Antifane di Berge (in greco antico: Ἀντιφάνης ὁ Βεργαῖος?, Antiphánēs ho Bergâios; Berge, IV secolo a.C. – ...) è stato uno scrittore greco antico.
Di Berge, in Tracia, Antifane dovrebbe essere stato attivo nella generazione successiva a quella di Platone, visto che un aneddoto di Plutarco lo fa citare da un allievo del filosofo ateniese come loro contemporaneo[1]. Dovrebbe, dunque, essere vissuto tra IV e III secolo, come prova anche il fatto che sia citato da Alessi, contemporaneo di Menandro[2].
Antifane fu autore di Apista (Cose incredibili)[3], opera decisamente virata verso la paradossografia: tuttavia, fu ritenuto un consapevole impostore, poiché scrisse con il dichiarato intento di far credere vero ciò che raccontava[4]. Un esempio era il racconto su una città così fredda che la voce emessa si congelava e solo con lo scioglimento dei ghiacci poteva essere udita di nuovo[5]. Da quest'impostura derivò, nell'uso comune, il verbo bergaízein, usato con il senso di "raccontare frottole" e l'utilizzo dei racconti antifanei in Luciano di Samosata come modello per la sua Storia vera[6].
Altra opera a lui attribuita era un opuscolo Sulle etere, di cui restano 4 frammenti[7].