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Radicchiela del Carso
Crepis chondrilloides
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaCichorioideae
TribùCichorieae
SottotribùCrepidinae
GenereCrepis
Specie C. chondrilloides
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaCichorioideae
TribùCichorieae
GenereCrepis
Specie C. chondrilloides
Nomenclatura binomiale
Crepis chondrilloides
Jacq., 1762

La radicchiella del Carso (nome scientifico Crepis chondrilloides Jacq., 1762) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Etimologia

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L'etimologia del nome generico (Crepis) non è molto chiara. In latino Crèpìs significa pantofola, sandalo e i frutti, di alcune specie di questo genere, sono strozzati nella parte mediana ricordando così (molto vagamente) questo tipo di calzare. Inoltre lo stesso vocabolo (krepis) nell'antica Grecia indicava il legno di Sandalo e anche una pianta non identificata descritta da Teofrasto.[3] Non è chiaro quindi, perché Sébastien Vaillant (botanico francese, 1669 - 1722) abbia scelto proprio questo nome per indicare il genere della presente specie.[4] L'epiteto specifico (chondrilloides) deriva dal nome greco di indivia o cicoria e significa "simile alla cicoria".[5] Chondrilla L. è un genere di piante (di un'altra tribù) simili alla cicoria.

Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato proposto dal medico, chimico e botanico olandese Nikolaus Joseph von Jacquin (Leida, 16 febbraio 1727 – Vienna, 26 ottobre 1817) nella pubblicazione "Enumeratio Stirpium Pleraumque, quae sponte crescung in agro Vindobonensi" (Enum. Stirp. Vindob. App. 312) del 1762.[6]

Descrizione

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Il portamento
Infiorescenza

Habitus. La pianta di questa specie è una erbacea perenne. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Tutta la pianta ha un habitus ispido. Gli steli contengono abbondante latice amaro.[7][8][9][10][11][4][12][13][14]

Radici. Le radici sono verticali e lignificate. Nella zona di giunzione con il fusto aereo il diametro del caudice è di 8 cm.

Fusto. La parte aerea del fusto è eretta, solcata e ramoso-corimbosa nella parte alta della pianta. La superficie è tomentosa o ispida. Gli scapi fiorali in genere sono cavi e afilli; possono originare direttamente dal rizoma. Queste piante arrivano ad un'altezza compresa tra 3 e 4 dm.

Foglie. Le foglie si dividono in basali e cauline.

Infiorescenza. Le infiorescenze sono composte da numerosi capolini disposti in modo corimboso (o a racemo, o a panicolo). I capolini peduncolati sono formati da un involucro composto da brattee (o squame) disposte su 2 serie all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tutti ligulati. L'involucro ha una forma cilindrico-campanulata ed è bianco-pubescente. Le due serie di squame si dividono in esterne e interne; quelle esterne a forma lineare, acuminate e con margini scariosi, sono lunghe 1/4 - 1/2 delle interne più strette e con margini cigliati all'apice. Il ricettacolo è alveolato e privo di pagliette a protezione della base dei fiori. Lunghezza del peduncolo: 1 – 13 cm. Dimensioni dell'involucro: larghezza 5 – 7 mm; lunghezza 11 – 14 mm. Diametro dell'infiorescenza: 25 – 35 mm.

Fiori. I fiori (da 50 a 70 per capolino), tutti ligulati (il tipo tubuloso, i fiori del disco, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[15]

Frutti. I frutti sono degli acheni senza becco evidente e con pappo. Gli acheni di colore bruno, sono fusiformi e con lunghezze da 5 a 7 mm e larghezza di 0,7 - 0,9 mm; la superficie è percorsa da 14 - 18 coste (o nervature) longitudinali terminanti in un becco appena definito. Il pappo è bianco, lungo 7 - 8,5 mm e soffice; il pappo è persistente. Gli acheni di tutta la pianta sono uniformi.

Biologia

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Distribuzione e habitat

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Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[19] – Distribuzione alpina[20])

Fitosociologia

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Dal punto di vista fitosociologico alpino Crepis chondrilloides appartiene alla seguente comunità vegetale:[20]

Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
Classe: Festuco-Brometea
Ordine: Scorzonero-Chrysopogonetalia
Alleanza: Saturejion subspicatae

Tassonomia

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La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[21], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[22] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[23]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][10][11]

C. chondrilloides appartiene a un genere (Crepis) abbastanza numeroso comprendente dalle 200 alle 300 specie (secondo le varie classificazioni), diffuse soprattutto nell'emisfero boreale (Vecchio Mondo), delle quali quasi una cinquantina sono proprie della flora italiana.

Filogenesi

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Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[11]

La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[11] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade", composto dai generi Crepis L., 1753, Lapsana L., 1753 e Rhagadiolus Juss., 1789.[12] Dalle analisi Crepis risulta parafiletico (per cui la sua circoscrizione è provvisoria).[24]

Nella "Flora d'Italia" le specie italiane di Crepis sono suddivise in 4 gruppi e 12 sezioni in base alla morfologia degli acheni, dell'involucro e altri caratteri (questa suddivisione fatta per scopi pratici non ha valore tassonomico). La specie di questa voce appartiene al Gruppo 2 (gli acheni sono uniformi con un becco più o meno visibile o con un apice bruscamente ristretto) e alla Sezione H (gli involucri dei capolini sono lunghi 10 - 20 mm; gli acheni hanno 14 - 20 coste).[13]

I caratteri distintivi per la specie di questa voce sono:[13][25]

  • le foglie sono del tipo pennatifide, divise in larghe lacinie;
  • gli acheni sono uniformi con un becco più o meno visibile o con un apice bruscamente ristretto;
  • gli involucri dei capolini sono lunghi 10 - 20 mm;
  • gli acheni hanno 14 - 18 coste.

Il numero cromosomico della specie è: 2n = 16.[26]

Specie simili

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Allo stesso gruppo e sezione appartengono le seguenti specie:[25]

Sinonimi

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Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

Altre notizie

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La crepide falsa condrilla in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:

Note

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  1. ^ a b c (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 31 gennaio 2022.
  3. ^ eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 29 giugno 2013.
  4. ^ a b Motta 1960, Vol. 1 - pag. 767.
  5. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 3 luglio 2013.
  6. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 3 luglio 2013.
  7. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  8. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  9. ^ Judd 2007, pag.517.
  10. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag.183.
  11. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, pag. 350.
  12. ^ a b c Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 18 dicembre 2021.
  13. ^ a b c Pignatti 2018, vol.3 pag. 1113.
  14. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 275.
  15. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  16. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  17. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  18. ^ Judd 2007, pag. 523.
  19. ^ Conti et al. 2005, pag. 81.
  20. ^ a b c Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 676.
  21. ^ Judd 2007, pag. 520.
  22. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  23. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  24. ^ Yin et al. 2021.
  25. ^ a b Pignatti 2018, vol.4 pag. 907.
  26. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 5 luglio 2013.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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