Real Chiesa di San Lorenzo | |
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Esterno | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Località | Torino |
Indirizzo | Via Palazzo di Città, 4, 10122 Torino TO, Italie |
Coordinate | 45°04′19.63″N 7°41′05.5″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | San Lorenzo |
Arcidiocesi | Torino |
Consacrazione | 11 maggio 1680 |
Architetto | Guarino Guarini |
Stile architettonico | barocco |
Inizio costruzione | 1634 |
Completamento | 1680 |
Sito web | www.sanlorenzo.torino.it |
La chiesa di San Lorenzo è una chiesa di Torino. Nota anche come Real chiesa di San Lorenzo, perché voluta dai Savoia, è ubicata sul lato nord-ovest della centralissima piazza Castello, tra Via Palazzo di Città ed il Palazzo Chiablese, attigua alla Piazzetta del Palazzo Reale. L'attuale struttura barocca fu opera di Guarino Guarini, eseguita tra il 1668 e il 1687.
Emanuele Filiberto I del Ducato di Savoia e suo cugino Filippo II di Spagna vinsero la battaglia di San Quintino in Francia, il 10 agosto 1557, giorno di San Lorenzo, battaglia che diede un forte contributo alla fine del ciclo storico delle Guerre d'Italia del XVI secolo, soprattutto tra gli Asburgo e la Francia, e vinto dai Savoia, grazie all'ausilio degli spagnoli. Entrambi i duchi promisero, in caso di vittoria, la costruzione di una chiesa consacrata al celebre santo. Filippo II di Spagna fece costruire un monastero a forma di graticola, per ricordare il supplizio inflitto a Lorenzo martire, presso Escorial, a circa 50 km da Madrid.
Il duca sabaudo invece, prima di rientrare gloriosamente a Torino, dovette attendere il trattato di pace di Cateau-Cambrésis, con la restituzione dei territori sabaudi da parte del re spagnolo. Soltanto nel 1562, il Testa di Ferro (soprannome di Emanuele Filiberto I di Savoia) fece ristrutturare una piccola chiesa preesistente, l'antica cappella ducale di Santa Maria ad Presepae, già Madonna della Neve, ancor oggi presente all'ingresso, e dedicandola a San Lorenzo. Nel 1572 fu qui costituita, dallo stesso Emanuele Filiberto, la sede torinese dell'Ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Con l'arrivo poi della Santa Sindone a Torino e la relativa prima ostensione del 1578, proprio in questa Cappella d'ingresso, l'arcivescovo milanese Carlo Borromeo celebrò qui, il 10 ottobre dello stesso anno, una messa solenne, nella parte settentrionale della stessa. A questa celebrazione partecipò anche Torquato Tasso, all'epoca poeta di corte, in visita a Torino, e per la quale dedicò una poesia. In ricordo, fu eretto altresì un altare, sopraelevato di dodici gradini, che la tradizione vuole vadano percorsi in ginocchio, opera di Bernardo Vittone del 1726. In cima fu successivamente posta una copia fotografica del Sacro Lino, in scala 1/2. Tutta la Cappella d'ingresso fu poi dedicata alla Addolorata. Nel 1846 vi fu un'altra ristrutturazione della stessa, da parte di Alfonso Dupuy, dove sopra l'altare fu inserito, nel 1870, un gruppo ligneo del Cristo morto ai piedi della Madonna, opera dello scultore Giovanni Tamone.
