L’immagine aerea incriminata della villa di Barbra Streisand a Malibù

L'effetto Streisand (in inglese Streisand effect) è un fenomeno mediatico per il quale un tentativo di censurare o rimuovere un'informazione ne provoca, contrariamente alle attese, l'ampia pubblicizzazione.

Nato come meme di Internet, il fenomeno riguarda genericamente qualsiasi fattispecie che acquisisca importanza e notorietà principalmente in quanto oggetto di tentativi, o richieste d'imperio, di rimozione od oscuramento[1]: esempi tipici di tali tentativi di oscuramento sono la censura di una fotografia, un algoritmo, un documento informatico o un sito web (per esempio tramite una diffida): a causa dell'improvvisa attenzione mediatica l'informazione viene replicata tramite innumerevoli e imprevedibili canali[2] vanificando ogni tentativo di impedirne la diffusione.

Origine

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Il nome Streisand effect si deve a un blogger e imprenditore statunitense, Mike Masnick, che prese spunto da una vicenda avvenuta in California[3]: l'attrice e cantante Barbra Streisand, nel 2003, intentò un'azione legale nei confronti del sito web Pictopia, del fotografo Kenneth Adelman e altri al fine di ottenere un risarcimento di 10 milioni di dollari[4] e la rimozione dal citato sito di quelle immagini di Adelman che, a giudizio di Streisand, mettevano in pericolo il suo diritto alla privacy in quanto raffiguravano la propria villa a Malibù[2][5][6].

Adelman si difese sostenendo che le sue fotografie avevano scopo solo documentale, in quanto tese a rappresentare l'erosione costiera della regione e che le immagini sarebbero state disponibili al pubblico nel quadro di un progetto di monitoraggio delle coste californiane[7]. Quale risultato, la notizia della denuncia di Barbra Streisand ebbe l'effetto di moltiplicare l'attenzione sulla fotografia incriminata della sua villa (edificio che, come fece ironicamente notare anche la testata on-line The Smoking Gun, era visibile già da tempo anche sulle mappe satellitari del sito web GlobeXplorer[7]) la quale passò da poche migliaia a più di 420000 visualizzazioni nel mese successivo alla notizia[3].

Alcuni esempi di “effetto Streisand”

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A seguire alcuni esempi di “effetto Streisand” senza pretesa di esaustività.

Note

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  1. ^ (EN) What is the Streisand effect?, in The Economist, 15 aprile 2013. URL consultato il 20 gennaio 2015.
  2. ^ a b (EN) David Canton, Today’s Business Law: Attempt to suppress can backfire, in London Free Press, 5 novembre 2005. URL consultato il 19 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2013).
  3. ^ a b (EN) Mike Masnick, Photo Of Streisand Home Becomes An Internet Hit, in Techdirt, 24 giugno 2003. URL consultato il 19 novembre 2012.
  4. ^ (EN) Barbra Streisand Plaintiff vs Kenneth Adelman, Pictopia.com, Layer42.net and Doe 1 through Doe 20 inclusive (PDF), su californiacoastline.org, 19 maggio 2003. URL consultato il 10 aprile 2013.
  5. ^ Bernoff, pag. 7.
  6. ^ (EN) Mike Masnick, Since When Is It Illegal to Just Mention a Trademark Online?, in Techdirt, 5 gennaio 2005. URL consultato il 19 novembre 2012.
  7. ^ a b (EN) Barbra Sues Over Aerial Photos, in The Smoking Gun, 30 maggio 2003. URL consultato il 19 novembre 2012.
  8. ^ (EN) Brad Stone, How a Number Became the Latest Web Celebrity, in The New York Times, 3 maggio 2007. URL consultato il 19 novembre 2012.
  9. ^ (EN) Keith Dawson, Digg.com Attempts To Suppress HD-DVD Revolt, in Slashdot, 1º maggio 2007. URL consultato il 19 novembre 2012.
  10. ^ (EN) Mathew Ingram, Scientology vs. the Internet, part XVII, in The Globe & Mail, 19 gennaio 2008. URL consultato il 19 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2008).
  11. ^ a b c d (EN) Jack Schofield, Wikipedia page censored in the UK for “child pornography”, in The Guardian, 8 dicembre 2008. URL consultato il 19 novembre 2012.
  12. ^ (EN) Cade Metz, Brit ISPs censor Wikipedia over “child porn” album cover, in The Register, 7 dicembre 2008. URL consultato il 19 dicembre 2012.
  13. ^ (EN) Asher Moses, Wikipedia added to child pornography blacklist, in Sydney Morning Herald, 8 dicembre 2008. URL consultato il 19 novembre 2012.
  14. ^ a b c d (EN) Evgenij Morozov, Living with the Streisand Effect, in The New York Times, 26 dicembre 2008. URL consultato il 19 novembre 2012.
  15. ^ a b c (EN) IWF backs down on Wiki censorship, in BBC News, 9 dicembre 2008. URL consultato il 19 novembre 2012.
  16. ^ a b (EN) Christina M. Wright, Amanda Bonnen, Apartment Renter, Sued For “Defamatory” Twitter Post About Mold, in The Huffington Post, 28 luglio 2009. URL consultato il 19 novembre 2012.
  17. ^ (EN) Andrew L. Wang, Twitter apartment mold libel suit dismissed, in Chicago Tribune, 22 gennaio 2010. URL consultato il 19 novembre 2012.
  18. ^ a b Alberto Mattioli, Finiscono su Wikipedia i segreti militari della Francia, in La Stampa, 9 aprile 2013. URL consultato il 9 aprile 2013.
  19. ^ (EN) Wikimedia Foundation, French homeland intelligence threatens a volunteer sysop to delete a Wikipedia Article, in Wikimédia France, 6 aprile 2013. URL consultato il 9 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2013).
  20. ^ (EN) Statistiche del traffico su Wikipedia, aprile 2013, su stats.grok.se. URL consultato il 9 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2013).
  21. ^ Luca Martinelli, Non stuzzicare il wikipediano che dorme, nemmeno se sei un agente segreto francese, in Libertiamo, 9 aprile 2013. URL consultato il 9 aprile 2013.
  22. ^ a b (EN) Diritto all’oblio, Google inizierà a rimuovere i link da fine giugno, in la Repubblica, 19 giugno 2014. URL consultato il 4 luglio 2014.
  23. ^ (EN) Robert Peston, Merrill’s mess, 29 ottobre 2007. URL consultato il 4 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2014).
  24. ^ a b c d (EN) Why has Google cast me into oblivion?, in BBC, 2 luglio 2014. URL consultato il 4 luglio 2014.
  25. ^ a b c Enrico Franceschini, Google applica diritto all'oblio per un banchiere, è effetto boomerang, in la Repubblica, 3 luglio 2014. URL consultato il 4 luglio 2014.

Bibliografia

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Altri progetti

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