come "Anima universale", purissima ed esclusivamente rivolta al Nous (νοῦς) nella cui contemplazione genera l'Eros divino, e dall'altra a quella Afrodite intesa come "Anima del mondo" che invece genera un altro Eros che presiede alle unioni umane.

Gli Eroti, spesso raffigurati nella forma di fanciulli alati, divengono motivo costante dell'arte ellenistica, ma possono anche apparire spesso nell'arte romana in forma di Erotes, Cupido o di Amorini[20] laddove tuttavia:

«Le innumerevoli figurazioni ellenistiche e romane di eroti o amorini (Eros viene chiamato a Roma Amor o Cupido) sono spesso simboli della vicenda del neofita durante l'iniziazione o dell'anima nell'aldilà, vicenda che si collega la favola di Amore e Psiche, narrata da Apuleio nelle Metamorfosi

Nella successiva tradizione classica dell'arte occidentale (soprattutto nel barocco e nel rococò), gli Eroti divengono sempre più onnipresenti come motivo decorativo e indistinguibili dalle figure conosciute col nome di putti o amorini[21].

Ambito mitologico e letterario

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(GRC)

«Ἔρος δηὖτέ μ' ὀ λυσιμέλης δόνει,
γλυκύπικρον ἀμάχανον ὄρπετον»

(IT)

«Eros che scioglie le membra mi scuote nuovamente:
dolceamara invincibile belva»

(GRC)

«Ἦ τοι μὲν πρώτιστα Χάος γένετ᾽, αὐτὰρ ἔπειτα
Γαῖ᾽ εὐρύστερνος, πάντων ἕδος ἀσφαλὲς αἰεὶ
ἀθανάτων, οἳ ἔχουσι κάρη νιφόεντος Ὀλύμπου,
Τάρταρά τ᾽ ἠερόεντα μυχῷ χθονὸς εὐρυοδείης,
ἠδ᾽ Ἔρος, ὃς κάλλιστος ἐν ἀθανάτοισι θεοῖσι,
λυσιμελής, πάντων δὲ θεῶν πάντων τ᾽ ἀνθρώπων
δάμναται ἐν στήθεσσι νόον καὶ ἐπίφρονα βουλήν.»

(IT)

«Orbene, innanzitutto venne all'esistenza lo Spazio beante[22], poi a sua volta
la Terra dal largo petto, sede per sempre sicura di tutti
gli immortali che abitano le cime del nevoso Olimpo,
e il Tartaro nebbioso nel fondo della Terra dalle larghe strade,
poi Eros che è il più bello tra gli dei immortali
e scioglie le membra[23], e di tutti gli dei, come di tutti gli uomini,
doma nel petto il pensiero e la saggia volontà.»

(GRC)

«Τῇ δ᾽ Ἔρος ὡμάρτησε καὶ Ἵμερος ἕσπετο καλὸς
γεινομένῃ τὰ πρῶτα θεῶν τ᾽ ἐς φῦλον ἰούσῃ.»

(IT)

«L'accompagnò Eros e il bel Desiderio la seguì
non appena venuta alla luce e avviata a raggiungere la razza degli dei»

Nota lo scoliaste che mentre Eros nasce dalla vista, Himeros nasce dal sentimento di brama (epythimeìn) dopo aver visto.

«Avventurato chi prova fa
della dea dell'amore con
temperanza e misura,
e con grande placidità
lungi dagli estri folli, perché
duplice è l'arco della beltà
che l'Amore (Eros) tende su di noi:
l'uno ci porta felicità,
l'altro la vita torbida fa.»

Uno degli Amori provoca la sophia, mentre l'altro distrugge l'anima dell'uomo[27].

