Balthasar Bekker (Dongeradeel, 20 marzo 1634 – Amsterdam, 11 giugno 1698) è stato un presbitero, filosofo e teologo olandese.
Opponendosi alla superstizione, fu una delle figure chiave per la fine della caccia alle streghe. La sua opera più nota è De Betoverde Weereld (del 1691), tradotta in inglese nel 1695 col titolo The World Bewitched (Il mondo stregato).
Nativo di Metslawier, era figlio di un pastore tedesco di Bielefeld. Fu educato a Groninga sotto la supervisione di Jakob Alting e poi a Franeker. Divenuto rettore della locale scuola latina, nel 1657 fu nominato parroco a Oosterlittens (nel comune di Littenseradiel) in rispondenza alle sue aspettative e qui fu uno dei primi a iniziare un’attività di predicatore la domenica pomeriggio.
Dal 1679 lavorò ad Amsterdam, dopo essere stato cacciato dalla Frisia. Nel 1683 viaggiò in Inghilterra e in Francia. In soli due mesi Bekker visitò Londra, Cambridge, Oxford, Parigi e Lovanio, mostrando un grande interesse per l'arte della fortificazione.[1]
Nel luglio 1698 fu eletto fellow della Royal Society di Londra.[2] Morì ad Amsterdam.[3]
Entusiasta discepolo di Descartes, scrisse diverse opere di filosofia e teologia, che per la loro libertà di pensiero suscitarono notevoli ostilità. Nel suo libro De Philosophia Cartesiana Bekker sosteneva che teologia e filosofia operavano in territori separati e che la verità del mondo naturale non possa essere spiegata attraverso la verità biblica più di quanto non si possa dedurre la verità teologica dalla natura.[4]
La sua applicazione della metafisica cartesiana e la contestazione dell’interpretazione letterale della Bibbia lo misero in contrasto con la Chiesa riformata olandese.[5]
La sua opera più nota fu De Betoverde Weereld (del 1691) o The World Bewitched (del 1695) nella quale esaminò criticamente i fenomeni generalmente attribuiti all'azione spirituale, attaccando la credenza nella stregoneria e nella possessione diabolica. Egli giunse a mettere in dubbio la stessa esistenza del Diavolo. Applicò la dottrina teologica dell’accomodazione ai passaggi biblici tradizionalmente citati sulla questione: secondo tale dottrina. Dio, inconoscibile e irraggiungibile in sé e per sé, ha scelto di comunicare con gli uomini in un linguaggio ad essi comprensibile e al quale essi potessero rispondere. Bekker sostenne che la stregoneria fosse poco più di una fatua quanto innocua superstizione.[6] Il libro ebbe un effetto sensazionale e fu una delle opere chiave del primo Illuminismo in Europa. Fu quasi certamente il più controverso.[7]
La pubblicazione del libro comportò la sospensione di Bekker dal ministero sacerdotale. I teologi ortodossi olandesi lo collocarono tra gli “atei” come Thomas Hobbes (che nondimeno fu autore del Leviatano), Adriaan Koerbagh, Lodewijk Meyer e Baruch Spinoza (che pure nel Deus sive Natura proclamava un monismo panteistico). Eric Walten lo difese strenuamente contro i suoi detrattori. Bekker fu processato per blasfemia, diffamazione pubblica della Chiesa e diffusione di idee atee sulla Scrittura. Alcune città bandirono il libro, ma Amsterdam e gli Stati d'Olanda non lo fecero mai, continuando a retribuirlo, senza privarlo formalmente del suo incarico.[8]
The World Bewitched è ora considerato come uno dei primi studi di religione comparata.[3][9]
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