Il territorio dell'arcidiocesi corrisponde alla porzione marittima della cosiddetta area vestina, dal nome dell'antica popolazione che vi abitava in epoca preromana, e copre un totale di 41 comuni abruzzesi:
Sede arcivescovile è la città di Pescara, dove si trova la cattedrale, intitolata a "San Cetteo e a tutti i Santi Pontefici", che è il Tempio Nazionale della Conciliazione, costruito a partire dal 1933 per celebrare la firma dei Patti Lateranensi. A Penne ha sede la concattedrale intitolata a "San Massimo", le cui reliquie vi vennero traslate nell'anno 868.
Secondo la tradizione, la diocesi di Penne sarebbe stata fondata da uno dei 72 discepoli di Gesù, san Patras, inviato ad evangelizzare queste terre da san Pietro. Un'altra tradizione riferisce che durante la persecuzione di Diocleziano avrebbero subito il martirio a Casauria i santi Massimo, Venanzio, Luciano e Donato, le cui reliquie sarebbero state trasferite nel duomo di Penne dal vescovo Giraldo nell'868. Non vi sono tuttavia riscontri storici a supporto di queste tradizioni.
Incerta è anche l'attestazione del primo vescovo di Penne. Ughelli[2] e altri eruditi locali assegnano alla diocesi il vescovo Romano menzionato negli atti del concilio del 499 come episcopus ecclesiae Pitinatium, che tuttavia gli editori identificano con Pitinum, ossia Pettino presso L'Aquila. Secondo Lanzoni, è probabile che la diocesi di Penne sia anteriore al VII secolo[3], ma la sua serie episcopale inizia solo in epoca carolingia, nella prima metà del IX secolo, con il vescovo Amadeo, destinatario di un diploma dall'imperatore Lotario I nell'837, e che prese parte al concilio romano dell'844.
Il 15 marzo 1252 la diocesi di Penne venne unita aeque principaliter a quella di Atri, istituita l'anno precedente, con la bollaLicet ea di papa Innocenzo IV. Il primo vescovo delle due sedi unite è Beraldo, chiamato anche Berallus, documentato dal 1252 al 1263. L'unione è perdurata fino al 1949.
Nella seconda metà del Cinquecento si distinsero in particolare due vescovi pennesi: Jacopo Guidi (1561-1568), che prese parte al concilio di Trento e che ha lasciato due diari sulle sessioni conciliari e sui suoi interventi; e Paolo Odescalchi (1568-1572), fondatore del seminario (1570) e legato pontificio, che benedisse le navi in partenza per la battaglia di Lepanto.
Tra il 1651 ed il 1681 le diocesi di Penne e Atri vissero una grande crisi religiosa: vi fu una flessione dei "comunicati" di circa il 20% (in buona sostanza si passò dal 95% dei fedeli che puntualmente ricevevano i sacramenti, come da precetto, al 77% del 1680). Le cifre furono talmente ragguardevoli che il vescovo Giuseppe Spinucci decise di tenere il primo sinodo diocesano nel 1681. Grazie a quest'assise nel 1702 coloro che si confessavano regolarmente a Pasqua e Natale e prendevano parimenti la comunione tornarono ad essere più del 96% dei parrocchiani[5].
Tra Ottocento e la prima metà del Novecento, le due diocesi furono occupate da vescovi dal lungo episcopato, come Domenico Ricciardone (1818-1845), Vincenzo D'Alfonso (1847-1880) e Carlo Pensa (1912-1948), che si impegnarono per la ristrutturazione della diocesi e della curia vescovile e per un attivo impegno pastorale.
A seguito della fondazione della città di Pescara (1927), il 1º luglio 1949 in forza della bolla Dioecesium circumscriptiones, papa Pio XII riorganizzò la diocesi nel modo seguente: fu sciolta l'unione con la diocesi di Atri, che venne unita aeque principaliter alla diocesi di Teramo; fu annessa alla diocesi di Penne parte del territorio della diocesi di Chieti corrispondente alle cinque parrocchie del soppresso comune di Castellammare Adriatico; la diocesi assunse il nome di diocesi di Penne-Pescara a seguito del trasferimento a Pescara della cattedra diocesana, della sede vescovile, del capitolo dei canonici, degli uffici di Curia e del seminario; infine, la chiesa di San Massimo di Penne divenne concattedrale della diocesi, che restò, come in precedenza, immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Primo vescovo della nuova diocesi fu Benedetto Falcucci (1949-1959). Nuova cattedrale della diocesi fu la chiesa di San Cetteo, edificata tra il 1933 e il 1939 con il titolo di Tempio Nazionale della Conciliazione.