(GRC)

«πρὸ δὲ τῆς ἐσόδου τῆς ἐς Ἀκαδημίαν ἐστὶ βωμὸς Ἔρωτος ἔχων ἐπίγραμμα ὡς Χάρμος Ἀθηναίων πρῶτος Ἔρωτι ἀναθείη. τὸν δὲ ἐν πόλει βωμὸν καλούμενον Ἀντέρωτος ἀνάθημα εἶναι λέγουσι μετοίκων, ὅτι Μέλης Ἀθηναῖος μέτοικον ἄνδρα Τιμαγόραν ἐρασθέντα ἀτιμάζων ἀφεῖναι κατὰ τῆς πέτρας αὑτὸν ἐκέλευσεν ἐς τὸ ὑψηλότατον αὐτῆς ἀνελθόντα: Τιμαγόρας δὲ ἄρα καὶ ψυχῆς εἶχεν ἀφειδῶς καὶ πάντα ὁμοίως κελεύοντι ἤθελε χαρίζεσθαι τῷ μειρακίῳ καὶ δὴ καὶ φέρων ἑαυτὸν ἀφῆκε: Μέλητα δέ, ὡς ἀποθανόντα εἶδε Τιμαγόραν, ἐς τοσοῦτο μετανοίας ἐλθεῖν ὡς πεσεῖν τε ἀπὸ τῆς πέτρας τῆς αὐτῆς καὶ οὕτως ἀφεὶς αὑτὸν ἐτελεύτησε. καὶ τὸ ἐντεῦθεν δαίμονα Ἀντέρωτα τὸν ἀλάστορα τὸν Τιμαγόρου κατέστη τοῖς μετοίκοις νομίζειν.»

(IT)

«Davanti all'ingresso dell'Accademia c'è un altare di Eros la cui epigrafe attesta che Carmo fu il primo degli Ateniesi che abbia dedicato un altare a Eros. Invece quello che è in città, ed è chiamato Anteros, sarebbe stato dedicato dai meteci per il seguente motivo. Un meteco di nome Timagora si era innamorato del giovanetto ateniese Melete. Questi però disdegnava quell'attenzione e un giorno invitò Timagora a salire sul punto più alto della rupe e a gettarsi giù. Timagora, che era pronto a dare senza risparmio la vita e a favorire il giovanetto in ogni cosa che gli avesse chiesto, senza alcun indugio si precipitò. Quando Melete vide morto Timagora, tanto grande fu il suo rimorso, che saltò giù da quella stessa roccia e così, precipitatosi, morì. In seguito a questo fatto è d'uso per i meteci onorare lo spirito vendicatore di Timagora nell'aspetto del demone Anteros.»

In Cicerone in De natura deorum (III, 23), Anteros è figlio di Afrodite e di Ares, quindi fratello di Eros. Sempre Cicerone rende conto dei complessi mitologemi afferenti a queste figure:

(LA)

«Cupido primus Mercurio et Diana prima natus dicitur, secundus Mercurio et Venere secunda, tertius qui idem Anteros Marte et Venere tertia»

(IT)

«Il primo Cupido si dice che sia figlio di Mercurio e della prima Diana, il secondo di Mercurio e della seconda Venere, il terzo che è lo stesso che Antero, di Marte e della terza Venere»

Così Meleagro:

(GRC)

«χειμέριον μὲν πνεῦμα: φέρει δ᾽ ἐπὶ σοί με, Μυΐσκε,
ἁρπαστὸν κώμοις ὁ γλυκύδακρυς Ἔρως.
χειμαίνει δὲ βαρὺς πνεύσας Πόθος, ἀλλὰ μ᾽ ἐς ὅρμον
δέξαι, τὸν ναύτην Κύπριδος ἐν πελάγει.»

(IT)

«Vento invernale. Eros dolceamaro mi strappa alle baldorie
e mi trascina, Muisco, verso di te,
Il Desiderio infuria con soffi violenti:
Tu accogli in porto il navigante nel mare di Cipride»

Plinio in Historia Naturalis[32] ci narra di una sua statua scolpita da Skopas (IV, sec. a.C.) e di un suo culto in Samotracia come sanctissimis caerimoniis[33]. Pausania[34] ci dice di una sua statua, sempre di Skopas, nel santuario di Afrodite a Megara.

