Cuore di cane
Titolo originaleСобачье Сердце
AutoreMichail Afanas'evič Bulgakov
1ª ed. originale1925
1ª ed. italiana1967
Genereromanzo
Sottogenerefantascienza, satirico
Lingua originalerusso

Cuore di cane (in russo: Собачье сердце, Sobač'e serdce) è un romanzo fantascientifico-satirico di Michail Afanas'evič Bulgakov, che narra la storia della trasformazione chirurgica di un cane in un uomo: è chiaro l'intento di parodiare con una favola morale il nuovo regime sovietico, che sperimentava il suo proposito di forgiare la società ex novo. Venne scritta al tempo in cui fu ideata la NEP - acronimo per Novaja Ekonomičeskaja Politika - la nuova politica economica approvata da Lenin dopo il fallimento della sovietizzazione forzata dell'economia.

Trama

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«Uuuuhhh!!! Guardatemi sto morendo. La bufera mi ulula il de profundis nel portone e io ululo con lei. È fatta, sono fregato! Un delinquente col berretto sporco, il cuoco della mensa impiegati al Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, mi ha rovesciato addosso dell'acqua bollente e m'ha bruciato il fianco sinistro. Che mascalzone! E sì che è anche un proletario!»

Così inizia Cuore di cane: un randagio muore di freddo e di fame in una viuzza del centro di Mosca. Durante la sua agonia, il cane (che come molti altri cani di strada possiede un proprio punto di vista e sa pure leggere) osserva e giudica cinicamente l'umanità che gli passa attorno: dai cuochi del Consiglio dell'Alimentazione Nazionale agli spazzini del Comune di Mosca, dalla dattilografa di categoria nona al professionista medio borghese.

«Dall'altra parte della strada sbatté la porta di un negozio vivamente illuminato, e ne uscì un cittadino: "Beh, sì: si tratta proprio di un cittadino, non certo di un compagno; anzi, questo qui è addirittura un signore. E non che giudichi dal cappotto -non sono così sciocco-. Oggi il cappotto ce l'hanno anche i proletari, o molti di loro. [...] Ma gli occhi: lì non si sbaglia, sia che li guardi da vicino che da lontano. Eh, sì, sono assai importanti gli occhi, sono una specie di barometro. Ci vedi quello dal cuore duro, che può schiaffarti la punta dello stivale nelle costole, senza nessun motivo; e ci vedi quello che ha paura di tutto e di tutti. Ecco, proprio un lacchè come questo tipo qui mi divertirebbe prendere a morsi nelle caviglie -Hai fifa, eh? Se ce l'hai vuol dire che te la meriti... Tiè... grr... rrr... bau, bau!-"»

È proprio questo cittadino che si avvicinerà al nostro cane, battezzandolo Pallino (Šarik, Шарик, in russo), e deciderà di accoglierlo nella sua dimora. Per Pallino si apriranno nuovi orizzonti: un tetto, cibo a volontà, l'opportunità di passare indisturbato davanti al portiere del palazzo del suo padrone. In definitiva si sente felice e soddisfatto della sua nuova condizione di cane d'appartamento.

«Il signore sconosciuto, dopo aver portato il cane fino alla porta del suo lussuoso appartamento, suonò il campanello. [...] La porta si aprì silenziosamente e davanti al cane e al suo padrone si parò una donna giovane e carina, che indossava un grembiulino bianco e una crestina di pizzo. Il cane fu investito da un divino calore e la gonna della donna profumava di mughetto. [...]Venga pure avanti, signor Pallino", disse il signore, con ironia. Il cane scodinzolò ed entrò con religiosa compunzione. L'ingresso lussuoso era pieno di un'infinità di oggetti. la prima cosa che colpì il cane fu una specchiera lunga fino al pavimento, che mostrava un Pallino spelacchiato e distrutto; poi le terribili corna di un cervo appese in alto alla parete, quindi un gran numero di pellicce e di galosce, infine un tulipano di opaline appeso al soffitto.»