Passò quasi un secolo e, soltanto nel 1634, si posò la prima pietra dell'ampliamento visibile oggi, oltre la Cappella d'ingresso. Il primo a metter mano alla costruzione fu l'architetto Ascanio Vittozzi, anche se in seguito il progetto venne rivisto anche da Carlo di Castellamonte. Tuttavia, l'odierna chiesa barocca fu, in gran parte, opera di Guarino Guarini, che vi lavorò dal 1668 fino alla consacrazione e inaugurazione finale, il 12 maggio 1680, con una solenne messa officiata da lui stesso in qualità di sacerdote dell'ordine teatino.[1]
Sebbene il Guarini ne progettò anche la facciata, questa non fu mai costruita. La chiesa infatti, si presenta curiosamente senza una facciata decorata e, a parte la cupola, nulla lascerebbe intuire la presenza di un edificio religioso. Ciò fu da sempre fonte di dibattito; costruire una facciata avrebbe spezzato la simmetria di tutta la Piazza Castello e, pertanto, fu disegnata semplicemente la continuità delle forme dell'adiacente Palazzo della Regione (del 1590, poi rimaneggiato nel 1769 e nel 1947) a sud e, contemporaneamente, l'ideale linea del Palazzo Chiablese a nord, interrotta soltanto dall'innesto della Cancellata Reale del Pelagi (1840). Nelle due torrette: a sinistra originariamente probabilmente un orologio solare indicante la data (sostituito poi con un orologio meccanico tuttora esistente), a destra un orologio solare indicante originariamente probabilmente le ore italiche, poi le ore francesi e restaurato in cotal guisa nel 1989.
Il 26 gennaio 1983, alle ore 17.15, l'Associazione Nazionale Alpini di Torino inaugurò una lapide commemorativa sulla facciata della chiesa, in memoria dei caduti italiani della seconda guerra mondiale nella campagna di Russia, spedizione costituita da dieci divisioni militari. Per tal motivo, ogni giorno, alle ore 17.15, la campana suona dieci rintocchi. Parimenti, ogni anno, viene celebrata una messa particolare, l'ultima domenica di gennaio, in memoria della sanguinosa battaglia di Nikolaevka del 26 gennaio 1943.
Dal 2010, la sacrestia interna della chiesa è adibita a piccolo museo didattico della Sacra Sindone.
Il 25 agosto 2017 crollò un pezzo di lastra della facciata esterna, fortunatamente senza vittime e ulteriori danni.[2]
La Chiesa si caratterizza per l'assenza della facciata e per la cupola, dove una rete di 16 costoloni disegnano una forma di stella[3]. Linee e aperture dei relativi mascheroni formano un pentagono rovesciato[4].
In passato infatti, l'ingresso era soltanto laterale, da via Palazzo di Città.
Il Guarini, nel 1667 trasformò l'originaria pianta a croce latina in pianta centrale, costituita da un grande spazio ottagonale racchiuso da una forma quadrata. Da qui, è possibile accedere ad un piccolo presbiterio ellittico trasverso, collegato al coro con decorazioni in marmi e ori. Il dinamismo è dato dal giro delle cappelle parietali, concepite come indipendenti. Lo spazio assume così un ritmo elastico e rotatorio. Il cornicione è composto da otto superfici curve che si congiungono.
Il tutto fu concepito con il numero 4 (ovvero gli elementi) ma, soprattutto, con il numero 8, molto diffuso nei battisteri cristiani e indicante il giorno perfetto, il giorno infinito, il giorno della vittoria e del ritorno di Cristo. Numerose, inoltre, sono altre indicazioni simboliche e nascoste. Partendo dal basso, si percepisce uno spazio-chiesa centrale scuro, simbolo della vita mortale. Salendo, si incontrano quattro livelli di luce, indicanti gli elementi della natura. A livello delle quattro loggette a serliana, incontriamo la prima luce. Salendo con lo sguardo, al tamburo, notiamo che la cupola si fa sempre più lucente. Guardando la cupola poi, vediamo una struttura di archi incrociati che formano un fiore a otto petali. Sui quattro pennacchi sono raffigurati gli evangelisti, con l'inizio di ciascun Vangelo. Tutto l'edificio trova particolare sfogo in altezza, nei quattro grandi pennacchi, nella cupola e nella lanterna, che raggiunge un'altezza dal suolo di 50 metri.
La calotta della cupola, sostenuta dalle colonne delle serliane, viene illuminata da otto finestroni ellittici, ed attraversata da un sistema di nervature che formano una stella a otto punte (questo simbolo viene ripreso anche dall'architettura islamica), e al cui centro vi è un ottagono regolare. I finestroni, visti dal basso, compongono quella che oggi viene ironicamente soprannominata la "faccia del diavolo".
Il campanile non spicca per nulla rispetto alla cupola, anzi lo si vede solo spuntare dal tetto antistante.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 130619065 · J9U (EN, HE) 987012330139005171 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr90017698 |
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