Nonno di Panopoli[35], riprendendo Alcmane[36] ci dice che Pothos è figlio della dea Iride (Ἶρις), questa anghelos (messaggera) degli dèi e potenza dell'arcobaleno.

(GRC)

«εἰ Ζέφυρος κλονέει, Ζεφυρηίδι δείξατε νύμφῃ ἴριδι μητρὶ Πόθοιο βιαζομένην Ἀριάδνην:»

(IT)

«Se Zefiro imperversa, mostrate alla sposa di Zefiro,
Iris, madre di Desiderio, Arianna oltraggiata.»

Pindaro, nel frammento 122[40] ricorda così il Senofonte della XIII olimpiade che dona cento etère al tempio di Afrodite di Corinto:

(GRC)

«Πολύξεναι νεάνιδες, ἀμφίπολοι
Πειθοῦς ἐν ἀφνειῷ Κορίνθῳ,
αἵ τε τᾶς χλωρᾶς λιβάνου ξανθὰ δάκρη
θυμιᾶτε, πολλάκι ματέρ’ ἐρώτων οὐρανίαν πτάμεναι
νοήματι πρὸς Ἀφροδίταν,
ὑμῖν ἄνευθ’ ἐπαγορίας ἔπορεν,
ὦ παῖδες, ἐρατειναῖς <ἐν> εὐναῖς
μαλθακᾶς ὥρας ἀπὸ καρπὸν δρέπεσθαι.
σὺν δ’ ἀνάγκᾳ πὰν καλόν»

(IT)

«Voi fanciulle che accogliete gli ospiti
come ancelle di Peitho nella suntuosa Corinto
che bruciate ambrate lacrime d'incenso
spesso nel pensiero volate verso la madre degli
Amori, Afrodite urania
che a voi concede, libero da rimprovero,
o innocenti, di donare su morbidi cuscini,
il frutto della vostra tenera giovinezza. Perché
è bello quando si rispetta la Necessità.»

(GRC)

«ναὶ ναὶ βάλλετ᾽, Ἔρωτες: ἐγὼ σκοπὸς εἷς ἅμα πολλοῖς
κεῖμαι. μὴ φείσησθ᾽, ἄφρονες: ἢν γὰρ ἐμὲ
νικήσητ᾽, ὀνομαστοὶ ἐν ἀθανάτοισιν ἔσεσθε
τοξόται, ὡς μεγάλης δεσπόται ἰοδόκης.»

(IT)

«Via scagliate, Amorini! Bersaglio per molti son io
Senza risparmio, da pazzi! Vincendo,
voi vi farete fra i numi la fama di celebri arcieri,
d'una fàretra immensa detentori.»

(GRC)

«ἡ λαμυρὴ μ᾽ ἔτρωσε Φιλαίνιον εἰ δὲ τὸ τραῦμα
μὴ σαφές, ἀλλ᾽ ὁ πόνος δύεται εἰς ὄνυχα.
οἴχομ᾽, Ἔρωτες, ὄλωλα, διοίχομαι: εἰς γὰρ ἑταίραν
νυστάζων ἐπέβην, οἶδ᾽, ἔθιγον τ᾽ Ἀίδα.»

(IT)

«Sì mi ferì la vorace Filènio: segreta la piaga,
morde il dolore fino alle radici.
Sono finito, Amorini, sparisco, perisco: dormendo
quest'etèra calcai: tocco l'Averno.»