Il padrone è Filip Filipovič Preobraženskij, professore di medicina di fama mondiale, andrologo e ginecologo, impegnato in una ricerca sul ringiovanimento del corpo umano. In una parte del racconto Bulgakov colloca, in un angolo dello studio del professore, Pallino, che assiste alla sfilata dei pazienti del medico, "un campionario gerontologico della belle époque"[1], vecchi in cerca di gioventù.

A un tratto Preobraženskij si accorda col suo assistente, il dottor Bormental, per mettere in atto un esperimento: trapiantare i testicoli e l'ipofisi di un uomo morto al cane. Dal momento in cui Pallino viene anestetizzato per l'intervento, la narrazione come flusso di pensiero di Pallino si sostituiscono le pagine del diario di Bormental, che analizza l'andamento del soggetto operato: prima "cane", poi "individuo", poi "homunculus": Pallino dopo il trapianto dell'ipofisi inizia a camminare su due zampe, perde la coda, i peli e gli artigli, acquisisce la parola... ma eredita le informazioni cerebrali dell'uomo da cui ha ricevuto l'ipofisi, morto accoltellato in una bettola moscovita. Perciò si abbandona al turpiloquio, commette oscenità, parla di Marx e di Engels (si riempie la bocca di retorica sovietica che risulta abbastanza ostica a Preobraženskij), ma poi insegue animalescamente i gatti per casa.

Ad un certo punto, dopo l'ultima bravata di Pallino (si assume il nome da cittadino nell'anagrafe: Poligraf Poligrafovič Pallinov), Preobraženskij e soprattutto il dottor Bormental decidono di far cessare la snervante presenza nel modo più brusco: il signor Pallinov viene privato dell'ipofisi umana e torna ad essere un normale cane da appartamento.

La storia si presta a diverse chiavi interpretative: è una disincantata satira sui "nuovi ricchi" usciti vincenti nella rivoluzione russa - dopo la fine della guerra civile e del cosiddetto comunismo di guerra, Lenin si vide costretto a sostituirvi una Nuova Politica Economica, la Nep, che lasciava una certa libertà di iniziativa, per quanto limitata; pure rivela una profetica critica degli eccessi della scienza nel momento in cui si spinge oltre i confini dell'utile e del naturale. Verso il termine del racconto il Professor Preobraženskij stesso così esprime il suo senso di frustrazione per la "scoperta" che non è una scoperta:

«Ecco, dottore, che cosa succede quando il ricercatore, invece di seguire una via parallela e conforme alla natura, forza la questione e solleva il velo: tie', beccati Pallino e mangiatelo a colazione.»

Edizioni

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Adattamenti cinematografici

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Cuore di cane ha ispirato l'omonimo film di Alberto Lattuada del 1975 e un film televisivo di Vladimir Bortko del 1988.

In musica

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Nella sua biografia, Perfetto difettoso, Piero Pelù spiega come si sia ispirato all'opera di Bulgakov per scrivere il brano Cane, contenuto nel secondo LP dei Litfiba, 17 re.

Il romanzo ha anche ispirato il compositore russo Aleksandr Michajlovič Raskatov, che tra il 2008 e il 2009 ha composto un'opera (in due atti, sedici scene e un epilogo) dal titolo omonimo, su libretto di Cesare Mazzonis e George Edelman.[4]

Note

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  1. ^ Viveca Melander, Nota del traduttore all'edizione Tascabili Economici Newton 1993
  2. ^ Il film omonimo, uscito nel 1975 è stato distribuito anche in VHS da Deltavideo e Istituto Luce (CL00131) nel 1994.
  3. ^ Edizione per lo spettacolo prodotto dal Teatro Belli di Roma, per la regia di Nino Mangano, con interpreti principali Flavio Bucci, Antonio Salines, Magda Mercatali
  4. ^ Pagina 10 - Preview ClassicVoice 166

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Collegamenti esterni

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