La bora è un vento catabatico di provenienza Nord-Est/Est-Nord-Est, che soffia con particolare intensità specialmente verso l'Alto e Medio Adriatico e verso alcuni settori dell'Egeo in presenza di forti gradienti barici tra continente e mare.
Il termine deriva da Borea, personificazione del vento del nord nella mitologia greca. La bora conosciuta in Italia è quella di Trieste. In Croazia è celebre quella di Segna e Fiume e in Slovenia quella di Aidussina.
Le masse d’aria fredde e molto dense, di origine continentale, una volta raggiunti i monti del Carso e le Alpi orientali, sono costrette a incanalarsi lungo i bassi valichi (definite anche come porte) presenti sui monti del Carso e sulle Alpi Dinariche (Bosnia Erzegovina), per traboccare con furiosi deflussi (raffiche di caduta turbolenti) verso le coste adriatiche.[1] Verso l'Italia ci sono vari ingressi, e a seconda di dove passa il vento può variare di caratteristiche. La porta principale comunque è quella di "Postumia", presso le Alpi Giulie.[2]
La bora non si orienta in un'unica direzione, secondo la legge di Buys Ballot, ma fluttua intorno a una direzione media che è tipica per ogni località. La sua caratteristica è di essere un vento "discontinuo", ovvero di manifestarsi con raffiche più forti, intervallate dalle raffiche meno intense. Tali raffiche sono comunemente dette "refoli".
Ci sono due tipi di Bora, quella "chiara" e quella "scura". La prima solitamente associata al bel tempo, quindi cielo sereno o poco nuvoloso. Di norma meno intensa, è causata da un forte anticiclone collocato sui settori nordorientali o centrali europei. Quella "scura" è associata al brutto tempo, al cielo molto nuvoloso e con precipitazioni diffuse, è caratterizzata da raffiche d'aria molto forti. Si forma in concomitanza con una bassa pressione sui mari centro-meridionali, che sull'alto Adriatico piegano da Nord/nord est[non chiaro].
Sul golfo di Trieste, la direzione tipica è quella di E-NE. Nel Friuli Venezia Giulia il vento, a causa delle grandi differenze di temperatura tra il Carso e il litorale, si rinforza notevolmente, divenendo furioso e turbolento, con raffiche che possono superare la soglia dei 150–160 km/h.
Generalmente in modo ridotto del 25%, interessa spesso anche alcune località della provincia di Gorizia, tra le quali Gorizia, Grado e Monfalcone, Cividale del Friuli, la Bassa friulana orientale e le Valli del Natisone in provincia di Udine, nonché i comuni confinanti con il Collio Sloveno. Nel golfo di Trieste la bora mantiene la direzione principale ENE, causando un vivace moto ondoso e di deriva. Nel semestre invernale questo tipo di vento in tutte le zone summenzionate può raggiungere e superare velocità di 35–40 m/s e può durare per diversi giorni causando danni.
La misurazione dei record di Bora è da sempre alquanto controversa, essendo i dati registrati in siti diversi e con strumentazioni a volte non rispondenti alle norme OMM. I dati di velocità più elevati si raggiungono nella fascia di transizione tra terraferma e mare aperto, come sui moli del porto.
Un antico detto della Venezia Giulia, soprattutto in uso tra fiumani e triestini, recita: "la Bora nasce a Segna, si sposa a Fiume e muore a Trieste".
Un altro detto triestino dice: "la Bora nassi in Dalmazia, se sposa a Trieste e la mori a Venezia" (la bora nasce in Dalmazia, si sposa a Trieste e muore a Venezia).
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