Ambito teologico e filosofico

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(GRC)

«῾Υμνέομεν σειρήν πολυώνυμον ’Αφρογενείης
καί πηγήν μεγάλην βασιλήιον, ής άπο πάντες
αθάνατοι πτερόεντες ανεβλάστησαν ’’Ερωτες,
ών οι μέν νοεροίσιν οιστεύουσι βελέμνοις
ψυχάς, όφρα πόθων αναγώγια κέντρα λαβούσαι
μητέρος ισχανόωσιν ιδείν πυριφεγγέας αυλάς:
οι δέ πατρός βουλήσιν αλεξικάκοις τε προνοίαις
ιέμενοι γενεήσιν απείρονα κόσμον αέξειν
ψυχαίς ίμερον ώρσαν επιχθονίου βιότοιο.
άλλοι δέ γαμίων οάρων πολυειδέας οίμους
αιέν εποπτεύουσιν, όπως θνητής από φύτλης
αθάνατον τεύξωσι δυηπαθέων γένος ανδρών:
πάσιν δ’ έργα μέμηλεν ερωτοτόκου Κυθερείης.
αλλά, θεά, πάντη γάρ έχεις αριήκοον ούας,
είτε περισφίγγεις μέγαν ουρανόν, ένθα σέ φασι
ψυχήν αενάοιο πέλειν κόσμοιο θεείην,
είτε καί επτά κύκλων υπέρ άντυγας αιθέρι ναίεις
σειραίς υμετέραις δυνάμεις προχέουσ’ αδαμάστους,
κέκλυθι, καί πολύμοχθον εμήν βιότοιο πορείην
ιθύνοις σέο, πότνα, δικαιοτάτοισι βελέμνοις
ουχ οσίων παύουσα πόθων κρυόεσσαν ερωήν.»

(IT)

«Cantiamo la stirpe onorata di Afrogenia
e l'origine grande, regale, da cui tutti
nacquero gli immortali alati Amori,
dei quali alcuni con dardi intellettivi saettano
le anime, affinché punte da stimoli sublimanti di desideri,
agognino vedere le sedi d'igneo splendore della madre[58];
altri, invece, in obbedienza ai voleri e ai previggenti, salutari consigli del padre[59],
desiderosi d'accrescere con nuove nascite il mondo infinito,
eccitano nelle anime il dolce desiderio della vita terrena.
Altri ancora sui vari sentieri degli amplessi nuziali
incessantemente vigilano, onde da stirpe mortale
immortale rendere il genere degli uomini oppressi dai mali
e a tutti stanno a cuore le opere di Citerea, madre d'amore.
Ma, o dea, poiché tu dovunque porgi orecchio attento,
o che circondi il vasto cielo, dove dicono che tu
sia l'anima divina del mondo eterno,
o che risiedi nell'etere al di sopra dell'orbite dei sette pianeti[60],
riversando su di noi, che da te discendiamo, indomite energie,
ascolta, e il doloroso cammino della mia vita
guida coi tuoi santissimi strali, o veneranda,
placando l'impeto gelido dei desideri non pii.»

Gli Eroti nell'arte

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Gli Erotes compaiono nell'arte greca, segnatamente nella pittura vascolare, a partire dal 520 a.C. Inizialmente come compagni della dea Afrodite, successivamente da soli. La prima attestazione di Afrodite che tiene in braccio Eros e Himeros risale invece al 570 a.C., a una pinax attica a figure nere oggi conservata al Museo archeologico nazionale di Atene (cfr. [1]).

I primi fregi scolpiti raffiguranti un gruppo di erotes e fanciulle alate su carri trainati da capre, sono stati creati per ornare i teatri dell'antica Grecia nel II sec. a.C.[61] La rappresentazione di erotes in tali fregi è divenuto poi comune nelle scene di caccia[62].

A causa del loro ruolo nel letteratura classica, la rappresentazione di eroti è a volte puramente simbolica (indicante nella sua generalità una qualche forma di amore), oppure possono essere anche ritratti come caratteri singoli[63]. Così la loro presenza in immagini altrimenti non sensuali, come in quelle raffiguranti due donne, è stato interpretato da alcuni autori come indicante un "sottotesto" lesbico o comunque omoerotico[63].

