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Stella corona di spine
Acanthaster planci
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumEchinodermata
SubphylumEleutherozoa
SuperclasseAsterozoa
ClasseAsteroidea
SuperordineValvatacea
OrdineValvatida
FamigliaAcanthasteridae
GenereAcanthaster
SpecieA. planci
Nomenclatura binomiale
Acanthaster planci
(Linnaeus, 1758)
Sinonimi

Acanthaster echinites
(Ellis & Solander, 1786)
Acanthaster echinus
Gervais, 1841
Acanthaster ellisi
(Gray, 1840)
Acanthaster mauritiensis
de Loriol, 1885
Acanthaster pseudoplanci
Caso, 1962
Acanthaster solaris
Schreber, 1793
Asterias echinites
Ellis & Solander, 1786
Asterias echinus
Ellis Verrill, 1914
Asterias planci
Linnaeus, 1758
Asterias solaris
Schreber, 1793
Stellonia echinites
L. Agassiz, 1836

La stella corona di spine (Acanthaster planci (Linnaeus, 1758)) è una stella marina appartenente alla famiglia Acanthasteridae.

È provvista di spine velenifere e talvolta è responsabile di invasioni molto distruttive ai danni della barriera corallina.

È una stella marina di grosse dimensioni, dotata di grandi aculei su tutto il corpo, utilizzati a scopo difensivo. Può raggiungere i 60 cm di diametro ed è provvista di 12-19 braccia disposte attorno ad un disco centrale largo ed appiattito. Il suo colore può variare dal verde al blu, al rosa, al rosso, al viola, o tendere al nero. Il corpo può presentarsi a tinta unita come pure di diversi colori, ma i papuli respiratori retrattili localizzati sulla faccia superiore sono sempre di colore rosso. È in grado di muoversi ad una velocità massima di 20 m/h. La puntura delle spine velenose provoca un dolore che può durare anche quattro ore, oltre a nausea e vomito. Molto spesso la regione circostante al punto di contatto è soggetta a fenomeni come eritema e gonfiore, che possono durare anche diversi giorni.

Biologia

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Alimentazione

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La specie si nutre esclusivamente di coralli, nei confronti dei quali ha un enorme potenziale distruttivo.

Si tratta di un predatore aggressivo e relativamente rapido, che si nutre arrampicandosi sulle pareti della barriera corallina, dove estroflette lo stomaco sui polipi, rilasciando enzimi digestivi e assorbendo i tessuti organici liquefatti. Un unico esemplare è in grado di distruggere fino a 6 metri quadrati di corallo in un anno. Una barriera corallina in buono stato è in grado di resistere a 20-30 esemplari di A. planci per ettaro, ma questo numero è ormai largamente superato in molte zone dell'Indonesia, in particolare nel nord, nel grande Sulawesi e nelle Molucche.

In origine erano predatori esclusivamente notturni, ma nei periodi delle grandi invasioni si nutrono anche durante il giorno.

Riproduzione

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Particolare delle spine.

La popolazione di questa specie di stella marina è notevolmente aumentata rispetto agli anni settanta del XX secolo. L'aumento inspiegato delle grandi invasioni è in parte responsabile del declino dei coralli sulla Grande Barriera Corallina e in Indonesia. La proliferazione di questi predatori nel Triangolo dei coralli dell'Oceano Pacifico, regione particolarmente importante per la biodiversità marina, ha seriamente preoccupato i biologi marini, dal momento che in questa zona si concentrano tre quarti delle specie marine del mondo, di cui oltre 600 specie diverse di corallo[1].

Sono state avanzate alcune teorie riguardo all'esplosione demografica di A. planci, e il dibattito nel mondo scientifico in merito a tale argomento è aperto.

Le possibili spiegazioni sono le seguenti:

Impatto sulla barriera corallina

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Gli effetti delle invasioni di Acanthaster planci sulla barriera corallina sono molteplici. Uno studio della rete Reef Check condotto su circa 400 km di lunghezza del terzo mediano della Grande Barriera Corallina ha dimostrato che, a otto-nove anni dall'inizio di un'invasione, il 60% della barriera risultava intaccato, soprattutto nella superficie esterna, e il 10% era stato completamente decimato; il tasso di copertura corallina in alcune zone è passato dal 78% al 2% in sei mesi. Secondo uno studio del 2013,[4] queste stelle di mare costituirebbero la principale causa di mortalità del corallo in Indonesia, con un tasso di mortalità che supera il 50% in numerosi siti studiati.

Distribuzione e habitat

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La specie è segnalata in prossimità delle barriere coralline in Nuova Zelanda (Isole Kermadec), a Palau, nell'Oceano Indiano (Aldabra, Isole Mascarene, Maldive), nel Mar Rosso, lungo le coste dell'Africa (Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar, Mauritius, Seychelles, Sudafrica), oltre che nel Pacifico orientale

Galleria d'immagini

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Note

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  1. ^ A. H. Baird, M. S. Pratchett, A. S. Hoey, Y. Herdiana et S. J. Campbell, "Acanthaster planci is a major cause of coral mortality in Indonesia", Coral Reefs, vol. 32, 2013, p. 803–812.
  2. ^ Edgar Frankel, "Evidence from the Great Barrier Reef of ancient Acanthaster aggregations", Atoll Research Bulletin, 1978.
  3. ^ Kazuhiro Sonoda et Valerie J. Paul, "Effect of stony corals extracts on feeding by Acanthaster planci", Marine Ecology Progress Series, vol. 102, 9 décembre 1993, p. 161-168
  4. ^ A. H. Baird, M. S. Pratchett, A. S. Hoey, Y. Herdiana et S. J. Campbell, « Acanthaster planci is a major cause of coral mortality in Indonesia », Coral Reefs, vol. 32, 2013, p. 803–812

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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