^Lorenzo Valloreja, Passione Angolana : storia inedita di lotte ed intrighi per la sopravvivenza ed il potere a Città Sant'Angelo, in Abruzzo Ulteriore, tra il XIII ed il XIX secolo, Pescara, Ianieri Edizioni.
^Gli atti del concilio romano del 499 riportano che, al momento di sottoscriverne le decisioni, il vescovo Valentino di Amiterno firmò al posto di Romanus episcopus ecclesiae Pitinatium, sede identificata con Pitinum, ossia Pettino presso L'Aquila. A partire dalle molte varianti presenti nei manoscritti, storici ed eruditi locali hanno fatto di Romano un vescovo di Penne. Theodor Mommsen, Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in M.G.H., Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino, 1894, p. 408, nº 40.
^Il vescovo Amadeo è storicamente documentato in due occasioni. Il 13 gennaio 837 ricevette un diploma dall'imperatore Lotario I; D'Avino riporta erroneamente la data dell'835 (Die Urkunden der Karolinger, a cura di Theodor Schieffer, in M.G.H., Diplomatum Karolinorum, III, Berlino-Zurigo, 1966, pp. 105-107). Prese poi parte al concilio romano del 15 giugno 844, durante il quale venne incoronato re Ludovico II (Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover 1984, p. 25,18; Liber pontificalis, ed. L. Duchesne, vol. II, p. 90). Secondo Ughelli, Amidaeus è già documentato nell'817. Dopo Amadeo, D'Avino aggiunge un vescovo Garibaldo I nell'840, che è da escludere, essendo vescovo in questo periodo Amadeo.
^Ughelli, apud Baronium, inserisce il vescovo Giacomo all'844. Secondo Coletti, continuatore di Ughelli, si tratta di un abbaglio dell'erudita cistercense, poiché Baronio non parla di Giacomo, ma di Amadeo. Tuttavia il nome di Giacomo appare dopo quello di Amadeo in antichi documenti di Penne, benché ne sia ignoto il periodo (Italia sacra, seconda ed., vol. I, col. 1113 e nota 1).
^Il nome di questo vescovo è riportato in modo differente nelle varie lezioni dei manoscritti, dove si trovano Grimbaldo e Garibaldo; questo ha portato storici ed eruditi del passato a distinguere vescovi diversi per lo stesso personaggio.
^abAnnali critico-diplomatici del Regno di Napoli, vol. VI, pp. 147-148.
^abcdeSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, pp. 238–239.
^Ughelli inserisce il vescovo Gaidolfo nel 962, che è tuttavia da escludere dalla cronotassi di Penne, in quanto era vescovo di Fermo e non di Penne (Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, p. 238, nota 1).
^Questo vescovo, menzionato da Ughelli al 1055 senza ulteriori indicazioni documentarie, è probabilmente da identificare con l'anonimo vescovo dimissionario di cui parla Pier Damiani in una lettera a papa Niccolò II (1059-1061). Mariarosa Grande, Cronotassi dei vescovi di Penne dalle origini alla fine del XIII secolo, in Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria 84 (1994), p. 9. Die Briefe des Petrus Damiani, ed. K. Reindel, M.G.H., Monaco, 1988, vol. II/2, p. 353.
^Mariarosa Grande, Cronotassi dei vescovi di Penne dalle origini alla fine del XIII secolo, in Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria 84 (1994), p. 10.
^abcdef(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, Monaco di Baviera, 1973, pp. 36–48.
^Ughelli chiama questo anonimo vescovo Gualderico; tuttavia secondo Kamp nessun documento di questo periodo riporta il nome del vescovo di Penne. Prima di questo anonimo vescovo (menzionato per la prima volta a fine ottobre 1200), Kamp documenta l'esistenza di due altri anonimi vescovi eletti, che non furono confermati dal papa.
^Così è ricordato anche nell'atto di fondazione del convento di Sant'Antonio in Atri nel 1450.
^Il cognome è riportato sulla sua tomba collocata nella Collegiata della natia Città Sant'Angelo.
^Il cognome è Probi e non Probo, e come tale è ricordato ancora nella sua città natale, Atri, che oltretutto ha intitolato al fratello Angelo, ambasciatore presso Venezia, una via.