Nel culto di Afrodite in Anatolia, immagini iconografiche della Dea con tre erotes al seguito simboleggiano i tre regni su cui ella aveva il dominio: terra, cielo e acqua[64].

Affresco dalla Casa dei Vettii di Pompei. I secolo d.C., Amorini al lavoro nella coniazione di monete.

Arte cristiana

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Essi sono rappresentati come bambini maschi alati (le successive rappresentazioni della figura del cherubino-angelo è stata ispirata da loro).

Dal punto di vista iconografico gli angeli cristiani verranno raffigurati con le ali solo a partire dal IV secolo, questo per evitare la loro confusione con divinità pagane come Nike.

Gli Eroti nell'arte moderna

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Note

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  1. ^ Metamorphoseon anche conosciuta come L'asino d'oro (Asinus aureus)
  2. ^ OCD2 p. 835.
  3. ^ George M. A. Hanfmann. Oxford Classica Dictionary. Oxford University Press, 1970. In italiano Dizionario delle antichità classiche Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag.849.
  4. ^ Cfr. Salvatore Rizzo, in Pausania, I, p.460 nota 9.
  5. ^ I, 18,6.
  6. ^ Elleniche V,4,58.
  7. ^ V, 265; XX, 232.
  8. ^ Cfr. 208.
  9. ^ Cfr. Virgilio, Eneide, V, 225
  10. ^ Ovidio, Metamorfosi, X, 155 e sgg.
  11. ^ Cfr. OCD2 p.1004 e OCD4 p. 603
  12. ^ Tito Livio Ab Urbe condita (I, 9, 11) e Plutarco ( Quaestiones Romanae, XXXI)
  13. ^ Cfr. ad es. Ateneo XIII, 562; Anthologia Palatina; Apollonio Rodio III, 452, 687, 765, 937.
  14. ^

    «Il sentimento, la capacità di sentire, è un elemento impalpabile, che trascende propriamente la vista; ma a partire dalla fine del V secolo a.C., e per quasi tutto il IV secolo, gli artisti greci si preoccuparono di dare una rappresentazione visiva dell'uomo come essere sensibile. È questa l'epoca in cui figure alate di Eros e degli Eroti svolazzanti divengono l'allegoria più comune del sentimento amoroso [...]»

  15. ^

    «Eros was the ancient Greek god of sexual (either homosexual or heterosexual) love or desire.»

  16. ^ Il corrispondente dio romano è indicato come Amor o Cupìdo
  17. ^ (EN) Claude Calame, The Poetics of Eros in Ancient Greece, Princeton University Press, 1999, pp. 30–32.
  18. ^ Dizionario di antichità classiche (Oxford Classical Dictionary OCD2), p. 850
  19. ^ Enneadi, III, 5.
  20. ^ Nel capitolo Beyond death John Ferguson, The Religions of the Roman Empire (Cornell University Press, 1970), p. 145 spiega

    «More frequently they are Erotes, Cupid, Amorini; the theme goes back to Hellenistic art and is found at Rome from the early Empire or even before; sometimes the Erotes appear in their own right. It seems clear that they represent the soul, and that in the hunting and racing scenes we have the agon, the trial or struggle of the soul.»

  21. ^ Leonard Barkan, Unearthing the Past: Archaeology and Aesthetics in the Making of Renaissance Culture (Yale University Press, 1999), p. 138.
  22. ^ Nota Cesare Cassanmagnago, allievo di Giovanni Reale, (Op.cit. pag.927 n.23) come sia del tutto inopportuno rendere Χάος (Chaos) con il termine italiano di "caos" indicando questo uno stato di confusione che nulla ha a che fare con la nozione greca. Lo scoliaste lo indica come kenòn, lo spazio vuoto tra cielo e terra dopo che una possibile unità originaria fu spezzata. D'altronde lo stesso Esiodo lo indica come eghèneto non il principio quindi, ma ciò che da questo per prima appare.
  23. ^ George M. A. Hanfmann, nell'Oxford Classica Dictionary (Oxford University Press, 1970, in italiano Dizionario delle antichità classiche Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag.849) nota il collegamento tra questo passo esiodeo e il precedente omerico.
  24. ^ "Desiderio ardente"
  25. ^ Nota George M. A. Hanfmann, nell'Oxford Classica Dictionary (Oxford University Press, 1970, in italiano Dizionario delle antichità classiche Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag.849) come molti studiosi ritengano che in realtà Eros non si limiti ad accompagnare Afrodite, ma può accompagnare qualsivoglia altra divinità quando ciò concerne episodi di amore.
  26. ^ T. G. Rosenmeyer, Eros-erotes Phoenix 5 (1951): 12.
  27. ^ T. G. Rosenmeyer, Eros-erotes Phoenix 5 (1951): 12-13.
  28. ^ In tale senso Platone, Fedro 255d
  29. ^ Ferrari I, 386.
  30. ^ Pausania, VI, 23, 3 e 5
  31. ^ 420
  32. ^ XXXVI, 25
  33. ^ «Scopae laus cum is certat. Is fecit Venerem et Pothon, qui Samothrace sanctissimis caerimoniis coluntur»
  34. ^ I, 43, 6
  35. ^ Le dionisiache XLVII, 340
  36. ^ Alcm. frag. 58 Page,
  37. ^ Teogonia, 349
  38. ^ Farnell, Cults II, 664
  39. ^ Plutarco, Q.R. 2
  40. ^ Conservato al XIII 573e-574b in Ateneo.
  41. ^ Cfr. Aristofane, La pace, 1334 e sgg.; riferimenti anche in Euripide Le troiane, 310-325; e in Pindaro Framm. 128c 7-8; Catullo LXI 4 e LXII 5: a Roma gli corrispondeva il dio Talassio.
  42. ^ Cfr. qui
  43. ^ Strong, p. 265
  44. ^ Collins, pp. 100, 167.
  45. ^ Fr. 13
  46. ^ D-K 31 B 19
  47. ^ D-K 31 B 28
  48. ^ D-K 31 B 17, B 22, B 66, B 71
  49. ^ D-K 31 B73, B 75, B 95, B 98.
  50. ^ Werner Jaeger, La teologia... p. 215.
  51. ^ Cfr. 245-249
  52. ^ 203 C-D
  53. ^ Fedro 250 A.
  54. ^ Simposio 206 B.
  55. ^ Simposio 180 D
  56. ^ Simposio 183 D-E
  57. ^ Simposio 210-211
  58. ^ L'anima incarnata nella materia ricorda la bellezza divina quando incontra la bellezza terrena da cui è attratta per la sua ultima natura celeste: in tal senso vanno intesi i "dardi intellettivi". Quindi allo stesso modo di Afrodite celeste (l'Anima universale) che si volge al Nous, le anime colpite dai "dardi intellettivi" si sollevano a contemplare il Bene.
  59. ^ L'amore intellettivo dell'anima individuale corrisponde all'amore dell'Anima universale (Afrodite celeste); ma quando l'amore dell'anima individuale è stimolato dall'Anima del mondo (Afrodite terrena) esso si rivolge ai piaceri sensibili che tuttavia procurano il succedersi delle generazioni, in tal senso va inteso il richiamo ai "salutari consigli del padre".
  60. ^ Cfr. il sistema dei pianeti in Cicerone Somnium Scipionis, IV.
  61. ^ Sturgeon, p. 124–25.
  62. ^ Sturgeon, p. 126
  63. ^ a b Rabinowitz & Auanger, pp. 239 e sgg.
  64. ^ Ridgway, p. 115

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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